Ordine dei medici di Milano contro il Decreto Rilancio: “Lo scudo per le Asl va rimosso. A rischio anche i risarcimenti dei medici”
Il riferimento è all'articolo 117, comma 4, del decreto dove si prevede il blocco delle esecuzioni e dei pignoramenti, in corso e futuri, nei confronti delle Aziende Sanitarie in situazioni di esposizione debitoria. Per l'Omceo milanese questo varrà anche “contro i medici che vantassero dei diritti rispetto all’ospedale”
28 MAG - Il Consiglio dell’Ordine dei Medici di Milano, all’unanimità, ha deciso di sottolineare i potenziali pericoli insiti nel comma 4 dell’art. 117 del D.L. “Rilancio Italia”. Ne dà notizia una nota dello stesso Omceo milanese dove si sottolinea come la norma "prevede il blocco delle esecuzioni e dei pignoramenti, in corso e futuri, nei confronti delle Aziende Sanitarie".
"In sostanza - secondo i medici milanesi - le Aziende Sanitarie saranno le uniche a decidere quali debitori privilegiare nei pagamenti, non avendo più lo spauracchio del decreto ingiuntivo; e questo varrà per fornitori, pazienti e medici".
“È un vero e proprio scudo che, surrettiziamente, lo Stato eleva a protezione indebita delle Aziende Sanitarie”, afferma il presidente
Roberto Carlo Rossi. “Ed attenzione - aggiunge - che questo varrà anche contro i medici che vantassero dei diritti rispetto all’ospedale, ipotesi non certo peregrina per esempio in eventuali contenziosi per mancata tutela da rischio Covid”.
“Tale norma, a parte penalizzare i diritti dei Cittadini e delle aziende fornitrici, avrà il più che probabile effetto di inibire e scoraggiare ogni imprenditore dal continuare ad avere rapporti di fornitura di merci con la Sanità pubblica, stante la certezza di non poter ottenere neppure giudizialmente il pagamento dei propri crediti, cosa che finirebbe col danneggiare proprio gli operatori sanitari, tra i quali i Medici, che faticosamente stanno iniziando ad ottenere i tanto agognati dispositivi di protezione individuale”, aggiunge
Giuseppe Deleo, Consigliere dell’Ordine e Medico-Legale.
Che poi rimarca anche “l’impatto della norma sul sistema della responsabilità sanitaria perché ogni parte lesa - sottolinea Deleo - nel dubbio di non vedere soddisfatto sul piano pratico il pagamento del risarcimento per una causa anche se vinta, tornerà a coinvolgere anche i Medici nelle azioni di risarcimento danni per ampliare le possibilità di soddisfare il proprio credito, vanificando così i già tenui effetti della Legge 24/2017 (cd Gelli-Bianco). Ed anche le Strutture Sanitarie potranno fare più facilmente pressioni sul medico, l’unico veramente interessato ad evitare un contenzioso penale o civile, perché partecipi all’eventuale esborso”.
“Per qual motivo le Assicurazioni dovrebbero, a questo punto, farsi avanti e versare, sua sponte, le somme direttamente ai danneggiati ben sapendo invece che i loro assicurati non potranno essere esecutati e quindi di fatto il loro obbligo di manleva/rimborso non inizierebbe mai a decorrere?”, sottolinea ancora Rossi.
E Deleo invita infine a diffidare di chi sostiene “che tale 'blocco' sia a tempo, per 'soli' 7 mesi: “sappiamo che, in Italia, nulla è più definitivo del provvisorio, tanto che l’art. 51 della legge 220/2010 decretò più o meno la stessa cosa solo “fino al 31 dicembre 2011”, ma poi si andò avanti a oltranza fino a quando, nel luglio 2013, la Corte Costituzionale non vi pose d’imperio un freno con la sentenza n. 186 che ne sancì la definitiva incostituzionalità, osserva Deleo.
"Si tratta di un provvedimento ingiusto, già in passato censurato dal Giudice delle Leggi, che crea un danno ai pazienti, ai medici e alle imprese. L’Ordine di Milano chiede che il Parlamento lo cassi nella Legge di conversione", conclude Rossi.
28 maggio 2020
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