“ll Ssn deve cambiare ‘verso’, da un sistema burocratico, verticale, individuale a un sistema sanitario dinamico, ‘orizzontale’, digitale e basato sulla collaborazione multi-disciplinare”. Come? “Sanando le falle” attraverso una riorganizzazione basata su nuovi standard di integrazione dei diversi setting assistenziali anche con la definizione di standard organizzativi e professionali, di volumi ed esito, che fino ad oggi sono mancati.
Sono quattro i meccanismi fondamentali di coordinamento organizzativo che rappresentano i quattro pilastri della riforma del sistema: nuovi standard per il funzionamento delle reti cliniche di patologia di livello regionale (come le reti tempo dipendenti) con reti nazionali di patologia (ad esempio per le malattie rare) e reti nazionali per specifici ambiti (come quello pediatrico); sviluppo dei percorsi integrati di assistenza e cura a livello ospedaliero, territoriale, domiciliare promuovendo il ricorso a soluzioni di telemedicina. E ancora, lavoro in team multidisciplinari a tutti i livelli del sistema sanitario e nuovi profili di ruolo professionale dedicati all’integrazione integrazione intra-organizzativa ed inter-organizzativa (ad es. case manager).
È questo, in estrema sintesi, il nuovo modello di sanità disegnato dal ministero della Salute Orazio Schillaci e presentato oggi alla 19esima edizione del Forum Risk Management che ha aperto i battenti ad Arezzo.
Il messaggio che arriva dal lungo discorso del ministro è chiaro: non sono le risorse l’unico fattore di efficienza per far compiere al sistema il tanto atteso giro di boa, ma una nuova organizzazione misurabile, che chiama in causa non solo i livelli nazionali ma anche Regioni e Aziende che devono “mettere a terra” i provvedimenti. “E se questo non accade – ha sottolineato il ministero – si creano disparità di accesso alle cure e quindi non si raggiunge quell’equità che invece è principio fondante del Ssn”.
“È un processo graduale, a fronte di un sistema complesso come quello sanitario in cui le risorse non sono l’unico fattore di efficienza” ha detto Schillaci
Sul tavolo c’è sicuramente il potenziamento e l’integrazione dell’assistenza ospedaliera e territoriale. E su questo tema il ministro ha indicato le coordinate da seguire. Occorre in primis aggiornare la classificazione delle strutture ospedaliere anche alla luce dell’avvio degli ospedali di comunità identificando gli ospedali di riferimento nazionali (III Livello) e rivalutare anche l’attuale sistema di dimensionamento delle strutture complesse per bacino d’utenza e i criteri per la determinazione del ruolo delle strutture ospedaliere nell’ambito delle reti hub&spoke.
E ancora, bisogna introdurre nuove reti assistenziali tempo-dipendenti e specialistiche e reti di riferimento nazionale, intervenire in modo incisivo sull’appropriato ed efficiente utilizzo dei posti letto ospedalieri anche nell’ottica del contenimento dei tempi d’attesa per l’accesso alle prestazioni in regime di ricovero.
Individuare, come già sottolineato, nuovi standard di volumi e di esito, sia per struttura sia per operatore. E anche potenziare i livelli di integrazione tra ospedale e territorio, anche nell’area dell’emergenza-urgenza e definire i criteri organizzativi per la presa in carico dei bisogni sociali e ampliare i setting di erogazione degli interventi socio-sanitari.
E a proposito di “criticità da sanare”, il Ministro ha annunciato la fine dei lavori del Tavolo tecnico sull’attuazione del Dm70 e del Dm77: “è stato prodotto un documento di sintesi in cui sono state sistematizzate le osservazioni raccolte per l’adozione degli eventuali strumenti giuridico-normativi necessari alla risoluzione delle criticità emerse”.
Non solo, per contrastare la grave criticità delle liste di attesa, da febbraio, ha ricordato ancora Schillaci, sarà attiva la nuova piattaforma che premetterà “di avere un quadro reale e preciso del fabbisogno di prestazioni e di come orientare le risorse”.
Il Ministro ha anche sottolineato che la transizione verso il nuovo modello deve essere sostenuta da “nuove regole di ingaggio per gli operatori anche agendo sulla componente organizzativa ed economica dei contratti di lavoro, facendo leva sulla digitalizzazione del sistema e sull’interoperabilità delle banche dati in fase di avanzata realizzazione”.
“Alla base di tutto il percorso – ha sottolineato – è indispensabile instillare una nuova cultura organizzativa e professionale che valorizzi l’attitudine al cambiamento e la visione sistemica dei professionisti e promuovendo in tutti gli ambiti la medicina basata sulle evidenze e le buone pratiche. Questo nuovo approccio richiede la piena valorizzazione del ruolo di tutte le professioni sanitarie tese anche a garantire la prossimità assistenziale”.
Gli altri elementi portanti sono la prevenzione e la ricerca “due ambiti – ha evidenziato – su cui il nostro impegno è massimo”, e l’innovazione “che garantisce equità, contribuisce a superare le disuguaglianze, supporta la sostenibilità. E Il 45% delle risorse del Pnrr è destinato alla digitalizzazione”
Tra telemedicina, digitalizzazione dei dipartimenti emergenza, ammodernamento del parco tecnologico, nuovo Fascicolo sanitario elettronico, ecosistema dei dati sanitari e intelligenza artificiale si potrà modernizzare la nostra sanità “indirizzandola verso un’assistenza sempre più vicina al cittadino, una medicina più personalizzata e una più efficace integrazione tra i setting assistenziali”.