In Italia nonostante ci siano attualmente 41 Banche del latte umano donato (Blud), il fabbisogno di latte umano donato per i neonati più vulnerabili non è soddisfatto perché le Blud sono distribuite in modo disomogeneo e non organizzato in rete.
Parte da questa premessa il documento sulla disponibilità del Latte umano donato arrivato all’attenzione della Conferenza Stato Regioni. Un documento prodotto dal gruppo di lavoro sul Lud - composto dai rappresentanti dell’Associazione italiana banche del latte umano donato, dal tavolo tecnico operativo interdisciplinare per la promozione all’allattamento al seno e dalla Società italiana di neonatologia - che contiene anche proposte per i policy maker al fine di valorizzare il latte umano donato e ottenere una maggiore disponibilità ed una più appropriata distribuzione sul territorio nazionale.
Il documento evidenzia in particolare come nell’ambito dell’assistenza ai neonati ad alto rischio, e in particolare ai pretermine, in carenza del latte materno della propria madre, il ricorso al Lud sia molto più vantaggioso rispetto all’uso del latte formulato per pretermine. Una superiorità, si sottolinea, che riguarda sia l’out come clinico, sia il risparmio in termini di costi sanitari. Anche il Lud, precisano gli esperti, ha un costo, ma poiché “i costi sanitari per affrontare la conseguenza della sua mancata disponibilità risultano maggiori il suo uso risulta avere un rapporto costo beneficio chiaramente favorevole”.