Mense scolastiche. Sottosegretaria Zampa risponde alla Camera a interpellanza su bilanciamento tra proteine animali e vegetali
L'interpellanza è stata presentata da Di Lauro (M5S) e altri. Zampa: "La dieta mediterranea, che comprende sia il regime alimentare, sia lo stile di vita, è il modello più efficace per la prevenzione dell'obesità e delle malattie croniche non trasmissibili. Ma ad oggi, non vi sono dati aggiornati sull'impatto sulla salute dei bambini derivante dall'assunzione quotidiana di proteine animali nelle mense scolastiche"
25 OTT - "La possibilità di svolgere un ruolo di rilievo nell'educazione alimentare, attraverso la corretta gestione della ristorazione collettiva, in modo da favorire scelte alimentari e nutrizionali corrette, anche grazie a interventi di valutazione dell'adeguatezza dei menu, è un elemento fondamentale per la promozione della cosiddetta dieta mediterranea. La dieta mediterranea, che comprende sia il regime alimentare, sia lo stile di vita, è il modello più efficace per la prevenzione dell'obesità e delle malattie croniche non trasmissibili. Ad oggi, non vi sono dati aggiornati sull'impatto sulla salute dei bambini derivante dall'assunzione quotidiana di proteine animali nelle mense scolastiche".
Così la sottosegretaria alla Salute,
Sandra Zampa, rispondendo oggi in Aula alla Camera
all'interpellanza sul tema presentata da
Carmen Di Lauro (M5S) e altri per sapere:
- se il Governo disponga di dati aggiornati in ordine all'impatto sulla salute dei bambini derivante dall'assunzione quotidiana di proteine animali nelle mense scolastiche;
- se il Governo intenda promuovere e sostenere un'educazione alimentare, anche mediante adeguati strumenti di formazione e informazione, rivolti a medici e a operatori sanitari e scolastici, che favorisca un ridotto impatto sulle risorse ambientali e sulla salute dell'individuo, privilegiando la scelta di fonti proteiche di origine vegetale e favorendo la presenza settimanale di pasti completi vegetariani a disposizione di tutti gli utenti delle mense scolastiche;
- se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare disponga di dati relativi agli effetti sull'ambiente delle diete alimentari associate al consumo dei prodotti di origine animale rispetto alle diete alimentari che non prevedono tale consumo e se intenda promuovere studi e ricerche finalizzati a verificare i vari effetti con particolare riferimento alle emissioni di gas serra.
Di seguito la risposta integrale della sottosegretaria Zampa.
"Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli deputati. Voglio rassicurarvi riguardo al punto dell'attenzione che il Ministero presta a questi temi: è un'attenzione molto grande, particolare, alla quale si aggiunge anche la mia. Il tema del sovrappeso e dell'obesità infantile è veramente un punto a cui occorre fare molta più attenzione. Voglio ricordare che, tra le strategie adottate per la prevenzione e il contrasto alle condizioni problematiche del sovrappeso e dell'obesità infantile - che di recente, come è stato correttamente ricordato, sono tornati all'attenzione della cronaca per la criticità - c'è un programma - voglio ricordarlo - Guadagnare Salute: rendere facili le scelte salutari, coordinato da questo Ministero, che affronta i quattro principali fattori di rischio di malattie croniche nel nostro Paese: la non corretta alimentazione, l'inattività fisica, l'uso dell'alcool e il tabagismo.
Un cruciale elemento strategico è costituito dallo sviluppo del sistema di sorveglianza, Okkio alla salute - è così che si chiama - promosso e finanziato dal Ministero della Salute, coordinato dall'Istituto superiore di sanità e condotto in collaborazione con le regioni e con il MIUR. Okkio alla salute consente di disporre di dati aggiornati e confrontabili sulla prevalenza di sovrappeso e obesità in età infantile, sullo stile di vita dei bambini e sulle attività scolastiche e di promozione della salute.
Per quanto riguarda gli aspetti della problematica segnalati nell'interpellanza che ci è stata illustrata, con riguardo al quesito concernente i dati aggiornati sull'impatto sulla salute dei bambini derivante dall'assunzione quotidiana di proteine animali nelle mense scolastiche, occorre segnalare che la possibilità di svolgere un ruolo di rilievo nell'educazione alimentare, attraverso la corretta gestione della ristorazione collettiva, in modo da favorire scelte alimentari e nutrizionali corrette, anche grazie a interventi di valutazione dell'adeguatezza dei menu, è un elemento fondamentale per la promozione della cosiddetta dieta mediterranea.
