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“Draghi e Speranza non dimenticatevi del sistema ospedaliero”. L’appello dei chirurghi del Cic

di Diego Foschi

Le misure adottate e quelle progettate sono focalizzate a potenziare la medicina sul territorio, troppo a lungo trascurata; appaiono perciò benemerite nel dare cura alle persone cronicamente malate ai loro domicili o in prossimità. Ma le stesse rischiano di essere inadeguate ove si voglia considerare che il sistema delle cure ospedaliere

15 DIC - Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta su emergenza sistema ospedaliero e unità di chirurgia inviata dal Collegio italiano chirurghi al presidente del Consiglio Mario Draghi e al Ministro della Salute, Roberto Speranza.
 
Illustrissimo Signor Presidente, Illustrissimo Signor Ministro,
Le disposizioni emesse o in corso di imminente emissione in merito alla riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, prescindendo da quelle indirizzate a contrastare l’attuale pandemia da Covid-19, hanno destato negli operatori sanitari - ed in particolare nei chirurghi italiani di ogni grado e specializzazione - grande sconcerto e preoccupazione.
 
Le misure adottate e quelle progettate sono focalizzate a potenziare la medicina sul territorio, troppo a lungo trascurata; appaiono perciò benemerite nel dare cura alle persone cronicamente malate ai loro domicili o in prossimità. Ma le stesse rischiano di essere inadeguate ove si voglia considerare che il sistema delle cure ospedaliere - già gravemente provato - è andato in crisi e oggi non riusciamo a dare una risposta valida a chi si rivolge a noi per una malattia in fase acuta.
 
Il sistema ospedaliero, in particolare la chirurgia, è bisognoso di attenzione e di cure. Nei prossimi anni, al netto degli investimenti del PNRR sulla cronicità e dei consistenti impegni di spesa per la prevenzione e la terapia della patologia Covid-19, lo stanziamento del Fondo sanitario nazionale rispetto al PIL 2019 andrà addirittura a diminuire, creando i presupposti per un ulteriore aggravamento della situazione. Già ora le divisioni chirurgiche italiane non sono in grado di svolgere la normale routine oncologica e non; le procedure chirurgiche inevase sono numerosissime e pensiamo che con le nuove direttive i tempi d’attesa aumenteranno e creeranno ulteriori disservizi alla popolazione.
 
Per questo motivo, con un’unica voce malati e medici chirurghi Vi chiedono di ascoltare le richieste di chi soffre e di chi opera per rilanciare l’Ospedale come centro di cura: non si muore solo di Covid.
 
Diego Foschi
Presidente del Collegio Italiano dei Chirurghi

15 dicembre 2021
© Riproduzione riservata

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