Programma azione sulla disabilità. Le proposte di modifica delle Regioni, dalla scuola alla sanità
Arriva il parere delle REgioni in Conferenza Unificata. La Commissione Politiche sociali, ha chiesto che il testo venga integrato con le previsioni contenute nei decreti attuativi della legge 107/2015, la Commissione istruzione con le previsioni contenute nel Decreto legislativo 66/2017. Scende in dettagli maggiori la Commissione Salute. Le Regioni hanno presenato un documento. IL DOCUMENTO DELLE REGIONI.
03 AGO - Sulla bozza di documento per il Secondo Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilita, a fine luglio,
come anticipato da Quotidiano Sanità che ha anche pubblicato il tsto integrale del Programma, ben tre commissioni delle Regioni – istruzione, Salute e Politiche sociali - e l’Anci, hanno chiesto di avere più tempo per l’istruttoria e comunque hanno sottolineato la necessità di revisione-integrazione del programma.
E oggi in Conferenza Unificata approdano le richieste in base alle quali le Regioni, se accolte, potranno esprimere parere favorevole.
La Commissione Politiche sociali, ha chiesto che il testo venga integrato con le previsioni contenute nei decreti attuativi della legge 107/2015 (Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti).
Ma per il parere favorevole, oltre questa integrazione, dovrà esserci quella già richiesta dalla Commissione istruzione con le previsioni contenute nel Decreto legislativo 66/2017 (Norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilita', a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge 13 luglio 2015, n. 107)
e con le osservazioni, proposte dalla Commissione Salute che, in questo senso, è stata la più dettagliata .
La Commissione salute propone in un suo documento parere favorevole condividendo finalità e contenuti del documento elaborato dall’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, ma segnala cinque osservazioni-modifiche per il testo.
La prima è che al Capitolo 4, in materia di Vita indipendente, si modifichi il punto a) delle Azioni specifiche dell’Azione 1 che chiede “assumere a riferimento per le future convenzioni o accreditamenti istituzionali di strutture la Norma UNI 11010/2016…”
La definizione dei modelli di accreditamento sociale e socio-sanitario è una competenza delle Regioni, sottolineano gli assessori. Che ricordano come la Regione Emilia-Romagna abbia già adottato per i servizi socio-sanitari un modello di accreditamento istituzionale coerente con i principi della Convenzione ONU sulla disabilità. Se così non fosse, aggiungono, l’azione indicata comporterebbe costi consistenti a carico delle Regioni.
Sempre al Capitolo 4, in materia di Vita indipendente – è la
seconda richiesta - alle “Azioni specifiche” dell’Azione 3, la Commissione salute chiede di eliminare il punto a) e il punto b) che chiedono di assumere a riferimento la Norma UNI 11010/2016, nelle “more della definizione di LEPS e/o di LEA”.
Ancora all’Azione 4 “Rafforzamento ed efficacia dei modelli di assistenza personale autogestita” deve essere indicato nel capitolo relativo alla Sostenibilità economica con quali risorse potranno essere finanziate le azioni indicate, che comportano oneri a carico delle Regioni ed Enti locali.
Per la linea di intervento 1
(è la quarta richiesta), Azione 2 “Approntamento di strumentazione tecnica del sistema riconoscimento”, al punto a) secondo la commissione salute è necessario prevedere la partecipazione di uno o più tecnici individuati dalle Regioni, in modo da poter partecipare compiutamente anche alla fase di ideazione degli strumenti che dovranno poi essere sperimentati sul territorio.
Infine,
quinta richiesta, per la linea di intervento 3 Salute, diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione, alla Azione 3 “Sviluppo di strumenti regolamentati…” è necessario inserire tra le tematiche da sottoporre a monitoraggio e armonizzazione tra le Regioni anche il tema della compartecipazione economica tra sanità ed enti locali e della compartecipazione al costo da parte degli utenti per le prestazioni socio-sanitarie.
La Commissione salute evidenza anche che il piano non deve comportare nuovi e maggiori oneri per il Servizio sanitario azionale e anche questo sarebbe meglio specificarlo.
03 agosto 2017
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Governo e Parlamento