La dieta mediterranea, che comprende sia il regime alimentare, sia lo stile di vita, è il modello più efficace per la prevenzione dell'obesità e delle malattie croniche non trasmissibili. L'esigenza di facilitare sin dall'infanzia l'adozione di abitudini alimentari corrette per la promozione della salute e la prevenzione delle patologie cronico-degenerative, ha portato all'elaborazione di due documenti di indirizzo nazionale relativi alla ristorazione collettiva.
Mi riferisco alle linee di indirizzo nazionale per la ristorazione collettiva, approvate dalla Conferenza Stato-regioni nel 2010, e le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera e assistenziale, approvate in Conferenza Stato-regioni il 16 dicembre 2010. In ottemperanza all'articolo 144, comma 2, del decreto legislativo n. 50 del 2016, secondo cui con decreti del Ministero della Salute, di concerto con il MATTM e il MPAAF, sono definite e aggiornate le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica; questo Ministero ha costituito un tavolo tecnico ad hoc; quindi c'è un apposito tavolo tecnico che ha già elaborato un documento che aggiorna le precedenti versioni e si occupa della ristorazione scolastica, di quella ospedaliera e assistenziale che presentano problematiche comuni e una omogeneità operativa significativa.
Questo documento inoltre evidenzia le criticità e i concetti ritenuti strategici per una corretta gestione del servizio di ristorazione. In effetti, ad oggi, non vi sono dati aggiornati sull'impatto sulla salute dei bambini derivante dall'assunzione quotidiana di proteine animali nelle mense scolastiche.
Quanto al quesito concernente la promozione dell'educazione alimentare, anche mediante adeguati strumenti di informazione e formazione rivolti prima di tutto ai medici, agli operatori sanitari e scolastici a vantaggio di tutti gli utenti delle mense scolastiche, devo segnalare che, nel settembre 2017, è stato istituito, presso il Ministero della Salute, il Tavolo tecnico sulla sicurezza nutrizionale con lo scopo di adempiere alle funzioni di Osservatorio nutrizionale come previsto dall'accordo Stato-regioni del 24 novembre 2016.
A questo Tavolo vengono attribuite le funzioni di coordinamento delle iniziative legate alla sorveglianza nutrizionale e quelle di orientamento, come punto di confluenza di una rete nazionale da implementare, con lo scopo di favorire lo sviluppo di processi decisionali utili a promuovere una sana alimentazione sulla base di adeguate conoscenze della situazione esistente e delle evidenze scientifiche; di definire una metodologia preliminare alle scelte di governo in materia di alimentazione; di stabilire orientamenti educazionali e formativi; di elaborare proposte strategiche destinate al vertice istituzionale.
Questo Tavolo è organizzato in due sottogruppi di lavoro specifici: uno è il Collegio di sorveglianza nutrizionale, che ha elaborato la tabella conclusiva dei dati disponibili sui consumi alimentari nazionali, dal quale è emerso un insufficiente consumo di frutta e verdura; l'altro, il Collegio di comunicazione, formazione e informazione, che ha individuato un primo position spot: “Frutta e Verdura”. All'interno del Tavolo viene sviluppata una collaborazione con le società scientifiche di nutrizione al fine di poter svolgere un coordinamento nazionale sulla nutrizione e sulla profilassi nutrizionale. Inoltre, grazie al lavoro del Tavolo, verranno messe a punto linee di indirizzo oppure di orientamento nazionale che coinvolgano diversi aspetti. Mi riferisco all'aspetto ambientale, tecnologico-innovativo, socio-culturale, demografico e politico, con il fine ultimo di coadiuvare nella progettazione di strategie mirate. Il 27 maggio 2019 è stato istituito tra il Ministero e il MIUR il Comitato paritetico per la “Tutela del diritto alla salute, allo studio e all'inclusione”.
Al Comitato sono affidati obiettivi di programmazione, di indirizzo, coordinamento, monitoraggio e valutazione delle attività e delle iniziative assunte nell'ambito delle aree previste dal protocollo di intesa tra il Ministero della Salute e il MIUR per la promozione di sani stili di vita, il contrasto ai principali fattori di rischio delle malattie croniche non trasmissibili come l'obesità e la lotta alla malnutrizione in tutte le sue forme ma anche ai disturbi dell'alimentazione e della nutrizione.
