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Violenza sugli operatori. Fiaso: “Bene l’aggravamento delle pene, ma contro le aggressioni in sanità serve un piano organico”


Audizione al Senato della Federazione di Asl e ospedali sul ddl sicurezza delle professioni sanitarie. “Il solo richiamo alla responsabilità datoriale non contribuisce al mantenimento di una serena dialettica sindacale e incoraggia un approccio burocratico al problema, che richiede invece una visione manageriale”.

09 GEN - Piena condivisione delle disposizioni contenute nel disegno di legge in materia di sicurezza dei professionisti sanitari, che introduce l’aggravante specifica per le aggressioni nei loro confronti. Ma anche la proposta di ulteriori interventi per la riduzione dei rischi, come: il ripensamento dei luoghi poco sicuri, anche dal punto di vista sanitario, come gli ambulatori per la continuità assistenziale (ex guardie mediche); l’adeguamento degli organici dove il contingentamento ha esposto maggiormente il personale al rischio di aggressioni; l’uso della telemedicina e dell’assistenza domiciliare per limitare il ricorso improprio ai pronto soccorso e una più capillare video sorveglianza delle sedi più esposte.
 
E’ quanto esposto da FIASO, la Federazione di Asl e Ospedali, nel corso dell’audizione odierna in Commissione Sanità al Senato sul ddl n. 867 all’esame di Palazzo Madama. Incontro che segue un’intensa attività della Federazione in materia di sicurezza degli operatori sanitari, che attraverso il gruppo di lavoro specifico sul tema ha stimato per il 2017 oltre tremila aggressioni. Dato in ulteriore crescita nel 2018, almeno per i casi denunciati, che rappresentano comunque meno della metà di quelli subiti dai professionisti.
 
“Il ripetersi di episodi di violenza nei confronti del personale sanitario sembra oramai aver superato il limite del rischio tollerabile, mettendo a repentaglio il diritto costituzionale alla salute per il clima di tensione e paura che rende difficile garantire agli utenti un servizio adeguato”, denuncia il Presidente di Fiaso, Francesco Ripa di Meana. Che però aggiunge: “il solo richiamo alla responsabilità datoriale non contribuisce al mantenimento di una serena dialettica sindacale e incoraggia un approccio burocratico al problema, che richiede invece una visione manageriale, in grado di contribuire al rinnovamento del l’alleanza terapeutica tra professionisti e pazienti”.
 
Per questo FIASO propone una strategia più organica di risposta al fenomeno, affiancando all’aggravante del nuovo articolo 61 del codice penale, già proposta dalla stessa Federazione, e all’istituzione dell’Osservatorio nazionale della sicurezza, entrambi provvedimenti previsti dal ddl, iniziative per la riduzione del rischio clinico, l’umanizzazione delle cure, la promozione del benessere organizzativo delle strutture sanitarie. Il tutto affiancato da campagne di comunicazione pubblica sul fenomeno delle aggressioni, in grado di coinvolgere e sensibilizzare i cittadini sul valore distintivo del bene salute e del lavoro dei professionisti sanitari che quello stesso bene garantiscono.

09 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

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