Emotrasfusi. Corte d’Appello di Roma condanna ministero Salute a pagare per “omessa vigilanza”
I giudici hanno confermato una sentenza del Tribunale di Roma e condannato al pagamento di centinaia di risarcimenti per emotrafusioni il ministro della Salute. La ragione: è lui che risponde dei danni conseguenti a epatite e a infezione da HIV, contratte da soggetti emotrasfusi, per omessa vigilanza sulla sostanza ematica e sugli emoderivati
11 APR - L’attività di controllo sul sangue infetto spetta al ministero e, quindi, il ministero deve pagare i danni da emotrasfusioni.
Lo ha confermato la Corte di Appello civile di Roma, respingendo l’appello proposto dal ministero della Salute contro una sentenza del Tribunale monocratico della Capitale del 2006 con cui i giudici avevano disposto il risarcimento di centinaia di persone per i danni subiti da emotrasfusione con sangue infetto.
I giudici hanno affidato a un separato giudizio la quantificazione dei danni biologici, morali e patrimoniali riconosciuti (che dovrebbero ammontare ad un totale di almeno 30milioni).
Motivo del ricorso – respinto – del ministero, il fatto che derivando il danno da una serie di trasfusioni, la responsabilità sarebbe stata secondo la Salute delle singole Regioni, depositarie dei compiti amministrativi in materia di salute umana e veterinaria. Per i giudici tuttavia "il ministero della Salute è tenuto a esercitare un'attività di controllo e di vigilanza in ordine alla pratica terapeutica della trasfusione del sangue e dell'uso degli emoderivati”. Di conseguenza è lui che risponde dei danni conseguenti a epatite e a infezione da HIV, contratte da soggetti emotrasfusi, per omessa vigilanza sulla sostanza ematica e sugli emoderivati.
Soddisfazione per la sentenza dell’Associazione per malati emotrasfusi e vaccinati, Amev, di Firenze, che ha patrocinato alcuni dei danneggiati: "Abbiamo aspettato dieci anni dall'instaurazione del giudizio - ha detto l’avvocato Marcello Stanca, presidente nazionale dell’associazione -.Sonotanti anni, ma alla fine i giudici d'appello hanno confermato lenostre ragioni, ritenendo la responsabilitàdel ministero nonostante il tentativo di scaricare la colpa sulle Regioni. Importante, poi, il fatto che i giudici hanno ritenuto presunta la responsabilità da contagio fin dall'anno 1979, stabilendo che il sangue ed emoderivati somministrati agli ammalati non rispondevano ai requisiti di 'pulizia' e di igiene preventiva che avrebbero sicuramente impedito il contagio". In questo quadro di nuovi principi "la sentenza offre spunti di riflessione poiché pone dubbi molto seri sull'efficacia del sistema di farmacovigilanza. L'Amev Firenze - si legge in una nota - auspica che il Governo voglia finalmente estendere il diritto all'equa riparazione, pari a 100.000 euro, a tutti i contagiati da emotrasfusione che finora sono stati esclusi dall'accesso al beneficio".
11 aprile 2017
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