Il Comitato sta lavorando attivamente per la predisposizione di specifiche azioni da intraprendere sulla base di priorità già individuate. Ricordo, inoltre, che nell'aprile 2016 è stata proclamata la Decade di azione sulla nutrizione delle Nazioni Unite, allo scopo di rafforzare gli sforzi congiunti per contrastare ogni forma di malnutrizione e per attuare programmi volti a migliorare la sicurezza alimentare e la nutrizione. In questo ambito, dal luglio 2017, procedono i lavori del Tavolo Italia Decade per la nutrizione, che opera presso il Ministero della Salute, con la supervisione di FAO e di OMS. La prima azione nazionale nell'ambito dei lavori del Tavolo ha riguardato la creazione di una piattaforma di scambio (il sito HUB DECADE nel portale del Ministero della Salute). La piattaforma rappresenta un unico spazio virtuale nel quale è possibile trovare i documenti che le amministrazioni che fanno parte del tavolo hanno prodotto per la lotta alla malnutrizione.
Mi riferisco alle linee di indirizzo, linee guida, folder, tool kits specifici, brochure per le scuole. Questa piattaforma contiene, ad oggi, una serie di specifiche sezioni condivise fra Ministero della Salute e MIUR: linee di Indirizzo in ambito nutrizione e malnutrizione; tool kits di progetti replicabili sulla prevenzione degli sprechi alimentari e sulla corretta nutrizione, il progetto “Salute Maestra Natura”, per l'educazione alimentare.
Nel contesto della decade per la nutrizione, l'Italia assume il ruolo di "Focal Point" per la diffusione dei principi della dieta mediterranea, con specifici programmi ed il prossimo lancio di una mirata "Action Network" fra i Paesi aderenti.
Ricordo, inoltre, che nel gennaio 2019 è stato avviato un progetto del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie per una "Survey a livello nazionale", (il capofila è la regione Umbria), al fine di ottenere dati a livello epidemiologico relativi ai pazienti con disturbi dell'alimentazione e della nutrizione (DCA). Questa ricerca sarà in grado di produrre dati statistici ed elaborazioni su una popolazione omogenea per fascia di età e diagnosi, rappresentativa dell'intero territorio italiano: i risultati saranno utilizzati al fine di ampliare e aggiornare le conoscenze a livello nazionale in campo epidemiologico.
Nell'ambito dello stesso progetto, l'unità operativa individuata nella regione Piemonte ha l'obiettivo di predisporre un modello di "dieta sana e sostenibile", a partire dall'esperienza delle "diete tradizionali".
Riguardo all'ultimo quesito formulato nell'interpellanza, il Ministero dell'Ambiente, della tutela del territorio e del mare ha precisato quanto segue.
Circa le emissioni di gas serra, detto Dicastero ha segnalato che non si hanno dati circostanziati relativi al territorio nazionale. Peraltro, da uno studio pubblicato dalla FAO nel 2013, emerge che, a livello planetario, il contributo totale alle emissioni antropogeniche di gas serra derivanti dagli allevamenti è stimato nel 14,5 per cento, di cui il 44 per cento in forma di CH4 (metano).
Quanto agli impatti del settore zootecnico sull'ambiente a livello nazionale, con particolare riferimento alle emissioni di gas ad effetto serra, la proposta di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC) descrive politiche e misure finalizzate all'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, al 2030, di almeno il 40 per cenot a livello europeo rispetto al 1990. Tale obiettivo è ripartito tra diversi settori di intervento, tra cui, come sa, l'agricoltura.
Le analisi contenute nella proposta di questo Piano sono riferite al settore "agricoltura", comprensivo dei comparti allevamento e coltivazioni, e sono il frutto di elaborazioni di dati effettuate dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). Da tali analisi risulta che, nel comparto agricoltura, le emissioni riflettono l'andamento di fattori quali il numero e il tipo di animali da allevamento, la variazione delle superfici coltivate e della tipologia di colture, nonché l'uso dei fertilizzanti contenenti azoto.
Nel caso del comparto zootecnico, la gestione degli effluenti – bovini, suini e avicoli – è la fase aziendale in cui si generano circa il 50 per cento del totale delle emissioni agricole.
Il Ministero dell'Ambiente ha in corso l'adozione di nuovi criteri ambientali minimi per la ristorazione collettiva, che aggiornano quelli adottati con il DM del 25 luglio 2011".
