Farmaceutica. Audizione di Farmindustria: “Settore alle prese con la 4ª rivoluzione industriale”
Così il presidente Massimo Scaccabarozzi è intervenuto nel corso di un'audizione presso la Commissione Industria della Camera. La via italiana si caratterizza per "una sempre maggiore connessione tra le macchine, gli oggetti, le informazioni, le applicazioni in cloud e le persone; una contaminazione delle aziende con le nuove tecnologie; coniugare prodotti e servizi sempre più interconnessi; investire in ricerca avanzata".
29 APR - Il settore farmaceutico italiano è alle prese con una quarta rivoluzione industriale. A spiegarlo è stato oggi il presidente di Farmindustria,
Massimo Scaccabarozzi, nel corso di un'audizione presso la commissione Industria della Camera. "La via italiana alla 4° rivoluzione industriale per la farmaceutica è quella, di aumentare la connessione tra le macchine, gli oggetti, le informazioni, le applicazioni in cloud e le persone. Contaminare le aziende con le nuove tecnologie ed i nuovi servizi digitali. Coniugare prodotti e servizi sempre più interconnessi ed integrati tra loro. Investire in ricerca avanzata anche per la individuazione di nuove molecole. Si registra un aumento del 15% degli investimenti privati in ricerca ma anche una modalità di approccio alla ricerca che vede crescere le sinergie con le start up innovative", ha spiegato Scaccabarozzi.
Le aziende farmaceutiche sono già all’avanguardia nell’utilizzo di tecnologia robotica. Si stanno tuttavia implementando investimenti per l’uso di robot intelligenti, capaci di interagire in tempo reale con l’uomo da utilizzare nella parte dei processi organizzativi di miglioramento della gestione del magazzino. L’implementazione dell’automazione consentirà complessivamente una migliore razionalizzazione dei costi dell’energia e ottimizzerà l’uso delle materie prime, così come una riduzione dei fermi macchina ed un miglioramento sostanziale delle modalità di etichettature - ha proseguito il presidente di Farmindustria -. Gli investimenti in digitale nei Paesi Europei rappresentano oggi mediamente il 6,4% del Pil mentre in Italia raggiungono appena il 4,7%. Si stima un gap digitale di circa 25 miliardi di euro l’anno di mancati investimenti. Si è dunque investito poco in digitale e si è trasformato ancor meno il nostro sistema economico. L’investimento in digitale genera una crescita dell’economia che va ben oltre il valore del capitale investito. Considerando l’effetto moltiplicatore del digitale, il costo del ritardo è valutabile a regime in circa 2 punti di Pil e nella mancata creazione di almeno 700mila nuovi posti di lavoro".
Scaccabarozzi si è poi soffermato sull'importanza che, per le aziende sanitarie, riveste la semplificazione delle norme che regolamentano il Ssn: "Il complesso di regole del Ssn dovrebbe essere razionalizzato eliminando le sovrapposizioni tra normativa nazionale e regionale ed al contempo dovrebbero essere aggiornate in parallelo, sia per la parte produttiva che per quella regolatoria/ispettiva".
Infine, sul capitale umano, il presidente di Farmindustria ha spiegato: "Gli investimenti in digitale comporteranno, come sopra evidenziato, una riorganizzazione degli stabilimenti produttivi che inevitabilmente avrà importanti ricadute sulle Risorse Umane. Cambierà l’approccio alla modalità di lavorare che non sarà più quella classica cui si fa riferimento oggi nei CCNL. Sarà quindi necessario rivedere i sistemi classificatori e le mansioni. Il lavoratore sarà sempre più polivalente e polifunzionale dovrà essere in grado di operare in autonomia, lavorare da remoto, utilizzando tipologie contrattuali più flessibili di quelle attualmente in uso comune. Il cosiddetto 'smart working' dovrà essere implementato. Tutto ciò comporterà un vero e proprio cambio di passo che è innanzitutto culturale".
Ma attenzione, come sottolineato dallo stesso Scaccabarozzi ciò non si tradurrà in una perdita di posti di lavoro. "Non si perderanno posti di lavoro investendo su piani di formazione e riqualificazione mirati attraverso l’utilizzo di fondi dedicati. Le iniziative previste nei decreti attuativi del Jobs Act sulle cosiddette politiche attive dovrebbero prevedere fondi da indirizzare alla riqualificazione e quindi alla reimmissione nel circuito produttivo di lavoratori specializzati in tecnologia digitale. Il settore farmaceutico - ha concluso - ha già dato prova che ciò è possibile".
29 aprile 2016
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