Sindacati della dirigenza: "La partita dell'esclusiva non può chiudersi con un parere tecnico"
29 MAR - Dopo la lettera dell’Economa al Comitato di settore, i medici attaccano: “La Ragioneria Generale dello Stato, con una nota sull’Atto di Indirizzo integrativo per l’Area della Dirigenza medica, veterinaria e sanitaria predisposto dal Comitato di Settore delle Regioni – sottolinea un comunicato del Coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria sanitaria - , ha messo in luce il macigno, che nessuno, sin ora, ha voluto vedere, che grava su questo contratto”.
E non allentano la presa sulla loro richiesta di inserire l’indennità di esclusiva nel monte salari del contratto: “L’inserimento dell’indennità di esclusività di rapporto nella massa salariale dei dirigenti medici, veterinari e sanitari, è indispensabile per rendere giustizia alla categoria, affinché essa ottenga gli stessi aumenti riconosciuti agli altri dipendenti della Pubblica Amministrazione”.
Il contratto di medici, veterinari e dirigenti sanitari del Ssn, ricorda il Coordinamento, è l’unico del comparto sanità ancora al palo, “un ritardo imperdonabile che colpisce chi ha ruoli di responsabilità diretta nella diagnosi e cura dei pazienti e nella protezione della salute, assicurando, in modo insostituibile, un diritto costituzionale fondamentale”.
“Le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria – afferma il Coordinamento nel comunicato riferendosi sempre all’indennità di esclusiva - non possono accettare che un parere tecnico, che ha lo scopo di evidenziare al Governo un problema, si trasformi, per l’inerzia del Governo in questa fase, in una ostruzione sul percorso del nuovo contratto”.
E per questo giudicano il problema come “questione politica basilare, posta da tempo dai sindacati della dirigenza, su cui si devono misurare le relazioni tra Governo futuro e organizzazioni sindacali dei dirigenti della sanità pubblica, dopo che è stata archiviata con un finale ‘niente di fatto’ una politica fallimentare per il personale della sanità”.
La questione non è chiusa, avverte il Coordinamento, secondo il quale tocca anche alle Regioni assumere iniziative idonee a sbloccare la trattativa, dopo che hanno “colpevolmente sottodimensionato gli oneri economici del rinnovo contrattuale, giocando sulla presunta ambiguità dei testi di precedenti contratti, pur avendo fatto cassa sui risparmi derivanti dal costo del personale”.
E rivolgendosi al nuovo Governo, il Coordinamento afferma che “i partiti che si apprestano a formare un nuovo Governo devono urgentemente intestarsi un problema che si trascina da 10 anni, da cui dipende il destino stesso della sanità pubblica e delle professioni dirigenziali nel suo contesto, cercando una soluzione soddisfacente, rispettosa del diritto alla cura dei cittadini e di chi lavora con alto senso di responsabilità per una sanità pubblica, equa ed accessibile anche in futuro”.
29 marzo 2018
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