Questa la replica affidata ad Alberto Zolezzi (M5S):
Grazie, Presidente. Grazie sottosegretaria, io sono soddisfatto. Porto, però, alcuni spunti di riflessione per stimolare appunto la velocità per quanto riguarda quello che ci è stato appena comunicato dal Ministero della Salute.
Questi numeri importanti - 21 milioni di soggetti in sovrappeso, un terzo della popolazione italiana, di cui 6 milioni obesi - questi studi, come OKkio alla salute, studi molto importanti, è bene che siano in corso ed evidenziano che il 37 per cento dei bimbi sono obesi o in sovrappeso. Per cui è assolutamente necessario, probabilmente, ragionare sul perché si è arrivati a questo, anche perché stiamo parlando di un incremento importante negli ultimi trent'anni, incremento quasi di un ordine di grandezza, e non è solamente dovuto a un maggiore benessere.
Per cui, è bene che ci siano i documenti che impostano la ristorazione collettiva, però devono essere probabilmente fatti conoscere di più. Infatti, si nota che l'obesità è distribuita anche in proporzione al titolo di studio: se si va all'obesità al 5 per cento per le persone con laurea, per chi ha licenza elementare si arriva al 15 per cento. E c'è questo paradosso, che non solo c'è un'obesità legata allo scarso titolo di studio, ma c'è anche questa meta-analisi, fatta dalla Griffith University, già citata dalla collega Di Lauro e pubblicata su Lancet, la quale dimostra che c'è una scarsa preparazione generale anche dei medici e degli operatori sanitari su questo tema, ci sono troppe poche ore di lezione dedicata ai rapporti tra nutrizione, salute e anche ambiente.
Per cui, il fatto che la letteratura internazionale ci parli del rischio di obesità correlata all'eccesso di proteine, quando soprattutto si supera il 15 per cento dell'apporto totale calorico, indica che questi studi sull'alimentazione, soprattutto nei primi anni di vita e nei primi mesi di vita, vanno fatti anche a livello nazionale, perché ci sono varie questioni, non solo di salute, ma anche di capitolati di appalto, dove spesso si spendono tanti soldi nella ristorazione collettiva. Allora, avere qualche studio sugli effetti, visto che abbiamo un aumento esponenziale di obesità soprattutto nei bimbi, è importante.
L'apporto di proteine in eccesso stimola la produzione dell'insulin-like growth factor 1, che promuove l'incremento ponderale, fa trasformare i pre-adipociti in adipociti, dà iperplasia nel tessuto adiposo e facilita i depositi di grasso. Per cui, probabilmente, agendo soprattutto in questi primi due anni di vita e nella gravidanza, quindi mille giorni, si possono ottenere effetti a lungo termine per la salute dei bimbi ed effetti poi anche per il servizio sanitario, perché non si dovranno curare poi persone obese.
Cioè, è vero che in tutta la vita è importante la dieta, però, probabilmente, lo sviluppo delle cellule adipose, se in qualche modo viene limitato in questi anni in cui si formano, dopo si possono avere grandi vantaggi, sia sulle proteine in totale, quindi sommate animali e vegetali, che in particolare sulle proteine di origine animale, che sono chiaramente associate alla restante parte che spesso contiene dei grassi. In generale, per le proteine si nota che manca la cultura negli operatori della ristorazione collettiva in merito al fatto che, sommando legumi e cereali, banalmente si ottengono tutti gli aminoacidi essenziali, per cui, a livello di alimentazione proteica, non è necessario tutti i giorni stressare con proteine di origine animale.
Ci sono già documenti recepiti a livello anche, chiamiamolo, locale. Io mi sono letto il documento dell'Agenzia di tutela della salute di Milano, che suggerisce, nella dieta comunitaria nelle mense, dei giorni senza proteine animali, nel senso che, comunque, le proteine da vegetali garantiscono un apporto di tutti gli amminoacidi importanti. Per cui, bene che ci siano questi tavoli che hanno dimostrato che c'è un insufficiente consumo di frutta e di verdura.
Le proteine di origine animale, secondo vari studi, sono anche associate alla riduzione e allo stress sulla flora batterica, in particolare il microbiota intestinale. Se il microbiota è ben rappresentato, questo è correlato anche a un funzionamento migliore del sistema immunitario, e qui si torna proprio ai primi anni di vita. Sono studi, comunque, pubblicati su riviste importanti, per cui, per dare un'immunità migliore ai bambini, occorrerebbe riuscire ad alternare, senza appunto estremizzare, però, almeno dire che non è che se uno un giorno non ha mangiato proteine animali, non ha mangiato.
