Le osservazioni di sindacati e politici. La sanità è in un cono d’ombra, ma i medici non demordono
23 SET - Le osservazioni di sindacati e politici. La sanità è in un cono d’ombra, ma i medici non demordono
Nessuna sorpresa. I dati dell’indagine Anaao confermano quello che i sindacati denunciano da tempo. Ora bisogna solo serrare le fila. Perché i medici sono sicuramente provati, ma non rinunciano a combattere.
È questo il commento emerso nel corso della presentazione dei dati dell’Indagine Anaao Assomed Swg, oggi all’Enpam.
“Questa indagine non mi coglie di sorpresa, tutti gli aspetti denunciati sono presenti da tempo nelle piattaforme dei sindacati delle dirigenza medica” ha osservato
Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao Assomed ricordando le tre determinanti che hanno contribuito a innalzare il livello di insoddisfazione denunciato dai medici, ossia gli eccessivi carichi di lavoro, i contenziosi medico legali e i livelli retributivi insoddisfacenti. “Un aspetto quest’ultimo che mi ha colpito – ha sottolineato Troise – tutti colgono la discrasia tra livelli retribuito la crescita di responsabilità professionale e una perdita di ruolo a livello aziendale. La verità è che la nostra categoria con il blocco dei contratti sta pagando duramente. Ci stiamo impoverendo. Una miscela esplosiva che configura un avvicinamento pericoloso al burnout” .
Per Troise c’è una dicotomia tra valori professionali e logiche organizzative. “L’aziendalismo è diventato inconciliabile con i criteri di autonomia dei medici – ha spiegato – il potere dei manager vanno rivisti. I medici devono essere consapevoli che non è più possibile rifiutare ruoli gestionali per rifugiarsi nella purezza della professione. Siamo assediati da altre professioni che stanno cercando di espellerci da ogni ambito organizzativo e professionale. Chi rifiuta un ruolo di gestione accetta di essere gestito. Scappare da questo ruolo ci relega a ruoli marginali a prestatori d’opera di atti di volontà che altri ci imporranno. Ecco perché stiamo portando avanti una piattaforma professionale che riporti i medici al centro, accettare di lavorare in determinate situazioni di lavoro è deontologicamente inaccettabile”.
Troise ha poi lanciato una stoccata a chi punta il dito verso i sindacati: “Le accuse al sindacato di avere peggiorato la situazione lavorativa non sono accettabili, in questo modo la politica di ieri e oggi si autoassolve. I medici hanno un inizio e una fine carriera tormentata e sofferta. La politica non può sottrarsi dicendo che la colpa di tutte queste sofferenze è del sindacato, come se fossero stati i sindacati a volere il blocco de contratti da cinque anni a avessero dato vita a contratti atipici che portano solo ad un precariato stabile. Noi faremo la nostra parte correggendo il tiro – ha concluso – ma la politica non può cavarsela così facilmente”.
Concorde con l’esigenza di serrare le fila in difesa della categoria
Riccardo Cassi, Presidente Cimo: “L’esperienza di questi 20 anni – ha detto – ha dimostrato che le cose non funzionano, dobbiamo quindi cambiare passo soprattutto in previsione della nuova stagione contrattuale. Cercheremo tra le maggiori componenti sindacali del mondo medico di avere una posizione comune per trattare i grandi temi che affliggono la categoria”.
Un suggerimento ai sindacati è arrivato dall’onorevole
Giulia Grillo, del Movimento 5Stelle, e componente della commissione affari sociali alla Camera.
“Da medico proveniente da una famiglia di medici comprendo perfettamente le criticità emerse dall’indagine – ha detto – una tra queste lo strapotere della politica e dei Direttori generali. Proprio perché abbiamo avvertito che questa era una delle criticità abbiamo presentato nel 2013 una proposta di legge per rivedere i criteri di nomina dei manager. Abbiamo un’idea della sanità pubblica che può funzionare, ci sono gli strumenti idonei, i medici devono riconquistare i diritti che ci siamo fatti scippare. I medici devono combattere per mantenere la sanità pubblica che funziona”.
Grillo ha poi lanciato la sua proposta ai sindacati: “Molti colleghi ospedalieri non possono denunciare il malfunzionamento delle proprie aziende a causa dell’esistenza della clausola di fedeltà. Bisognerebbe analizzare questo aspetto del Ccnl e cercare di cambiarlo. I medici devono essere liberi di denunziare i malfunzionamenti dell’interno degli ospedali senza aver paura di essere licenziati. Credo che i sindacati debbano lavorare su questo”.
Per il senatore
Amedeo Bianco, nonché presidente della Fnomceo : “C’è un cono d’ombra sulla sanità”.
“La ricerca da fondamento a valutazioni e percezioni largamente note – ha detto commentando i dati dell’indagine – la sanità è considerata un argomento sottotraccia nel dibattito generale, forse a causa della sua configurazione istituzionale che ha il suo fulcro nella conferenza Stato Regioni. C’è una sorta di cono d’ombra che investe la sanità. Un cono d’ombra dove si consumano i fatti denunciati dall’indagini e dove si consumano però alcuni atti e provvedimenti che hanno ricadute negative: pensiamo al blocco delle contrattazione e delle retribuzioni, al blocco delle indennità contrattuali, al blocco del turn over. Rispetto alla politica nazionale che ha alcune chiavi di volta per cambiare, credo che disegnare una riorganizzazione dei servizi sanitari in funzione della riduzione dei costi dei fattori produttivi provoca più danni che benefici. Dobbiamo avere la capacità di proporre modelli di organizzazioni delle strutture che recuperino il lavoro della professione. Un lavoro anche di relazioni non solo di competenze tecnico scientifiche”.
E per sostenere i medici Bianco ha infine annunciato che presenterà un emendamento per sbloccare le contrattazioni aziendali.
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23 settembre 2014
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