Covid e carenza personale. Il Governo: “Reclutati oltre 36.300 operatori. Ma non sappiamo i settori in cui sono stati inseriti”
Più in particolare, "dall'analisi dei dati pervenuti, si evince che sono stati reclutati 7.650 medici, 16.500 infermieri, 7.739 operatori socio-sanitari e 57 assistenti sociali". Tuttavia, "le rilevazioni effettuate, allo stato, non consentono di verificare i settori in cui il personale assunto con le diverse tipologie di rapporti di lavoro è stato inserito". Così la sottosegretaria Zampa rispondendo oggi in Aula alla Camera all'interpellanza illustrata da Baroni (M5S).
30 OTT - "Al 23 ottobre 2020 (che è la data dell'ultima rilevazione effettuata), le risorse umane del Servizio sanitario nazionale sono state potenziate complessivamente di oltre 36.300 unità. Più in particolare, voglio sottolineare che dall'analisi dei dati pervenuti, si evince che alla stessa data sono stati reclutati 7.650 medici, 16.500 infermieri, 7.739 operatori socio-sanitari e 57 assistenti sociali. Le rilevazioni effettuate, allo stato, non consentono di verificare i settori in cui il personale assunto con le diverse tipologie di rapporti di lavoro è stato inserito".
Così la sottosegretaria alla Salute
, Sandra Zampa, rispondendo oggi in Aula alla Camera all'
interpellanza illustrata da
Massimo Enrico Baroni (M5S) con la quale si voleva fare il punto sui dati relativi all'effettiva attivazione delle unità speciali di continuità assistenziale e alle effettive assunzioni di personale medico, sanitario e sociosanitario per ogni regione.
DI seguito la risposta integrale della sottosegretaria Zampa:
"Le misure di contenimento della spesa dedicata ai costi del personale, che, come noto, negli ultimi anni hanno interessato il Servizio sanitario nazionale, ha in effetti ingenerato, nel medio periodo, una grave carenza di professionisti nelle strutture del territorio nazionale.
La situazione emergenziale ha ulteriormente acuito le difficoltà del sistema: pertanto, sin dal manifestarsi della pandemia, si è resa necessaria l'adozione di misure straordinarie per consentire alle aziende sanitarie ed ospedaliere e agli enti del Servizio sanitario nazionale di poter reclutare, in tempi rapidissimi, professionisti sanitari con rapporti di lavoro flessibile.
Infatti, con il decreto-legge 9 marzo 2020, n.14, e poi con il successivo decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito con la legge n. 27 del 2020, al fine di far fronte alle esigenze derivanti dalla diffusione del COVID-19 e di garantire i livelli essenziali di assistenza, è stata prevista la possibilità per gli enti e per le aziende di reclutare professionisti sanitari con rapporti di lavoro flessibile, e sono state stanziate a questo scopo specifiche risorse.
Inoltre, con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con legge 17 luglio 2020, n. 77, sono state adottate apposite misure di potenziamento del territorio, con l'obiettivo di tutelare la maggiore vulnerabilità dei soggetti fragili, tenuto conto dell'incidenza epidemiologica nei confronti di questo target di popolazione.
In particolare, segnalo che il Ministero della salute ha avviato fin dallo scorso mese di marzo una attività di monitoraggio presso le regioni e presso le province autonome, finalizzata a verificare l'impatto delle norme emergenziali rivolte al reclutamento di personale, in termini di incremento delle risorse umane dei Servizi sanitari regionali.
Dalle risultanze delle rilevazioni effettuate con cadenza settimanale fino al 31 luglio 2020 e successivamente con cadenza quindicinale, è emerso che al 23 ottobre 2020 (che è la data dell'ultima rilevazione effettuata), le risorse umane del Servizio sanitario nazionale sono state potenziate complessivamente di oltre 36.300 unità.
Più in particolare, voglio sottolineare che dall'analisi dei dati pervenuti, si evince che alla stessa data sono stati reclutati 7.650 medici, 16.500 infermieri, 7.739 operatori socio-sanitari e 57 assistenti sociali.
L'analisi del trend del potenziamento delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale mostra un primo e più consistente picco nel reclutamento del personale nel mese di aprile, ponendo in evidenza l'effettiva necessità dell'intervento normativo promosso con la necessaria urgenza dal Governo nel marzo 2020 di cui le regioni hanno potuto avvalersi.
Un secondo picco nel reclutamento di personale si è registrato nel giugno scorso, in seguito all'adozione del decreto-legge che ho citato, il n. 34 del 2020.
Le rilevazioni effettuate, allo stato, non consentono di verificare i settori in cui il personale assunto con le diverse tipologie di rapporti di lavoro è stato inserito, anche in considerazione del fatto che il legislatore aveva predisposto diversi appositi strumenti di monitoraggio e rendicontazione in relazione alle varie misure adottate e ciò con particolare riferimento alla necessità per ciascuna regione di predisporre un apposito programma operativo di rendicontazione della gestione COVID prescritto dall'articolo 18 del decreto-legge n. 18 del 2020.
Pertanto, non si dispone ad oggi di dati specifici riguardanti il personale addetto al contact tracing, né relativi al reclutamento degli infermieri di famiglia.
Tuttavia, al fine di disporre di dati utili di pronta disponibilità in ordine al personale reclutato per l'attività di assistenza territoriale, anche in supporto alle citate U.S.C.A., unità speciali di continuità assistenziale, o impiegato presso i dipartimenti di prevenzione, anche con mansioni di tracciamento dei contatti, voglio assicurare agli interpellanti che il Ministero della salute sta provvedendo ad integrare i dati da richiedere alle regioni, con una specifica richiesta in tal senso.
In questo contesto, si chiederà anche di specificare quanti degli infermieri reclutati a livello regionale rientrino nell'ambito degli infermieri di famiglia o di comunità sul territorio, in base alle previsioni dell'articolo 1, comma 5, del citato decreto-legge n. 34 del 2020 e convertito dalla legge n. 77 del 2020".
30 ottobre 2020
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