Giornata nazionale della salute della donna. Mattarella: “Su salute donne profondo divario da colmare”. Lorenzin: “Donne biologicamente diverse, sì sperimentazioni ad hoc sui farmaci”
di Gennaro Barbieri
Il Presidente della Repubblica: “La sensibilità nei confronti delle patologie che colpiscono l'universo femminile è cresciuta negli ultimi anni, permettendo di tenere conto della fisiologia della donna e di individuare percorsi e trattamenti adeguati”. Lorenzin: “La prevenzione è il punto di partenza, dobbiamo imparare a prenderci meglio cura di noi stesse”. Pani: “In aumento presenza donne in sperimentazioni avanzate su farmaci”. Scaccabarozzi: “In arrivo 850 prodotti tarati ad hoc su donne”. Ricciardi: “Donne ancora discriminate in ospedali”
22 APR - "Le donne pur essendo più longeve degli uomini, trascorrono un minor numero di anni in buona salute. Ciò significa che, nonostante gli sforzi già compiuti a livello nazionale e internazionale per migliorare l'approccio terapeutico e l'incidenza di fattori di rischio, è ancora profondo il divario da colmare". Il presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella, in un
messaggio inviato al Ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin ha così salutato la I Giornata nazionale per la salute della donna.
"La sensibilità nei confronti delle patologie che colpiscono l'universo femminile – ha evidenziato il capo dello Stato – è cresciuta negli ultimi anni, permettendo di tenere conto della fisiologia della donna e di individuare percorsi e trattamenti adeguati alle caratteristiche femminili". Questa "crescente consapevolezza - conclude il presidente - deve trasformarsi in stimolo al potenziamento dell'accesso alle cure, all'educazione, alla prevenzione”.
Da parte sua Lorenzin ha battezzato i lavori omaggiando
Rita Levi di Montalcini, in quanto la Giornata è stata organizzata proprio in corrispondenza della data di nascita del Nobel per la Medicina. "Come diceva sempre lei, dobbiamo mettere assieme cuore e cervello per valorizzare importanza prevenzione. Oggi si stanno effettuando screening in tutto il paese e auspico che dopo oggi le donne coltivino un pensiero per loro stesse. Le donne sono diverse biologicamente e necessitano di sperimentazioni cliniche ad hoc su farmaci”.
“Viviamo più a lungo degli uomini – ha poi osservato - , ma nell'ultima parte della vita siamo sempre più malandate. Per tutta la nostra esistenza ci prendiamo cura degli altri è troppo spesso trascuriamo noi stesse. È invece fondamentale rispettare corretti stili di vita: sport, alimentazione, non bere e non fumare. Sono semplici parole d'ordine, ma ineludibili e in questo una funzione nodale è costituita da una corretta informazione. Purtroppo stiamo iniziando a contrarre malattie che prima riguardavano solo gli uomini. Il mantenimento della nostra salute è imprescindibile per la fertilità e affinché i nostri figli nascano con migliori possibilità di salute”.
Durante la Giornata Nazionale è stato presentato anche il
Quaderno del Ministero della salute dedicato alla medicina di genere. “La medicina di genere si occupa delle differenze biologiche e socio-culturali tra uomini e donne e della loro influenza sullo stato di salute e di malattia rappresentando un punto d’interesse fondamentale per il Servizio sanitario nazionale. Il Ministero ha, pertanto, inteso dedicare al tema una monografia della collana Quaderni del Ministero della salute, dedicata alle appropriatezze della sanità pubblica, pubblicandola in occasione della prima “Giornata Nazionale della salute donna”.
Lanciato inoltre il
Manifesto per la salute femminile con i 10 obiettivi per i prossimi 5 anni.
La conduzione dell'evento è stata affidata alla giornalista
Annalisa Manduca, che ha chiamato sul palco istituzioni, rappresentanti e stakeholders della sanità italiana. Tutto in maniera dinamica e agile, con intermezzi di interventi provenienti dai
10 tavoli tamatici di lavoro, istituiti per produrre, ognuno, cinque proposte finalizzate a migliorare le politiche sanitarie rivolte alle donne. E per suggellare la ricorrenzala presidente di Poste Italiane, Luisa Todini, ha presentato
un francobollo emesso appositamente per ricordare il 22 aprile.
Importanti novità sono poi state annunciate dal direttore generale dell’Aifa,
Luca Pani. “Abbiamo quasi raggiunto la parità tra i sessi nella sperimentazione dei farmaci e, in particolare, nei test di fase 3. Tuttavia, nel complesso, il divario è ancora ampio, soprattutto perché sono rarissime le donne volontarie sane e ciò si riflette nei primi step delle sperimentazioni. Nelle fasi più avanzate, siamo aiutati dall’obbligo di inserire almeno il 30% di donne”. Sono, inoltre, “in arrivo nuovi prodotti, come due farmaci per il tumore all’ovaio. E, in campo oncologico, sono in corso alcuni studi tarati appositamente sul sesso femminile che dovrebbero garantire nuovi prodotti per l’immunoterapia nel melanoma e nel tumore del polmone. Ci siamo comunque posti il preciso obiettivo di far in modo che i registri dell’Aifa rappresentino nel miglior modo possibile l’universo di genere che utilizza il farmaco. Vogliamo anche incrementare sensibilmente la ricerca di genere, poiché fino a oggi abbiamo studiato prevalentemente gli uomini, sia a livello di dosaggi che di collateralità. Come Agenzia, oltre ai dati OsMed sull’uso dei farmaci per genere, prevediamo di poter fare tesoro di quelli provenienti dai Registri di monitoraggio che sul totale dei circa 815.000 pazienti includono il 53% di donne".
Sul fronte delle imprese
Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, ha sottolineato che, finalmente, il vento sta cambiando. “In passato si effettuava pochissima ricerca calibrata per genere nello sviluppo dei farmaci, trascurando così la differenziazione in funzione del sesso del paziente. Oggi, invece, ci sono circa 850 nuovi prodotti tarati ad hoc per le donne grazie a un apposito iter. Tra essi, la maggior parte riguarda l’ambito respiratorio. Si tratta di un’importantissima inversione di tendenza: stiamo acquisendo la consapevolezza che le differenze sono rilevantissime, a partire dalla diversità negli effetti collaterali.
Walter Ricciardi, presidente dell’Iss, ha invece lanciato un allarme di ampia portata. “Circa 15 anni fa partecipai a uno studio internazionale relativo agli interventi che vengono effettuati in ambito cardiovascolare. Emerse che gli inglesi discriminavano per età, cioè privilegiavano sempre i pazienti più giovani. Da noi la scelta veniva orientata in base al sesso e venivano costantemente favoriti gli uomini. Successivamente non sono state condotte altre ricerche di questo tipo, ma la mia percezione è che questo gap sia rimasto inalterato in Italia, in particolar modo nelle regioni del Sud. Occore, quindi, indagare meglio questo fenomeno”.
Omogeneizzare le cure deve rappresentare l’obiettivo primario per il Ssn. Per
Lucia Borsellino, responsabile anticorruzione dell’Agenas, non ci sono dubbi. “Nel processo di umanizzazione delle cure la donna merita indubbiamente una maggiore dose di attenzione. Bisogna costantemente tener presente precise differenze genetiche che, però, non sono da considerarsi uno svantaggio, bensì un valore. Per questo stiamo lavorando alacremente per collocare la medicina di genere al centro dell’attività dell’Agenas. Anche perché alcuni dati sono drammaticamente eloquenti: il tumore al seno, in Italia, rappresenta la prima causa di morte tra le over 55”.
Gennaro Barbieri
22 aprile 2016
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