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Chirurgia ortopedica. Medici e politici a confronto: un'eccellenza italiana di cui "prendersi cura"


Gli interventi per le malattie muscolo-scheletriche registrano sempre più successi in termini clinici. Ma ci sono tanti altri aspetti da migliorare con la collaborazione tra Asl e istituzioni. Lo affermano i senatori Tomassini (Pdl), Marino (Pd) e Saccomanno (Pdl) al convegno Siot-Sia svolto stamani.

21 FEB - I pazienti che si sono sottoposti ad interventi di impianto di protesi o di artroscopia nei tre anni successivi ricorrono meno frequentemente alle cure e in maniera progressivamente decrescente rispetto al periodo antecedente l'operazione. Questo il risultato della ricerca “Chirurgia protesica e astroscopica: overview dei dati di alcune strutture ospedaliere italiane”, presentata oggi in Senato,  all'interno del convegno dal titolo “Dialogo aperto sulla chirurgia ortopedica in Italia”, promosso dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot) e dalla Società Italiana di Artroscopia (Sia).

“La chirurgia ortopedica è dunque un'eccellenza italiana, anche se a volte non viene ritenuta tale”, ha spiegato in apertura del convegno Marco d'Imporzano, presidente della Siot. “Il problema è anche che c'è una tendenza alla spettacolarizzazione della salute, per cui spesso l'attenzione viene spostata sulla malasanità, invece che sui risultati. Anche questo spinge poi a cadere nella trappola della medicina difensiva, per cui i medici non si sentono più liberi di praticare la loro professione e ci sono spese aggiuntive per il Sistema sanitario nazionale”.

Lo studio
Secondo i dati i pazienti assumono meno farmaci, ricorrono in maniera limitata ai trattamenti riabilitativi e ritornano più velocemente alla vita attiva, a seguito di un intervento ortopedico ben riuscito. Tutto ciò indice dunque che lo stato di salute del paziente a seguito di questo tipo di operazioni migliora.
“Lo scopo della ricerca era in un certo senso proprio questo – ha spiegato Raul Zini, presidente della Società Italiana di Artroscopia – ovvero dimostrare che abbiamo delle eccellenze in questo campo che a volte non sono conosciute e riconosciute. Anche perché la chirurgia ortopedica migliora i suoi risultati, ma con un attenzione anche ai costi, sia per i cittadini che per il Sistema sanitario nazionale”.
Ma lo scopo è anche quello di continuare a monitorare il servizio offerto dal Ssn, in modo da migliorare laddove ci sono ancora cose perfezionabili. “Analizzare dati di questo tipo ci può spiegare come migliorare le prestazioni, come spendere i nostri soldi, dove migliorare il servizio”, ha spiegato Ignazio Marino (Pd), presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio Sanitario Nazionale, presente al convegno. “Solo in questo modo si può arrivare veramente a raggiungere quattro obiettivi fondamentali: la qualità l'equità, l'appropriatezza, e l'efficienza della nostra offerta sanitaria”.

Lo stato dell'arte dell'ortopedia
Per quanto emerge dalla ricerca presentata, i risultati delle strutture ospedaliere italiane rispetto alla chirurgia ortopedica sembrano essere ottimi, in termini di recuperata qualità della vita dei pazienti, nonché di risparmio economico per il Sistema Sanitario Nazionale.
Tuttavia sono numerose le patologie dell'apparato muscolo-scheletrico che, con il passare del tempo, possono condurre una persona a sottoporsi a operazioni di chirurgia ortopedica. E dunque l'impegno delle istituzioni non deve mai diminuire.
Tra le patologie più frequenti e conosciute sicuramente si trovano artrosi e artrite, ma anche rachialgie, osteoporosi, traumi. In Italia, infatti, le malattie muscolo-scheletriche rappresentano la prima causa di cronicità ad alto potenziale di disabilità. Tanto che rappresentano addirittura il 50% delle patologie croniche nei pazienti di età superiore a 65 anni. Questo tipo di malattia ha dunque un forte impatto non solo sul sistema di assistenza sanitaria, ma anche sulla società nella sua interezza, nonché – chiaramente – sulla vita dei singoli.

Le proposte
Proprio per l'impatto sociale che queste patologie hanno, sia la Siot che la Sia, propongono un percorso condiviso con le istituzioni, con l'obiettivo di formulare istanze e proposte di collaborazione. “Ci sono grandi aspettative e grandi esigenze nel campo della chirurgia ortopedica”, ha commentato Michele Saccomanno (Pdl), componente della commissione Igiene e Sanità del Senato. “In questo ambito abbiamo molti risultati dal punto di vista clinico, ma non sempre da quello istituzionali: c'è necessità di molta 'manutenzione' nel nostro Sistema Sanitario Nazionale. Bisogna dunque riaprire il dialogo con le istituzioni, ed è proprio questo il senso di questo incontro”.
In sintesi le società propongono che si continui a controllare l'appropriatezza delle indicazioni nel campo delle patologie muscolo-scheletriche, e a misurare l'efficacia degli interventi sanitari erogati per esse. Anche a questo scopo, propongono oggi un monitoraggio del comparto e l'introduzione di Database nazionali per le principali procedure di chirurgia ortopedica, semplici e complesse.
In più, Siot e Sia lanciano l'idea di attivare un percorso di individuazione dei criteri per la definizione di centri di eccellenza. Infine, propongono di istituire un Tavolo Tecnico tra società scientifiche, Ministero, Istituto Superiore di Sanità e Regioni, per la valutazione del rapporto costo/beneficio delle procedure e degli outcome clinici.

La comunicazione
Il problema della medicina difensiva è ben conosciuto nel campo dell'ortopedia, anche perché i medici specialisti di questo campo sono tra i più denunciati. “Ortopedia è stata nell'ultimo decennio la prima in classifica quando si tratta dei presunti errori nei trattamenti, che vengono riportati dai cittadini – ha spiegato Antonio Gaudioso, vice-segretario generale di CittadinazAttiva – e seconda dopo oncologia per i presunti errori diagnostici. Ci teniamo a porre l'accento sulla parola 'presunto', perché sono molte le denunce, molto meno le condanne”, indice che molto spesso quelli che vengono rapidamente definiti come casi di malasanità, possono non esserlo.
La collaborazione con le istituzioni deve essere aperta dunque anche nell'ottica di ridurre la tendenza alla medicina difensiva, grazie al sostegno e alla regolamentazione delle strutture sanitarie, nonché della comunicazione sanitaria. “Ma non solo, bisogna anche agire il piano della comunicazione con i cittadini, perché anche questo diventa fondamentale nella nostra società”, ha spiegato Antonio Tomassini, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, presente al convegno. “Solo in questo modo si può spiegare al cittadino come funziona la ricerca scientifica: non può esistere la totale assenza del rischio, mentre spesso questa sembra essere l'unica cosa che interessa l'utenza e i media”.


Laura Berardi
 

21 febbraio 2012
© Riproduzione riservata

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