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Liste d’attesa. Gimbe: “Misure a costo zero, Ddl rischia di non risolvere problema”


Cartabellotta in audizione davanti alla Commissione Affari sociali del Senato sul dd liste d’attesa: “Si continua sulla strada di un approccio 'a costo zero' che non risponde alle reali esigenze di potenziamento della sanità pubblica e rischia di compromettere l'efficacia delle azioni proposte, soprattutto in un contesto in cui il Ssn soffre di un cronico sottofinanziamento”.

22 OTT -

"Il Disegno di legge sulle prestazioni sanitarie non prevede investimenti ad hoc e sarà necessario attendere il testo della Manovra per capire se la norma diventerà operativa o rimarrà una scatola vuota. Si continua sulla strada di un approccio 'a costo zero' che non risponde alle reali esigenze di potenziamento della sanità pubblica e rischia di compromettere l'efficacia delle azioni proposte, soprattutto in un contesto in cui il Ssn soffre di un cronico sottofinanziamento". Lo ha sottolineato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, esponendo la principale criticità emersa dall'analisi Gimbe del testo del DdL anti-liste d'attesa, insieme ad alcune proposte, oggi in audizione davanti alla Commissione Affari sociali del Senato.

In particolare, nel provvedimento si prevede di investire 100 milioni di euro per il 2025 e per il 2026 - ma a valere sul Fsn, ovvero senza risorse, precisa Gimbe - aumentando il numero delle ore degli specialisti ambulatoriali: la previsione è di oltre 1 milione di ore aggiuntive per arrivare a erogare più di 3 milioni di prestazioni. Inoltre, il Ddl aumenta le soglie per acquisto di prestazioni dal privato accreditato, oltre quanto già previsto dalla Legge di Bilancio 2024, mettendo sul piatto ulteriori 184,5 milioni euro per i prossimi 2 anni. Tale incremento è destinato prioritariamente alle prestazioni erogate dalle strutture (54) dotate di pronto soccorso e inserite nella rete dell'emergenza-urgenza. "Un criterio - commenta Cartabellotta - che favorisce prevalentemente Lombardia (24 strutture) e Lazio (13), così come già accaduto con l'aumento del tetto per l'acquisto di prestazioni dal privato accreditato disposto dalla Legge di Bilancio 2024, parametrato alla spesa del 2011".

Secondo Gimbe, altra misura degna di rilievo è l'indennità di risultato (≥ 30%) per direttori generali, sanitari, amministrativi, e direttori di struttura complessa delle aziende sanitarie. "Una strategia sicuramente efficace - ha spiegato Cartabellotta - ma nell'impossibilità di 'aggiustare' statisticamente il dato sull'appropriatezza delle prestazioni c'è il rischio, ben documentato in letteratura, di comportamenti opportunistici al fine di ottenere l’indennità di risultato".

tempi di attuazione? Il DdL prevede "7 decreti attuativi e per 2 di loro non sono nemmeno stabiliti i termini di pubblicazione. Un numero così elevato di decreti attuativi - sostiene Cartabellotta - lascia molte perplessità sui tempi di attuazione delle misure. I tempi previsti per la pubblicazione dei decreti attuativi, rispetto alle loro finalità, sono troppo stretti considerati anche i ritardi già accumulati da quelli previsti dal Dl 74/2024, di cui 6 sono già scaduti". Questo, dunque, "aumenta l'incertezza sui tempi di attuazione delle misure, perché tra valutazioni tecniche, passaggi burocratici tra ministeri e attriti politici, dei decreti attuativi si perdono spesso le tracce, rendendo impossibile applicare le misure previste".

Gimbe rileva che "tutte le misure previste sono senza maggiori oneri per la finanza pubblica. Delle disposizioni 8 sono senza maggiori oneri per la finanza pubblica, 2 a valere su risorse già stanziate e 3 a valere su misure compensative". "In attesa del testo della Legge di Bilancio 2025 - prosegue Cartabellotta - il testo del Ddl conferma la decisione del Governo di non investire ulteriori risorse in sanità".

Infine, "il disegno di legge integra il Dl liste di attesa offrendo diversi strumenti per la governance nazionale. Tuttavia la sua attuazione appare troppo macchinosa, con tempi medio-lunghi, ostaggio di numerosi decreti attuativi e che richiedono la stretta collaborazione di Regioni e aziende sanitarie. Il DdL 1241, di fatto, non introduce interventi efficaci per ridurre la domanda inappropriata mentre, sul fronte del potenziamento dell'offerta, ad invarianza di risorse punta esclusivamente su specialisti ambulatoriali convenzionati e privato accreditato, oltre che su contratti flessibili. Scelta imposta dalla necessità di tamponare l'emergenza in assenza di investimenti mirati, per i quali sarà necessario attendere il testo della Legge di Bilancio 2025: senza risorse dedicate - chiosa - saremo ancora una volta di fronte a un'occasione mancata. Perché se aumentare le risorse senza riforme rischia di alimentare sprechi e inefficienze, le riforme senza risorse rimangono inevitabilmente scatole vuote".

E' urgente investire sul personale sanitario, sia per incrementare l'attrattività della carriera nel Ssn, aumentando i salari e migliorando le condizioni di lavoro, sia in termini di valorizzazione professionale. Attualmente, il Ssn sta affrontando una crisi del capitale umano senza precedenti che riguarda non solo la carenza di medici e, soprattutto, di infermieri ed altri professionisti sanitari, ma anche la loro motivazione personale, fortemente in calo dopo la pandemia. Un'ulteriore pressione sui professionisti in servizio - rileva Cartabellotta - senza un adeguato ricambio generazionale e incentivi appropriati, rischia di far aumentare i fenomeni di fuga dal Ssn, già in preoccupante crescita".



22 ottobre 2024
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