Covid. Comitato Bioetica: “Si faccia ogni sforzo per assicurare presenza familiari a malati in ospedale soprattutto in situazioni gravi”
Approvata una mozione in cui si chiede di compiere “pur con la precauzione e la prudenza necessarie per far fronte alla condizione di emergenza, ogni sforzo possibile anche all’interno delle strutture ospedaliere per assicurare la presenza di almeno un familiare, o di una persona di fiducia, in particolare nelle situazioni più gravi, nelle fasi terminali e per i pazienti in condizioni di particolari fragilità”. LA MOZIONE
15 FEB - “Pur con la precauzione e la prudenza necessarie per far fronte alla condizione di emergenza, si faccia ogni sforzo possibile anche all’interno delle strutture ospedaliere per assicurare la presenza di almeno un familiare, o di una persona di fiducia, in particolare nelle situazioni più gravi, nelle fasi terminali e per i pazienti in condizioni di particolari fragilità”. È quanto prevede una mozione del Comitato Nazionale per la Bioetica che ha preso in esame il problema della solitudine delle persone malate nelle strutture ospedaliere, sia quelle affette da Covid-19 che da patologie diverse, ma comunque soggette alle misure di sicurezza sanitaria necessarie a mitigare il contagio.
“Gli orientamenti culturali presenti nella nostra società – si legge in una nota - sul significato del “diritto alla cura” e della “dignità del morire” possono essere anche radicalmente differenti ma il morire in solitudine, quando non sia conseguenza di un’esplicita richiesta, è considerato sinonimo di sofferenza per chi muore ma anche per chi resta, a maggior ragione se impossibilitato ad accompagnare fino alla fine i propri cari”.
Il Comitato, pur comprendendo “le difficoltà che quotidianamente si pongono al nostro Servizio Sanitario Nazionale nell’attuale contesto pandemico, raccomanda di perseverare nella ricerca di soluzioni innovative per garantire la sicurezza senza perdere la dimensione relazionale, di vicinanza e prossimità”.
A tale proposito, il Comitato “auspica che la programmazione della futura rete ospedaliera risponda a tutte le questioni aperte dall’esperienza di Covid-19: i modelli organizzativi, in particolare, devono essere flessibili in funzione dell’emergere dei nuovi bisogni dei loro primi destinatari, i pazienti, e deve essere dato il dovuto rilievo all’obiettivo dell’umanizzazione e personalizzazione delle cure”.
15 febbraio 2021
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