San Camillo. Bevere (Agenas): “Nel momento del fine vita un diritto imprescindibile: non sentirsi soli”
Così il Direttore generale dell'Agenas è intervenuto sulla vicenda del malato terminale morto in condizioni vergognose dopo aver trascorso 56 ore in pronto soccorso. "Quanto accaduto è gravissimo, soprattutto alla luce del fatto che l’ Italia è stato il primo Paese in Europa che ha varato disposizioni specifiche sui diritti degli ammalati alla terapia del dolore e alle cure palliative".
06 OTT - “La scomparsa del Signor Marcello, avvenuta nei giorni scorsi presso il Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma, riporta tragicamente l’attenzione della cronaca sul tema fondamentale delle cure palliative e dell’assistenza dovuta ai malati terminali. Negli ultimi momenti della vita di una persona, così delicati, dove spesso ciò che conta per lei e i suoi familiari non sono né i farmaci, né l’ospedale, a questa persona va garantito un diritto su tutti: la dignità, il non sentirsi soli.” Lo dichiara in una nota
Francesco Bevere, Direttore generale Agenas.
“Quanto accaduto nel racconto del figlio del signor Marcello – prosegue Bevere - è gravissimo, soprattutto alla luce del fatto che l’ Italia è stato il primo Paese in Europa che nel 2010 con la Legge 15 marzo 2010, n. 38. ha varato disposizioni specifiche sui diritti degli ammalati alla terapia del dolore e alle cure palliative. L’applicazione corretta di questa legge assicura anche il rispetto della dignità della persona e l’ equità nell’accesso a questo tipo di assistenza presso strutture dedicate quali gli Hospice".
"I Servizi sanitari Regionali - dichiara Bevere - devono garantire e prevedere un supporto per le famiglie degli ammalati, nel rispetto dei principi fondamentali della tutela, dell’autonomia e della sua dignità, senza alcuna discriminazione. Agenas, come indicato dal ministro Lorenzin, sta lavorando su un modello di “Rete oncologica e percorsi clinico assistenziali in oncologia”, insieme con le Società Scientifiche, le Associazioni dei pazienti, le Università, le Fondazioni e le Regioni e P. A., con l’obiettivo di migliorare i percorsi di cura e accogliere e accompagnare i malati oncologici in ogni fase della loro malattia ed anche negli ultimi momenti della vita, in un contesto il più possibile familiare. Il rispetto della qualità della vita, anche nelle ultime fasi della malattia – conclude Bevere - nonché il sostegno adeguato e continuativo alla persona malata e alla famiglia, sono un obiettivo imprescindibile. Se non riusciamo in questo abbiamo fallito, tutti.”
06 ottobre 2016
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