“Carni dopate sulle nostre tavole”, denuncia Report. E il ministero replica: “Un veterinario corrotto non può infangare il lavoro di una categoria seria e rigorosa”
Nella puntata di domenica scorsa un servizio del programma condotto da Milena Gabanelli gettava molti sospetti e dubbi sulla qualità dei nostri controlli alimentari. Ma il ministero della Salute non ci sta e Lorenzin affida ai direttori del settore una lunga e dettagliata replica che conferma qualità e rigore dei nostri controlli.
29 APR - “Senza due inchieste della magistratura di Cuneo oggi le carni dopate di migliaia di vitelli sarebbero finite sulle tavole. E' bastato corrompere un veterinario della Asl e due grandi allevatori italiani di vitelli avrebbero potuto fare i loro sporchi affari sulla pelle degli ignari consumatori. Eppure tutti, dai grossisti ai macellatori, sapevano dell’utilizzo delle siringhe agli anabolizzanti. Ma per scoperchiare il sistema è stata necessaria un’indagine degna dell’antimafia, con intercettazioni e pedinamenti, e questo perché i controlli non avevano rilevato nessuna anomalia. I nostri ministri negli anni hanno decantato un sistema di controllo efficace che però efficace non è. E gli allevatori ne sono ben consapevoli visto che alcuni di loro sanno come aggirarlo, e anche i nostri ministri. Gli unici che non lo devono sapere sono i consumatori, che anzi, vanno rassicurati, perché se fossero informati di come funziona effettivamente la filiera, non comprerebbero più”.
Queste le parole che si possono leggere sulla pagina che la redazine di
Report , la trasmissione di RaiTre condotta da
Milena Gabanelli, dedica al servizio andato in onda nella puntata dello scorso 26 aprile per denunciare l’utilizzo di anabolizzanti in bovini destinati all’alimentazione umana. Report racconta cosa si nasconde dentro quelle stalle: dall’uso sistematico dei farmaci (lecito), “all’incapacità del sistema di controllo, europeo e quindi italiano, a scovare i trattamenti illeciti”. “Dall’inchiesta – spiega ancora la redazione di Report - emerge anche come la politica europea ha consentito negli anni di aggiungere di tutto al latte artificiale. Alla fine viene il sospetto che tutti chiudano gli occhi per agevolare l’industria dell’allevamento intensivo”.
Accuse pesanti, che hanno indotto il ministero a replicare attraverso una nota a firma di
Silvio Borrello, Direttore generale Sanità animale e Farmaci veterinari del ministero della Salute, e
Giuseppe Ruocco, Direttore generale Igiene, Sicurezza degli alimenti e Nutrizione.
“In merito al servizio su bovini destinati al consumo umano trattati illegalmente con anabolizzanti andato in onda nei giorni scorsi nel corso di ‘Report’ – spiega la nota - il Ministro della salute
Beatrice Lorenzin ci ha immediatamente dato indicazioni in qualità di Direttori generali delle Direzioni competenti per materia di intervenire per verificare quanto denunciato dalla trasmissione televisiva di Rai Tre e ha dato mandato di effettuare controlli ancora più stringenti in materia di sicurezza alimentare. Vogliamo sottolineare che l’impegno del Ministero della Salute nel tutelare i consumatori si manifesta attraverso la continua attenzione lungo tutta la filiera produttiva secondo il principio ‘dal campo alla tavola’”.
“Quanto rappresentato dal servizio giornalistico – proseguono Borrello e Ruocco nella nota - propone una violazione dei protocolli e delle norme messe in campo, violazione possibile come mostrato in immagini e intercettazioni, solo per l’associazione tra un allevatore che pensa di potere ottenere il massimo del profitto in danno del consumatore e un veterinario corrotto per sua stessa ammissione. Il veterinario non può essere in alcun modo rappresentativo degli oltre 5.100 veterinari pubblici che giornalmente svolgono le funzioni di controllo in modo rigoroso. D’altra parte, nello stesso servizio, è emerso in modo chiaro il terrore da parte di questi soggetti di fronte agli imminenti controlli in arrivo nell’allevamento”.
