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Tagli al fondo. Sconcerto nel Governo per atteggiamento Regioni: “Non si possono firmare intese e il giorno dopo negarle”


Questo il commento che trapela dal Governo dopo le forti polemiche con l’assessore Garavaglia sulla responsabilità di quei 422 milioni in meno per il fondo 2017. Ma la vera novità è che, a quanto abbiamo appreso in ambienti parlamentari, le Regioni, che sono andate in audizione alla Commissione Sanità martedì scorso (vedi documento) proprio per parlare del finanziamento al fondo, “hanno sostanzialmente ammesso di aver avallato la scelta di quelle ordinarie di accollarsi i 422 milioni delle speciali”. E allora perché questa polemica, si chiedono nelle fila governative?

16 FEB - Dovevano essere 113 ma saranno molto probabilmente 112,578, i miliardi a carico dello Stato per il finanziamento 2017 del Ssn. Questo “mini” taglio al fondo sanitario è conseguenza dell’ormai annoso contenzioso che dal 2015 si apre ogni anno tra Regioni e Governo sul quantum da versare, come Regioni, quale contributo alla finanza pubblica.
 
Nel 2015 il taglio che subì il Fondo sanitario fu ben più salato, circa 2,35 miliardi, e allora la trattativa tra Governo e Regioni fu molto dura fino al raggiungimento di un’intesa a luglio di quell’anno che di fatto si tradusse in una manovra sanitaria aggiuntiva con tanto di voci di spesa da tagliare.
 
Stavolta non andrà così perché tutto sommato le Regioni, questa volta divise tra autonome e ordinarie, non hanno trovato la quadra tra loro lasciando fuori dal conto 422 milioni di euro che rappresentano il contributo alla finanza pubblica che avrebbero dovuto versare le Regioni a Statuto speciale, che nel frattempo hanno fatto però ricorso alla Consulta ritendendo di non dovere contribuire in quanto la sanità è direttamente a loro carico.
 
Si è tornati così ad applicare quanto previsto dall’intesa dell’11 febbraio 2016, dove fu messa nero su bianco la scelta delle Regioni a statuto ordinario di sobbarcarsi i 422 mln qualora non si fosse raggiunto l’accordo con le Regioni a Statuto speciale.
 
Ricordiamo che da una parte c'è l’annunciato ricorso alla Consulta portato avanti da Sardegna e Friuli Venezia Giulia contro l'ultima legge di Bilancio 2017, dall'altra c'è ricorso alla Consulta fatto e la contrarietà al contributo alla finanza pubblica previsto anche per le Regioni a statuto speciale dalla legge di Stabilità 2016, che ha portato Valle d'Aosta, Sicilia, Sardegna e Friuli Venezia Giulia a defilarsi.
 
In questo scenario nelle ultime settimane c’è stato un aspro botta e risposta, con reciproche attribuzioni di responsabilità su quanto stava accadendo, tra il Ministero della Salute e il coordinatore degli assessori all’Economia delle Regioni Massimo Garavaglia.
 
In ultimo ieri sul nostro giornale l’assessore Garavaglia ha nuovamente attaccato il Ministero della Salute e il Mef accollando de facto la responsabilità dei tagli sui due dicasteri ma l’intervista ha destato più di qualche perplessità sia nel Governo che tra i parlamentari che avevano audito martedì scorso le Regioni proprio sul tema del finanziamento sanità 2017.
 
Da quanto si apprende da fonti parlamentari durante quella audizione i toni delle Regioni “sono stati molto più pacati e le stesse Regioni hanno sostanzialmente ammesso di aver avallato la scelta di quelle ordinarie di accollarsi i 422 milioni delle speciali”. E in effetti nel documento presentato dalle Regioni e che siamo in grado di pubblicare non vi sono riferimenti a presunte responsabilità del Governo.
 
Dubbi e stupore per le parole di Garavaglia sono trapelati anche dal Governo soprattutto in merito ai rischi paventati sui nuovi Lea. “Come fa oggi l’assessore a mettere in dubbio l’esistenza delle risorse per l’erogazione dei Lea? Cosa è cambiato oggi rispetto al settembre 2016 quando è stata raggiunta l’Intesa sui Lea su cui erano d’accordo tutte le Regioni? Come è ormai noto a tutti, sono stati stanziati e vincolati al Fsn con legge, 800 milioni di euro per anno, che è esattamente il costo, certificato dalla Ragioneria Generale dello Stato, a carico delle regioni correlato al provvedimento”.
 
“È ora che ognuno si prenda le sue responsabilità – spiegano fonti del Governo -. Non si possono firmare intese e il giorno dopo negarle, lanciando addirittura allarmi ingiustificati. Il dialogo con le Regioni prosegue ma con lo scaricabarile non si rende un buon servizio ai cittadini”.

16 febbraio 2017
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