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Parlamento Ue agli Stati membri: “Incoraggiare riconoscimento matrimonio e unioni civili gay”


In una risoluzione votata oggi si “incoraggia le istituzioni e gli Stati membri  a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso”.  Sì da 390 deputati, i no sono stati 151 e gli astenuti 97. Si spacca il Ppe. Compatto il gruppo Socialisti e democratici (votano no solo gli eurodeputati Pd Morgano e Zoffoli). IL TESTO

12 MAR - Il Parlamento europeo “prende atto della legalizzazione del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in un numero crescente di paesi nel mondo, attualmente diciassette e incoraggia le istituzioni e gli Stati membri dell'UE a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in quanto questione politica, sociale e di diritti umani e civili”. Questo uno dei punti della risoluzione sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 e sulla politica dell'Unione europea in materia, votata oggi dal Parlamento di Strasburgo. I sì al testo finale sono stati 390, i voti contrari 151 e gli astenuti 97 (vedi voti nominali).  Si spacca il Partito popolare europeo. Compatto il gruppo Socialisti e democratici (votano no solo gli eurodeputati Pd Morgano e Zoffoli).

Sempre sui diritti il Parlamento europeo “invita il SEAE e la Commissione a sollevare la questione dei diritti delle persone LGBTI nei dialoghi politici e in materia di diritti umani con i paesi terzi e nelle sedi multilaterali”. Inoltre, si “sottolinea l'importanza che la Commissione e il SEAE continuino a sollevare la questione dei diritti delle persone LGBTI nei dialoghi politici e in materia di diritti e umani e ricorrano all'EIDHR per sostenere le organizzazioni che difendono i diritti delle persone LGBTI consentendo loro di sfidare le leggi e le discriminazioni omofobe e transfobiche nei loro confronti, sensibilizzando il grande pubblico nei confronti della discriminazione e della violenza subite da persone di diversi orientamenti sessuali e identità di genere e garantendo che sia prestata assistenza di emergenza (comprese l'assistenza psicosociale e medica, le misure di mediazione e di reintegrazione) a coloro che hanno bisogno di tale sostegno”.

Nella risoluzione si “deplora che l'omosessualità sia tuttora sanzionata penalmente in 78 paesi, sette dei quali prevedono la pena di morte (Arabia Saudita, Nigeria, Mauritania, Sudan, Sierra Leone, Yemen, Afghanistan, Iran, Maldive e Brunei), e che in 20 paesi siano ancora configurate come reato le identità transgender; condanna fermamente il recente aumento di leggi discriminatorie e ritiene che le pratiche e gli atti di violenza contro gli individui sulla base del loro orientamento sessuale e dell'identità di genere non debbano restare impuniti; incoraggia un rigoroso controllo della situazione in Nigeria, Uganda, Malawi, India e Russia, dove nuove leggi o recenti sviluppi giuridici minacciano gravemente la libertà delle minoranze sessuali”. Inoltre il Parlamento “riafferma il proprio sostegno all'incessante lavoro dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani volto a contrastare tali leggi e pratiche discriminatorie, nonché, più in generale, al lavoro delle Nazioni Unite su questo tema”.

Diritti delle persone con disabilità. Tra i numerosi temi della risoluzione anche quelli sui diritti per i disabili. Il Parlamento ha ribadito “l'importanza di una sua efficace attuazione da parte sia degli Stati membri sia delle istituzioni dell'Unione e sottolinea, in particolare, la necessità di integrare in modo credibile il principio dell'accessibilità universale e la totalità dei diritti delle persone con disabilità in tutti le politiche pertinenti dell'UE, compreso il settore della cooperazione allo sviluppo, e pone l'accento sul carattere prescrittivo e orizzontale di tale questione”. I deputati evidenziano anche “l'importanza che l'Unione agisca in cooperazione con le pertinenti organizzazioni internazionali e regionali e con la società civile, in particolare con le organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità, al fine di garantire che i programmi di sviluppo internazionali tengano conto delle esigenze in termini di accessibilità delle persone con disabilità”


Il Parlamento ha esortato poi il SEAE a rivolgere un'attenzione minuziosa alle osservazioni e raccomandazioni per paese pubblicate dal Comitato sui diritti delle persone con disabilità nonché alle relazioni degli Stati, e a sollevare in modo sistematico queste preoccupazioni nei dialoghi politici con i paesi interessati e nelle dichiarazioni pubbliche”.

12 marzo 2015
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