Def. Fucci (FI): “Tagli alla sanità invece di investimenti. Il Governo smentisce se stesso”
di Benedetto Fucci
Sarebbe importante che il Governo ci spiegasse come sia possibile affrontare i molti obiettivi descritti nello stesso DEF (su tutti il riordino della rete ospedaliera il "patto per la sanità digitale") nel momento in cui soltanto tra cinque anni, nel 2020, sarà possibile che la percentuale di PIL dedicata alla sanità torni a crescere
21 APR - Il quadro della sanità delineato dal Documento di Economia e Finanza presenta molti aspetti critici andando a confermare la tendenza a definanziare il sistema sanitario senza però che vi siano obiettivi programmatici realmente efficaci e in grado di canalizzare i risparmi previsti per intervenire su criticità note da tempo come quelle relative alla rete ospedaliera o all'assistenza territoriale.
Il DEF ridimensiona la posta di bilancio prevista di 2.352 milioni di euro, portando così la previsione programmatica a 109,7 miliardi per il 2015 e 113,1 miliardi per il 2016. Noto come questi siano gli effetti della scorsa Legge di stabilità, di cui il Gruppo parlamentare di Forza Italia, durante l'esame sulle parti di competenza della Commissione Sociali della Camera, aveva evidenziato i molti aspetti negativi. Al tempo stesso il DEF sottolinea che la previsione del rapporto fra spesa sanitaria e PIL presenterà un profilo crescente solo a partire dal 2020 e si attesterà attorno al 7,6 per cento circa nell’ultimo decennio del periodo di previsione (2050-2060).
Mi sembra che questo programma di spesa nel comparto sanitario sia del tutto insufficiente a fronte, soprattutto, delle dinamiche demografiche del nostro Paese, in cui l'età media si allunga e in cui quindi le esigenze di assistenza stanno già oggi mutando rapidamente.
Sarebbe importante che il Governo ci spiegasse, in un ottica di programmazione, come sia possibile affrontare i molti obiettivi descritti nello stesso DEF (su tutti il riordino della rete ospedaliera il "patto per la sanità digitale") nel momento in cui soltanto tra cinque anni, nel 2020, sarà possibile che la percentuale di PIL dedicata alla sanità torni a crescere. Il mio timore è che il taglio delle risorse nel comparto sanitario possa riverberarsi sui livelli essenziali di assistenza. E che, in definitiva, gli annunci mediatici del Presidente del consiglio sul taglio delle ASL (con che criteri? In che tempi? Con quali obiettivi?) o sul costo delle siringhe in Calabria e Lombardia siano molto mediatici ma al tempo stesso assai effimeri.
Nell’ultima Relazione sullo stato sanitario del Paese è scritto che “dal punto di vista clinico-assistenziale, sul fronte della domanda, si assiste ad un'evoluzione epidemiologica con invecchiamento della popolazione e aumento delle cronicità; sul fronte dell'offerta, l'evoluzione della medicina e il progresso scientifico implicano sempre più l'impiego di avanzate tecnologie sanitarie, terapie personalizzate, farmaci evoluti. Entrambi i fattori suddetti richiedono investimenti elevati e hanno a loro volta ripercussioni economiche sul sistema”. Mi sembra però che la politica dei tagli portata finora avanti dal Governo - e che viene indubbiamente confermata sia dal DEF che dall'allegato Programma Nazionale di Riforma - sia in contraddizione con la necessità appunto di contare su investimenti elevati.
Benedetto Fucci
Capogruppo di Forza Italia nella Commissione Affari Sociali della Camera
21 aprile 2015
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