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Obesità: è allarme rosso


Anche in Italia è ormai epidemia. E i costi per il Servizio sanitario nazionale continuano a salire.
Tomassini: “bisogna pensare a strutture e trovare dei trattamenti all’avanguardia senza dimenticare l’informazione e la prevenzione”. 

06 LUG - “Un bambino obeso è un insulto alle madri, ai medici, agli insegnanti e all’intera società. Il bimbo, infatti, è tale solo perché non ha avuto una corretta educazione”.Michele Carruba, direttore del Centro studi e ricerche sull’obesità dell’Università degli studi di Milano, non ha usato giri di parole per mettere in chiaro a chi è da additare la responsabilità dell’epidemia di obesità che ha ormai contagiato anche l’Italia. Lo ha fatto nel corso del dibattito "Globesità: strategia e interventi", promosso dall’Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione e dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
L’incontro, a cui hanno preso parte rappresentanti delle istituzioni e del mondo medico-scientifico, ha rappresentato l’occasione per fare il punto su un problema sempre più rilevante anche nel nostro Paese e riflettere su possibili soluzioni da mettere in campo.
Un problema difficile da sottovalutare: sono infatti ormai 16 milioni le persone in sovrappeso in Italia, 5 milioni gli obesi. Una questione non soltanto di salute pubblica, ma anche di sostenibilità della spesa sanitaria. Ammontano infatti a 8 miliardi di euro (il 6,7 per cento della spesa sanitaria) i costi dell’obesità. Costi destinati inevitabilmente a salire e ad autoalimentarsi dal momento che, secondo l’Istat ,nella fascia di età tra i 6 e i 17 anni, un bambino su 3 è sovrappeso e uno su 4 è obeso.
Ed è questo che più preoccupa gli esperti: “Un bambino obeso - ha illustrato Carruba - ha 80 probabilità su 100 di rimanere obeso anche da adulto. Quindi fotografare la situazione dei bambini oggi significa avere un’idea di quella che sarà la nuova generazione. In Italia abbiamo il 12% di bambini obesi e il 24% di bimbi in sovrappeso”. Le conseguenze di questa situazione sono facilmente visibili. Basta osservare gli Stati Uniti, dove “la nuova generazione ha un’aspettativa di vita inferiore a quella della generazione precedente. Cosa che non era mai successa nella storia dell’umanità”, ha aggiunto.
Ciò che fa rabbia è la semplicità con cui questa tendenza si può contrastare nei bambini: basta “lasciarli muovere di più ed educarli nel mangiare”, ha concluso Carruba.
Proprio dare un maggiore impulso all’educazione è uno dei tasselli di “due disegni di legge, unificati già in un unico provvedimento attualmente in discussione nella Commissione Igiene e Sanità”, ha spiegato il senatore Antonio Tomassini, Presidente della XII Commissione Igiene e Sanità, Senato della Repubblica e Presidente dell’Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione. Gli altri due importanti tasselli sono l’istituzione di “percorsi di formazione sull’obesità grave per la classe medica e di un Osservatorio nazionale sull’obesità per monitorare l’evoluzione dell’epidemia”.
Ma l’emergenza, ora, rimane dare risposte immediate a chi è già obeso: “Occorre affrontare il problema dei grandi obesi, quelli per cui i chili di troppo rappresentano una malattia vera e propria”, ha aggiunto Tomassini. “Queste persone devono avere la possibilità di viaggiare nella società, di muoversi come tutti gli altri. Dunque bisogna pensare per loro a delle strutture adeguate e soprattutto trovare delle cure e avere sistemi chirurgici di avanguardia. Tutto questo vogliamo farlo adesso. Poi ci occuperemo di tutto ciò che è informazione e prevenzione su questo tema”.
“L’obesità è una malattia sociale complessa che necessita dell’intervento di tutti gli attori coinvolti in una sfida il cui esito futuro si deciderà proprio in questi anni sulla base della validità degli interventi che verranno attuati”, ha concluso Tomassini. 

06 luglio 2010
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