Programma esiti. D'Ambrosio Lettieri (FI): "Cittadini del Sud non possono essere di serie B. Problema è di governance"
Secondo il capogruppo di Forza Italia in Commissione Sanità del Senato, i dati dell'Agenas fotografano una sanità "a macchia di leopardo con un Mezzogiorno in netto ritardo rispetto agli standard qualitativi minimi fissati dal Ministero".
21 OTT - I dati del Programma nazionale esiti sviluppato da Agenas per conto del Ministero della Salute evidenziano, “ancora una volta, una sanità a macchia di leopardo con un Mezzogiorno in netto ritardo rispetto agli standard qualitativi minimi fissati dal Ministero, in merito alla efficacia e all’appropriatezza delle prestazioni sanitarie”. E’ il commento di
Luigi D’Ambrosio Lettieri, capogruppo di FI in Commissione Sanità del Senato.
I dati riportati, soprattutto in relazione alla cura di tumori di colon, seno, polmone e stomaco, “ci rivelano come a fronte di un maggiore volume di interventi in strutture adeguate dal punto di vista strutturale, tecnologico e professionale, gli esiti della cura siano migliori e si abbassi la mortalità. Ma solo il 20% delle strutture italiane rispetta i volumi minimi stabiliti, e anche in questo caso, in modo disomogeneo, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Una realtà che accentua le differenze, inaccettabili, con il conseguente aumento della cosiddetta mobilità passiva verso altre regioni”.
D’Ambrosio Lettieri sottolinea che quella dell’Agenas non è una classifica, “ma il quadro fornito, proprio perché è utile a correggere gli errori e a migliorare la qualità assistenziale, ci indica che il gap non sta nelle competenze, ma nella governance del sistema che, purtroppo, al Sud, con particolare riferimento alla Puglia, agli ultimi posti in compagnia di Calabria e Campania, non brilla”.
E una governance efficace, “che naturalmente va ripensata anche nell’ambito di un Ssn sempre più in difficoltà a causa di tagli lineari perpetrati senza alcun ritorno se non quello negativo dell’abbassamento dei livelli essenziali di assistenza in alcune regioni piuttosto che in altre”, non può prescindere “dalla conoscenza approfondita delle esigenze territoriali e della accessibilità ai servizi, nonché dalla valutazione del costo-beneficio”.
Il capogruppo di Fi in Commissione Sanità al Senato rileva, infine, che sino ad oggi emerge “una forte carenza nella organizzazione territoriale secondo un modello che contempli servizi assistenziali e diagnostici che non richiedono il ricovero ospedaliero. Come pure nel costruire reti efficienti che contribuiscano a neutralizzare gli sprechi e – conclude - a garantire le terapie mediche senza costringere i pazienti a intollerabili, quanto deleteri, spostamenti”.
21 ottobre 2014
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