La commissione Sanità del Senato è stata sconvocata per tutta la settimana. L'esame degli emendamenti al decreto liste d'attesa è stato quindi rinviato alla prossima. Mancano ancora all'appello i pareri del Governo.
L'approdo in aula è previsto per il prossimo 16 luglio. La scadenza, secondo quanto spiegato a Quotidiano Sanità dal presidente della X commissione Francesco Zaffini (FdI), dovrebbe essere rispettata. Al massimo entro il 17 luglio si concluderanno i lavori in commissione e prenderà il via l'esame da parte dell'aula di Palazzo Madama.
Uno dei principali nodi da sciogliere riguarda l'articolo 2 con il quale si istituisce presso il Ministero della salute l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria che opererà alle dirette dipendenze del Ministro della salute. Questo avrà il compito di vigilare e svolgere verifiche presso le aziende sanitarie locali e ospedaliere e presso gli erogatori privati accreditati sul rispetto dei criteri di efficienza e di appropriatezza nella erogazione dei servizi e delle prestazioni sanitarie e sul corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa e dei piani operativi per il recupero delle liste medesime. Quest'organismo potrà avvalersi del supporto del Comando Carabinieri per la tutela della salute e avrà dunque la facoltà di accedere e controllare l'operato di tutte le strutture sanitarie.
Si tratta dunque nei fatti di un controllo capillare da parte dello Stato centrale che sembra andare in totale controtendenza rispetto alla spinta autonomista impressa dalla maggioranza con l'approvazione dell'autonomia differenziata. Al punto che la Lega, con l'emendamento 2.1 depositato in commissione Sanità al Senato ne ha chiesto lo stralcio. Una presa di posizione in linea con quanto espresso dalle stesse Regioni intervenute in audizione nei giorni scorsi, in tal senso è atteso domani il parere ufficiale della Conferenza Stato Regioni. Il rischio è che, senza modifiche sul punto, diverse amministrazioni regionali anche appartenenti alla maggioranza potrebbero impugnare la norma per portarla alla Corte Costituzionale.
Ma non finisce qui. L'articolo in questione è osteggiato anche dalle opposizioni al punto che, qualora l'emendamento soppressivo dovesse essere ritirato dalla Lega la prossima settimana, le opposizioni potrebbero farlo loro, come annunciato dalla capogruppo dem in commissione Sanità al Senato, Sandra Zampa.
Al governo restano ora quattro giorni per uscire da questa impasse.
Giovanni Rodriquez