Incompatibilità. Quotidiano Sanità risponde all'on. Massimo Enrico Baroni
di Cesare Fassari
Il portavoce del Movimento 5 Stelle alla Camera ci chiama in causa sul suo blog sulla questione delle incompatibilità dei tre presidenti/senatori. Secondo lui diffonderemmo informazioni "non veritiere e poco chiare", perché influenzati da "interessi" inconfessabili. Mi spiace onorevole ma le cose non stanno affatto così
25 GEN - Nella foga di confermare la sua interpretazione sulla questione dell’incompatibilità tra seggio senatoriale e presidenza delle Federazioni ordinistiche (legittima ma, come tutte le interpretazioni, soggettiva), il portavoce del Movimento 5 Stelle alla Camera, onorevole
Massimo Enrico Baroni, se la prende anche con il sottoscritto.
La mia colpa è l’aver dato notizia puntuale su questo giornale su quanto scritto dal presidente dell’Anac
Raffaele Cantone nella sua ultima delibera sulla questione.
Ma, dice in sostanza Baroni,
Quotidiano Sanità ne scrive perché ha interessi da difendere, perché il suo direttore, cioè io, è anche editore del giornale e del sito della Fofi, presieduta come si sa da
Andrea Mandelli, uno dei tre presidenti/senatori.
Scrive infatti l’onorevole Baroni:
“
In merito all’articolo pubblicato su Quotidiano Sanità e relativo alla incompatibilità dei Presidenti di ordini/Senatori occorre fare alcune precisazioni per non diffondere informazioni non veritiere o poco chiare, eventualmente influenzate (forse) da “interessi” che devono essere anch’essi gestiti in maniera trasparente (l’editore di Quotidiano sanità è il medesimo che cura il sito istituzionale e la rivista dell’Ordine dei farmacisti di cui è direttore responsabile proprio il senatore Mandelli)”.
Per il seguito dello scritto di Baroni
rimando al suo sito, qui proverò a dire la mia.
Devo dire che quando ho letto queste parole sono rimasto alquanto interdetto sull’opportunità di rispondere. Per esperienza, non solo giornalistica, so che contrapporsi a tesi fortemente e dichiaratamente così ben radicate nel preconcetto che comunque ci sia “qualcosa sotto” è quasi sempre inutile.
Poi ho deciso di farlo, non tanto nella speranza di convincere Baroni, quanto per mantenere l’impegno preso con i miei lettori di dire sempre le cose come stanno.
Punto 1. E’ vero quanto afferma Baroni sul fatto che il sottoscritto è anche editore delle pubblicazioni della Fofi? Sì. Come lo sono di molte altre pubblicazioni di settore. E’ il mio lavoro da 34 anni (ho cominciato a scrivere di sanità e a collaborare con molte componenti del settore a vario titolo nel 1981). Tutte collaborazioni editoriali chiare, trasparenti e note da tempo.
Quotidiano sanità è invece un giornale indipendente che, in soli 4 anni, ha conquistato il primato nell’informazione sanitaria. Che piace ed è sempre più apprezzato. Anche e forse, soprattutto, per la sua apertura a idee e contributi diversi.
Punto 2. Nell’articolo in questione ci sono “informazioni non veritiere o poco chiare, eventualmente influenzate (forse) da interessi”, come scrive Baroni? No. Ma lascio ovviamente a voi il giudizio. Basta leggere l’articolo per vedere che si tratta di un resoconto dettagliato della terza delibera di Cantone, senza alcun commento (che in ogni caso sarebbe stato comunque legittimo).
Punto 3. Il fatto di essere editore di house organ istituzionali del settore sanitario mi dovrebbe impedire, mettendoci la faccia e trasparentemente, di esprimere in ogni caso le mie opinioni su quanto accade in sanità? No, e in ogni caso non ci rinuncerei mai. Il paradosso è che, al contrario mi “converrebbe” forse non esprimerle quelle opinioni, proprio per evitare problemi. Cosa che però non ho mai fatto, scrivendo sempre ciò che penso andando anche, e spesso, controcorrente rispetto alla linea “ufficiale” di ministri, assessori, parlamentari, sindacalisti, ordinisti e così via.
Punto 4. Quotidiano Sanità si è schierato sulla questione delle incompatibilità? Si. E lo ha fatto con due miei articoli.
Uno del 13 novembre scorso dove scrivevo: “
Sull’altra questione, quella dell’incompatibilità tra cariche ordinistiche (e sindacali?) e cariche politiche (in Parlamento o in altre assise istituzionali) penso che i tre presidenti di ordine stiano riflettendo seriamente sul da farsi, tenendo conto sì delle pressioni della “piazza” ma soprattutto, come doveroso da parte di rappresentanti delle istituzioni, anche dell’esatta interpretazione delle norme se non altro per il fatto che la loro elezione in Parlamento è stata a suo tempo ritenuta compatibile dalla giunta parlamentare delle elezioni che è l’organo preposto a valutare eventuali incompatibilità”. Poi con
un altro articolo del 7 gennaio scorso dove, anticipando in qualche modo i dubbi che lo stesso Cantone avrebbe poi espresso nelle sue due ultime delibere, sostenevo che andasse prima verificato il ruolo di amministratore dei presidenti di Ordine e poi stabilirne le eventuali incompatibilità.
Abbiamo poi ospitato diversi articoli, decisamente favorevoli alla tesi dell’incompatibilità, di molti esponenti politici (tra i quali lo stesso on.
Baroni), di sanitari e di un collaboratore autorevole del nostro giornale, il professor
Ivan Cavicchi, da sempre fortemente ostile al doppio incarico dei tre presidenti/senatori e che al tema ha dedicato più di un commento.
Punto 5. Ma siamo poi così sicuri che la legge Severino sia così chiara in materia? Il fatto stesso che l’Anac di Cantone abbia ritenuto necessario scrivere ben 2 delle sue 3 delibere per fornire “interpretazioni e chiarimenti”, ci dovrebbe far ragionare tutti sul fatto che forse la questione così chiara non è.
Punto 6. In conclusione. Ma cosa ha dato così fastidio all’onorevole Baroni da sottrargli tempo prezioso per scrivere la sua “risposta a
Quotidiano Sanità”? (che, per inciso, non gli aveva posto alcuna domanda). Non lo so. Forse alla fine è stato solo un modo per rientrare sul tema, dopo che la stessa Anac poneva dubbi e distinguo su un
affaire che per molti doveva essere chiuso da tempo, a prescindere da “
cavilli di legge o decorrenza”, come scrive Baroni.
In ogni caso, nessun problema onorevole Baroni. So che lei resterà della sua idea e io della mia. E cioè che cose serie come l’incompatibilità nell’ambito di ruoli pubblici elettivi e quindi espressione di volontà popolare (come lo sono sia quello senatoriale che quello di presidente di Ordine) non si possono decidere in piazza sull’onda delle emozioni e della caccia alla streghe. O peggio sulla base di qualche votazione da “santa inquisizione” su internet.
Cesare Fassari
25 gennaio 2015
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