Quindi la ringrazio perché riusciamo a parlarne e riusciamo a portare un pochino questi temi all'attenzione, che hanno un'importanza anche economica, visto che siamo sempre a cercare coperture. L'educazione nutrizionale, poi, deve essere rivolta alle famiglie. Se una famiglia si trova lo schema di dieta dell'asilo con tutti i giorni proteine animali, magari, senza spiegazioni, può essere che poi a casa ripeta lo stesso schema; quindi, tutti i giorni, le proteine animali e i grassi possono essere assunti più volte al giorno se non c'è, appunto, un rapporto diverso con le famiglie. È bene, comunque, che ci siano questi portali dove si trovano i documenti.
Ricordiamo che i dati sul sovrappeso e sull'obesità ci dicono che è sufficiente un 20 per cento in più del proprio peso ideale per avere il 25 per cento di rischio di infarto aggiuntivo e che l'obesità, appunto, a livello finanziario, è responsabile di circa 2.000 miliardi di dollari di spesa, circa il 2,8 per cento del prodotto interno lordo globale. In Italia si è visto con il progetto ISS in Toscana che l'eccesso di peso è responsabile del 4 per cento della spesa sanitaria, oltre 4,5 miliardi di euro all'anno. Quindi, lo ripeto, si tratta di cifre importanti che potrebbero essere spese per altre attività.
Ricordo che in questi giorni sembra che partirà in Emilia-Romagna una sperimentazione per i farmaci innovativi contro il diabete a prescrizione da parte dei medici di famiglia, con una spesa cento volte superiore rispetto alla metformina; per intenderci, probabilmente, la metformina, più una dieta, più dell'attività fisica consentirebbero un risparmio importante ed eviterebbero di andare su delle armi nucleari contro il diabete, quando, magari, poi, sarebbe sufficiente avere un po' più di informazioni; la prescrizione da parte dei medici di famiglia credo che sia abbastanza opinabile.
Andando al settore emissioni, è stato ammesso nella risposta che non ci sono dati specifici sulle emissioni dei gas serra da allevamenti e auspichiamo che i Ministeri coinvolti li elaborino. Comunque, gli studi internazionali concordano su questo 14,5 per cento delle emissioni di gas serra. Ci troviamo in una situazione in cui le emissioni vanno assolutamente ridotte. Le emissioni in atmosfera sono già correlate a cambiamenti climatici e alla riduzione delle rese agricole: abbiamo il miele ridotto del 50 per cento in un solo anno, l'olio ridotto del 95 per cento sul Garda, la frutta ridotta del 60 per cento in Pianura Padana per il caldo o per specie aliene correlate al caldo. Quindi, dobbiamo comunque ridurre le emissioni e ridurre le emissioni nel caso dell'alimentazione vuol dire mantenere la qualità di vita, anzi, migliorarla, garantendo una sostenibilità di tutto il sistema.
L'Agenzia europea ambientale ha documentato pochi giorni fa il record nazionale, rispetto all'Unione europea, di emissioni di ossidi di azoto e il secondo posto per le polveri sottili, correlate, secondo questi studi, a oltre 76 mila decessi all'anno, e correlate, secondo lo studio CBA Project, a 48 miliardi di euro in esternalità sanitarie. Questi sono dati che, proprio a livello politico, devono farci pensare al fatto che c'è il 60 per cento delle emissioni di gas serra da fonte agricola nelle quattro grandi regioni padane.
La campagna “Cambiamo Agricoltura”, che fa parte di una campagna europea di Living Land, lanciata dal WWF, sta cercando di stimolare un'agricoltura diversa, un'agricoltura più legata al territorio, diretta verso un'agricoltura biologica e biodinamica in relazione anche alla PAC post 2020, per consumare meno proteine animali e di migliore qualità. Il carico zootecnico in Italia è, comunque, troppo elevato e porta ad importare soia, mais e mangimi dall'estero, quindi, sovvertendo la sovranità alimentare.
Auspico che il Governo, a partire dal decreto “clima” e dal recepimento, quindi, della direttiva 2008/50/CE sulle emissioni faccia il massimo per ridurre le emissioni, anche a partire dall'educazione alimentare che può, appunto, migliorare la nutrizione e garantire il futuro dei nostri bimbi.
25 ottobre 2019
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