I due dirigenti illustrano dunque alcuni dati in possesso del ministero della Salute, che coordina, attraverso il Piano nazionale residui, le attività di controllo svolte dalle Regioni e Asl. Nel solo 2014 sono stati analizzati 19.162 campioni bovini e sono state rilevate 13 non conformità per sostanze anabolizzanti e vietate. “Quando sosteniamo che i nostri controlli sono i più frequenti e i più stringenti in Europa lo affermiamo secondo statistiche precise: in Italia abbiamo analizzato nel 2014 l’84% in più di campioni bovini rispetto a quanto previsto dalla normativa comunitaria. E contrariamente a quanto è stato affermato, si precisa infine che nel Piano nazionale residui i beta- agonisti vengono ricercati anche nella matrice ‘pelo’”, precisano Borrello e Ruocco.
“L’attività ufficiale lungo tutta la filiera – proseguono - si avvale anche dell’opera dei Carabinieri del Nas, che nel 2014 nel solo settore delle carni e allevamenti hanno effettuato 4450 controlli, 761 sanzioni penali e 1749 sanzioni amministrative per un totale di 1.889.025 di euro mentre i sequestri ammontano per l’anno 2014 a 143.738.398 euro. Nel settore dei farmaci veterinari i controlli effettuati dal Nas sono stati 211 con 114 sanzioni penali e 71 amministrative, mentre nel settore latte e derivati i controlli sono stati 2047, con 434 sanzioni penali e 671 amministrative con sequestri per un valore di 45.461.400 di euro”.
“Particolare attenzione – si legge ancora nella nota - viene posta da anni al contrasto dell’utilizzo illecito di promotori di crescita come le sostanze ormonali o antiormonali nelle aziende zootecniche; il nostro Paese è stato il primo in Europa a dotarsi di una legislazione rigorosa sull’uso di sostanze a effetto anabolizzante negli allevamenti, cercando anche di aggiornare i sistemi di controllo per combattere le “nuove tecniche” di trattamento degli animali. Oggi, oltre al Piano Nazionale per la ricerca dei residui previsto dalla normativa europea, il Ministero ha sostenuto anche altri approcci di indagine, da associare a quella chimica, per integrare i dati disponibili ed ottenere ulteriori elementi complementari di informazione. Infatti dal 2008, viene effettuato un piano di monitoraggio che prevede l’utilizzo del test istologico, per evidenziare eventuali trattamenti non consentiti. Questo test viene effettuato nonostante non sia stato riconosciuto a livello comunitario come prova di trattamento illecito. Si tratta di un potente deterrente dal momento che in caso di sospetto vengono successivamente effettuate ulteriori indagini presso le aziende di provenienza degli animali, con il blocco della movimentazione dei bovini, il prelievo di campioni ufficiali da sottoporre a controlli chimico-fisici e l’intensificazione delle attività di farmacosorveglianza”.
Borrello e Ruocco spiegano dunque che il Ministero, proprio per integrare l’approccio chimico e biologico, ha inoltre finanziato uno specifico progetto di ricerca biennale teso ad aumentare l’accuratezza/specificità del test istologico. Il Progetto ha previsto anche la collaborazione con un laboratorio inglese specializzato nell’anti-doping per ampliare la ricerca di molecole “nuove” a cui sono stati inviati campioni provenienti anche da allevamenti risultati sospetti al test istologico. Intanto, sottolineano, “nel rispetto dei limiti previsti dalla disciplina europea, nel disegno di legge c.d Lorenzin, presentato nell’ormai lontano 2013, sono state previste norme che tendono a rendere ancora più celeri ed efficaci i controlli, tra cui l’adozione di un testo unico in materia di sicurezza alimentare e l’introduzione di sanzioni ancora più pesanti per chi mette a rischio la salute dei consumatori. Sono altresì in discussione a livello europeo i nuovi regolamenti, sull’utilizzo del farmaco veterinario e sui controlli per la ricerca dei residui, e in tale sede la posizione italiana è quella di proporre l’adozione di misure ancora più stringenti a tutela dei consumatori”.
“Pertanto – concludono i due dirigenti del ministero - l’efficacia complessiva delle attività in materia di contrasto all’utilizzo di sostanze vietate non può essere messa in discussione da particolari vicende giudiziarie, emerse peraltro come nel caso raccontato dalla puntata di Report a seguito di controlli ufficiali del servizio pubblico”.
29 aprile 2015
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