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Milleproroghe. Giovani medici: “Contrari a pensione a 70 anni e a specializzandi in corsia al 3° anno”


I Giovani medici criticano le misure approvate in commissione al Decreto. “L’appiattimento delle competenze è il vero rischio di questo decreto ed è nostra responsabilità evitarlo ad ogni costo per l’interesse collettivo, per la salute del nostro Paese”.

16 FEB - “La nostra posizione è da sempre contraria a tali provvedimenti, perché riteniamo che l’unica risposta a lungo termine alla carenza di medici specialisti sia la risoluzione dell’imbuto formativo tramite il finanziamento di un numero maggiore di contratti di specializzazione”. È quanto scrive il Sigm in merito agli emendamenti al Milleproroghe approvati dalle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera che prevedono l’ammissione ai concorsi per la dirigenza sanitaria già dal terzo anno di specializzazione e la possibilità per i medici di restare in servizio oltre i 40 anni di attività, ma entro i 70 di età.
 
“Tuttavia – proseguono i Giovani Medici - , prendiamo atto della decisione del Governo di bypassare le criticità del SSN, impostando misure emergenziali di dubbia efficacia nel breve e nel lungo termine. Le nostre perplessità riguardano in primo luogo i tempi e le modalità della formazione nonché la responsabilità legale che l’assunzione di uno specializzando già a partire dal 3 anno di Scuola di Specializzazione, con un contratto a tempo determinato, potrebbe comportare.”
 
Tra le molte criticità rilevate, le più urgenti segnalate ci sono:
 
- Le modalità di certificazione delle competenze acquisite;
- La presenza di spazi dedicati alla formazione e la loro eventuale durata;
- La tipologia di strutture che accoglieranno il “dirigente”;
- Le conseguenze legali delle sue azioni.
“Gli emendamenti approvati – sottolinea il Sigm - non specificano nulla rispetto ai punti sopra citati, demandando tutto ad un Accordo Quadro che verrà sottoscritto dai Ministeri e tra Regioni ed Università. E sarà nostra premura vigilare affinché esso possa contenere tutte le tutele necessarie per una formazione di qualità a tutte le latitudini del Paese. Crediamo infatti che la formazione specialistica necessiti di giusti tempi e di altrettanto giusti e appropriati luoghi, che devono rispettare i requisiti di accreditamento delle Scuole di specializzazione previsti dalla legge”.
“A tal proposito – prosegue la nota -, chiediamo che nell’Accordo Quadro vengano rispettati i principi qualitativi che definiscono la nostra formazione e che non si creino disparità territoriali e formative in un percorso che paradossalmente prevede un accesso tramite test unico nazionale e che come tale deve essere scevro da disuguaglianze”.
 
Il Sigm chiede che:
- Sia tutelato il valore generato da una formazione svolta in strutture che garantiscano la presenza di tutor competenti e grandi volumi assistenziali;
- Siano stabilite puntualmente le aree di competenza e autonomia degli specializzandi e dei tutor per singola specialità, e che queste vengano monitorate anche una volta usciti dal canonico percorso di formazione (terzo anno di specialità) fino all’ultimo (quarto-quinto anno);
- Sia mantenuta la responsabilità legale prevista dal contratto di specializzazione fino alla conclusione di essa;
- Sia garantita la partecipazione dello specializzando-dirigente alle attività formative della scuola (seminari, concorsi, workshop) anche nel caso esse interferissero con l’attività di reparto;
- Sia mantenuto il sistema di certificazione tramite libretto elettronico;
- Sia cura del direttore di scuola di specializzazione vigilare sulla formazione dello specializzando-dirigente con incontri almeno trimestrali con i referenti della struttura ospitante.
 
Come Associazione di Giovani Medici, crediamo che “questi punti siano imprescindibili per garantire una formazione di qualità dei futuri specialisti e quindi un’assistenza medica dignitosa per i cittadini, principi per noi non negoziabili. L’appiattimento delle competenze è il vero rischio di questo decreto ed è nostra responsabilità evitarlo ad ogni costo per l’interesse collettivo, per la salute del nostro Paese.”

16 febbraio 2020
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