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Finanziamento sanità. Balduzzi apre a "deprivazione" ma il Veneto boccia l’ipotesi


"Lo proporrò al tavolo del patto della salute". Così il ministro della Salute alla richiesta delle Regioni del Sud di rivedere i criteri per la distribuzione dei fondi del riparto sanitario tenendo conto anche dei contesti socio-economici. Ma Coletto (Lega) stronca l'idea: “Siamo fortemente contrari”.

14 FEB - Sui criteri per il riparto dei  fondi destinati al Servizio sanitario nazionale “non è bene cambiare  radicalmente le regole, però qualche piccola sperimentazione che ci  aiuti a capire come l'indice di deprivazione può essere utile per  determinare il riparto delle spese si può fare. Lo proporrò al tavolo del Patto della Salute'' ha detto il ministro della Salute Renato Balduzzi al termine dell'incontro sul  Patto della salute 2012 promosso dall'Ordine dei Medici di Napoli, intitolato “Oltre al rigore, l'equità”. “Questo è un anno di passaggio da un sistema all'altro e non è bene cambiare radicalmente le regole - ha sottolineato però Balduzzi – ma per qualche piccola sperimentazione sì”.

“Il patto per il 2013-2015 e l'attuazione della manovra estiva - dice il ministro - hanno due prospettive che vanno assieme”. Occorre che ''Stato e Regioni lavorino assieme'' e per quanto riguarda i fondi “ci sono risorse da sbloccare e forse qualche scelta eccezionale”. Sui criteri del riparto dei fondi, ha detto il ministro, “non sarà mia intenzione modificare le regole nell'ultimo anno''. Ha poi aggiunto: “Età e popolazione sono criteri importanti, ma che possono non essere gli unici”. Ecco perché a tal proposito auspica una riflessione e immagina delle sperimentazioni nel piccolo. Il 2012, dice il ministro, sarà un anno di transizione per tante Regioni mentre il 2013 sarà l'anno zero con nuove modalità di impostare le problematiche.

“Tagliando sprechi - dice Balduzzi - facendo ciascuno la propria parte e distribuendo i carichi secondo l'unico criterio possibile in uno Stato costituzionale, cioe' l'equità. Chi più ha più deve dare secondo il criterio della nostra Costituzione''. Il ministro ha sottolineato anche l'importanza dello snodo della sanità territoriale e delle cure primarie, sfide per le “Regioni con difficoltà e anche per quelle virtuose”. A proposito delle Regioni, il ministro ha detto che e' possibile migliorare gli strumenti di collaborazione tra Stato e Regioni e che ''i piani di rientro non sono pensabili come uno strumento che obbliga a mettere solo i conti a posto” ma devono andare di pari passo con “riqualificazione e riorganizzazione dei servizi che poi porteranno al vero risparmio”.

Certo “la sanità meridionale non ha  gli stessi standard del resto del Paese, ma ha comunque momenti di  eccellenza e professionisti validi”, ha aggiunto Balduzzi, sottolineando che "si tratta di riorganizzare meglio ed eliminare sprechi e inefficienze, che sono  ancora molte. Insomma, ognuno dovrebbe fare la propria parte”. Balduzzi a Napoli ha parlato anche della situazione in Campania, regione che, ha ricordato, “è ancora in fase di piano di rientro, il che vuol dire che ha ancora un pezzo di strada da fare, e la faremo insieme sulla base di regole condivise". "Ho detto pubblicamente che l'Italia ce la farà ad uscire dai suoi problemi, e ci riuscirà anche la Campania.

Le posizioni del Minsitro dela salutre sono state salutate molto positivamente dal Presidente della Campania, Stefano Caldoro: “è una grande apertura”. Il ministro ci ha dato ragione - ha affermato - sulla parte dei parametri di riparto del fondo sanitario che penalizzano il Sud. E' chiaro che il ministro è stato prudente perché ‚ dobbiamo essere tutti d'accordo visto che e' prevista l'unanimità delle Regioni - ha aggiunto -. Siamo all'ultimo anno del Patto per la salute quindi è difficile cambiare le regole. Però dire che si può sperimentare. E’ il primo grande segnale - ha concluso - perché vuol dire che quelle battaglie, che abbiamo posto da quando ci siamo insediati noi al tavolo sono condivise, giuste, eque per i cittadini”.

Com’era da aspettarsi, però, non sono mancate reazioni di brusca chiusura su questa ipotesi. È il caso della Regione Veneto, e più in particolare del suo assessore alla Sanità, Luca Coletto. “Non so a quale sperimentazione si riferisca il Ministro Balduzzi - ha detto - e quindi non entro nel merito. Mi limito a ribadire che rispetto al criterio della deprivazione nel riparto del fondo sanitario nazionale la posizione del Veneto non è cambiata rispetto all’anno scorso: siamo fermamente contrari a questo come ad ogni altro criterio che non si basi su elementi oggettivi e indiscutibilmente collegati ai bisogni di salute dei cittadini, alla realtà epidemiologica, demografica e organizzativa”.

Le ragioni di questa chiusura sono spiegate così dall’assessore veneto: “Ci sono studi inequivocabili che attestano come i bisogni di salute non siano correlabili al Pil, alla dichiarazione dei redditi o al titolo di studio; mentre ci sono dati inconfutabili che testimoniano come il deficit della sanità italiana sia dovuto in grandissima parte a gestioni non oculate ed ai relativi sprechi”. È per questo motivo che per Coletto “la sperimentazione più urgente da avviare è l’applicazione dei criteri e dei costi standard, che vuol dire definire a livello nazionale il giusto costo di ogni prestazione, di ogni acquisto, e dell’organizzazione generale di ospedali e di assistenza territoriale e sulla base di questo giusto costo, uguale per tutti, ripartire le risorse”.

Infine, non è mancata un’ulteriore coda polemica quando Coletto ha concluso il suo commento dicendosi “non disponibile a spremere ulteriormente i nostri cittadini ed il nostro personale sanitario per contribuire a pagare ospedali con 20 o 30 letti e 200 dipendenti”.

14 febbraio 2012
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