Un appello a sostenere i servizi di procreazione medicalmente assistita (Pma) in Italia come strumento per aiutare il Paese a uscire dall’inverno demografico. Riaprendo, come prima cosa, il capitolo sulle tariffe dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) relativi a questo settore, bloccate dalla scorsa legislatura.
A lanciarlo al nuovo Governo, la Società italiana di Fertilità e Sterilità-Medicina della riproduzione (Sifes-MR) riunita dal 10 novembre per il suo congresso annuale a Roma.
L’infertilità viene riconosciuta dall’Oms come una vera e propria patologia: è definita come l’assenza di concepimento dopo 12 mesi di regolari rapporti sessuali mirati non protetti. L’infertilità in Italia riguarda circa il 15-20% delle coppie. Lo scorso anno, nel nostro Paese, per la prima volta si è scesi sotto le 400mila nascite, un segnale di grave calo demografico che prosegue da tempo: alle nascite in continuo calo (presto toccheranno il record negativo di 350 mila secondo l’Istat) corrispondono 800 mila morti l’anno. Di contro, i bambini venuti al mondo grazie alla Pma risultavano in continua crescita fino al 2019, pari al 3% di tutti i nuovi nati (circa 14mila).
“La grande incertezza sociale legata a questo delicatissimo periodo storico – sottolinea il presidente Sifes-MR, Filippo Maria Ubaldi – è uno dei motivi per cui in Italia le coppie cercano una gravidanza sempre più tardi: dal 2010 a oggi l’età media al parto delle donne italiane è salita da 31,1 a oltre 33 anni ed è stato costante anche l’aumento dell’età della donna all’inizio della ricerca di un figlio. È proprio l’età materna avanzata la principale causa di infertilità. Quando la necessità è quella di cercare una gravidanza più sicura e più rapidamente, perché l’età avanza e i tentativi spontanei non raggiungono i risultati sperati, si deve riconoscere l’importante ruolo della Pma, ma soprattutto diffondere la corretta informazione su questo tema e assicurare un corretto ed esteso accesso ai centri specializzati in tutta Italia”.
Luca Mencaglia, coordinatore del Tavolo tecnico per la ricerca e la formazione nella prevenzione e cura dell’infertilità istituito presso il ministero della Salute e presidente della Fondazione Pma, evidenzia in occasione del congresso: “L’Italia si trova nella morsa di una drammatica riduzione delle nascite e l’apporto della Pma potrebbe essere molto maggiore se si dedicassero a questa disciplina più fondi. Pur avendo dato vita a un tavolo tecnico ad hoc, che potesse analizzare e risolvere i problemi relativi al mondo della fecondazione assistita e al quale abbiamo partecipato con entusiasmo, e nonostante il Governo precedente abbia stanziato 234 milioni di euro per la tariffazione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) introdotti nel 2017, il Decreto tariffe è rimasto arenato, così come sono ferme le misure che avevamo proposto per facilitare la donazione di gameti anche nel nostro Paese. Occorre un’azione decisa per invertire la rotta e venire incontro alle esigenze delle coppie con problemi di infertilità, costrette ancora oggi a spostarsi in altre Regioni o all’estero per tentare di raggiungere l’obiettivo di avere un figlio”.
Se non ci sarà un intervento da parte del nuovo Governo, “queste coppie - prosegue Ubaldi - continueranno a essere discriminate in base al luogo dove vivono, e le strutture proseguiranno a erogare servizi a macchia di leopardo, con tutte le disuguaglianze che ne conseguono: una miopia tutta italiana”.
Il tavolo ministeriale ha lavorato per attribuire una tariffa a ogni prestazione di Pma prevista nei Lea. “Si è arrivati alla definizione di costi ragionevoli per prestazioni anche molto avanzate – fa notare Mencaglia – predisponendo l’introduzione nei Lea di nuove prestazioni con relative tariffe finora completamente ignorate come la diagnosi genetica preimpianto e il congelamento e scongelamento di gameti ed embrioni. L’obiettivo era per tutti quello di ottenere un sistema omogeneo e funzionale anche alla ripresa delle nascite in Italia. Al momento, però, la speranza che qualcosa possa cambiare è sfumata”.