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Fazio: potenziare la sanità territoriale esportando i modelli regionali virtuosi


Superamento del modello ospedalocentrico non più sostenibile, maggiore offerta territoriale per  adeguarsi al “problema demografico” e una migliore esportazione dei modelli regionali virtuosi. Questi i  punti cardine del discorso tenuto dal ministro Fazio questo pomeriggio, durante la presentazione dei risultati della ricerca Cergas:  Integrare la rete dei servizi territoriali: contenuti, forme e risultati delle best practice in Italia.
 

11 NOV - L’esponenziale aumento della vita media ha fatto esplodere ormai ovunque l’emergenza demografica. Ha messo cioè in crisi non solo i sistemi pensionistici, ma anche quelli sanitari, costretti a reinventarsi per non andare incontro ad un rischio di insostenibilità.
È stato questo il punto di partenza del discorso tenuto oggi pomeriggio dal ministro della Salute Ferruccio Fazio nell’auditorium di Lungotevere Ripa, durante la presentazione del Rapporto Cergas.
“Il modello ospedalocentrico non può più funzionare – ha dichiarato Fazio – non è solo un problema di sostenibilità del sistema, ma è un discorso che coinvolge anche la salute del paziente, in particolare quello anziano. È infatti dimostrato non solo che l’anziano viene meglio assistito in strutture residenziali, o a domicilio, rispetto ai ricoveri ordinari, ma soprattutto che, al di fuori degli ospedali, diminuiscono per lui i rischi di andare incontro ad una disabilità fisica o psichica”.
“Il nostro è un sistema di tipo universalistico – ha concluso Fazio – ‘spalmato’ su quelle che sono le varie realtà regionali. Qui le cose, a seconda dei territori, funzionano meglio o peggio. Dobbiamo raccogliere quelle che sono le varie esperienze di best practice, avviate nelle Regioni ‘virtuose’, per esportarle in tutte quelle realtà con situazioni più difficili”.
Sulla stessa lunghezza d’onda del ministro, anche i ricercatori Cergas hanno ribadito la fondamentale importanza di un processo di rivalutazione del ruolo dell’assistenza al di fuori degli ospedali.  Visto che, a causa del dinamismo e dei repentini cambiamenti della società, la domanda di assistenza si modifica rapidamente, l’offerta deve adeguarsi, non può restare rigida. I servizi sul territorio possono, e dovrebbero, essere quelli più flessibili e meglio adattabili alle esigenze ed al cambiamento della domanda.
Considerando, infine, anche l’invecchiamento della classe medica, il modello territoriale potrebbe essere utile per razionalizzare i loro impegni nell’ambito delle strutture di ricovero. I medici di medicina generale – secondo i ricercatori – non possono infatti essere considerati solo come gatekeeper, ma dovrebbero recuperare il loro ruolo di professionisti in grado di soddisfare una parte significativa della domanda di salute prima del ricovero e successivamente alle dimissioni.
 
G.R.


11 novembre 2010
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