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Verso la manovra. “Detassare gli straordinari degli operatori sanitari, lotta alla burocrazia e revisione del Pnrr”. Intervista a Mandelli (FI)

di Giovanni Rodriquez

Queste le priorità per la prossima legge di Bilancio tracciate in questa intervista dal responsabile sanità di Forza Italia. Bocciato ancora un volta il progetto case della comunità: "Anche solo sotto il profilo numerico, non riteniamo che possano essere la risposta alle reali esigenze di salute dei cittadini sul territorio. Ricordiamo che si prevedeva la presenza di una casa della comunità ogni 50 mila abitanti. Consideriamo anche il dato orografico di un Paese che non è certamente fatto solo di grandi città. Manca poi il personale, chi lavorerà in quelle strutture?"

14 SET -

Sempre più operatori sanitari fuggono all'estero o scelgono il privato. Nel mentre, sono sempre meno i giovani che scelgono le professionisti sanitarie come proprio percorso di studi. Bisogna intervenire subito per invertire la rotta, cominciando da misure concrete come la detassazione degli straordinari.

Questo uno degli obiettivi che verrà perseguito fin dalla prossima legge di Bilancio. Ad anticiparlo in questa intervista a Quotidiano Sanità è Andrea Mandelli, responsabile sanità di Forza Italia che torna nuovamente a bocciare il progetto case della salute previsto dal Pnrr.

Nei giorni scorsi su QS abbiamo analizzato i più recenti dati Ocse, ne emerge un Ssn che nonostante un forte sottofinanziamento riesce a fare ancora miracoli in termini di esiti. Si evidenziano però criticità su personale e accesso ai servizi. Cosa ne pensa?
Penso che la pandemia ha messo a nudo le problematiche che affliggono un Servizio sanitario nazionale comunque ancora capace di performance straordinarie. Sappiamo, non certo da oggi, come sia necessario incrementare il livello del suo finanziamento. Da questo punto di vista quello economico è un tema che non riguarda soltanto l’Italia. Uno dei problemi più seri da affrontare è quello riguardante una straordinaria carenza di personale. E si badi bene che questa non riguarda solo medici e infermieri.


Cosa intende?
Le carenze riguardano ormai tutti gli ambiti delle professioni sanitarie. Il tema è molto più grave di come spesso se ne parla mediaticamente. Le cause ritengo possano essere molteplici. Siamo innanzitutto di fronte ad un oggettivo tema di calo demografico. La pandemia Covid ha poi contribuito a rendere ancora meno attrattive queste professioni. Vedere il personale sanitario rischiare la vita, con orari di lavoro impossibili e remunerazioni tra le più basse rispetto ai colleghi di altri Paesi europei di certo non invoglia i giovani a intraprendere questa strada. Tutto questo senza contare le vicende di cronaca che ci narrano di sempre più numerosi ci narrano di assalti ai pronto soccorso, aggressioni al personale sanitario e rapine alle farmacie.

Cosa si può fare per invertire la rotta?
Bisogna intervenire su diversi fronti, cosa che sta già facendo il Governo. Da una parte, grazie agli interventi della ministra Bernini, sono aumentati gli accessi a queste facoltà universitarie, una mossa che darà i suoi frutti negli anni a venire. Da subito, però, dobbiamo agire per incrementare l’attrattività verso queste professioni. Per farlo come Forza Italia proporremo una l’immediata detassazione degli straordinari per questi lavoratori. Una misura concreta che può andare subito a regime. Poi si deve finalmente affrontare con coraggio il tema burocrazia.

In che modo?
Da subito questa carenza di personale può essere combattuta con una reale sburocratizzazione di queste professioni. In poche parole facciamo fare ai sanitari il loro mestiere spazzando drasticamente gli oneri amministrativi che accompagnano l’esercizio della professione. Trascorrere larga parte del proprio tempo lavorativo ad ottemperare ad esempio a quanto richiesto da leggi molto datate è senza dubbio un ulteriore elemento che contribuisce al disamoramento verso queste professioni. Sapere che la burocrazia regnerà nella quotidianità del tuo lavoro può essere per molti un disincentivo. Usiamo la digitalizzazione e buttiamo via le scartoffie,: dobbiamo avere il coraggio di farlo e sono sicuro che lo faremo. Altro tema importante è quello delle liste d’attesa, anche in questo caso dobbiamo assolutamente imparare quanto il Covid ha reso evidente circa la prossimità dei servizi sul territorio.

Cosa andrebbe quindi fatto alla luce di quanto già previsto all’interno del Pnrr?
L’Italia deve assolutamente spendere bene quelle risorse. Anche in salute gli investimenti devono avere un ritorno che è misurabile sia nel numero di prestazioni erogate sia nella qualità delle stesse. Bene ha fatto il ministro Fitto a parlare di una necessaria rimodulazione su alcuni punti. A cominciare dalle case della comunità.

Un progetto che non vi ha mai convinto.
Sulle case della comunità la posizione di Forza Italia è stata estremamente chiara fin dal primo momento, questo è un progetto che non ci ha mai convinti per diversi motivi. Anche solo sotto il profilo numerico, non riteniamo che possano essere la risposta alle reali esigenze di salute dei cittadini sul territorio. Ricordiamo che si prevedeva la presenza di una casa della comunità ogni 50 mila abitanti. Consideriamo anche il dato orografico di un Paese che non è certamente fatto solo di grandi città. Oltre a questo, dobbiamo aggiungere altri due problemi.

Quali?
I professionisti che mancano: chi andrà effettivamente a lavorare in quelle strutture? E ancora, andando a dotare questi posti di nuove tecnologie, sarà necessario prevedere anche una formazione mirata e adeguata per il personale. Cosa al momento non prevista. Difficile cambiare il Pnrr, ma una sua rimodulazione sarebbe necessaria. Sono convinto che, lato territorio, la strada del DM 77 vada percorsa a tutta velocità. Ognuno deve fare il proprio lavoro in un contesto di vera sinergia tra operatori. Bene ha fatto Schillaci in questo senso ad aprire un tavolo di confronto per focalizzare alcuni temi che riguardano il DM 70 e il DM 77. Questo dialogo fa ben sperare.

Al ministero della Salute si sta esaminando la possibilità di offrire solo a pagamento il vaccino Covid a quelle persone per le quali non è raccomandata la sua somministrazione, lei cosa ne pensa?
Difficile fare previsioni oggi. E’ ancora presto per dire se effettivamente il Covid si possa affrontare come con strategie simili a quelle messe in campo per affrontare un’influenza stagionale. Un tema da affrontare è quello riguardante il fatto che una fiala di vaccino serve per cinque persone, sarà importante avere una fiala monodose. Per ora prudenzialmente è corretto proteggere in via prioritaria fragili, over 60 e operatori sanitari nonché gli ospiti delle RSA. Per il futuro vedremo.

Ultima domanda, l’Italia registra una spesa out of pocket sopra la media europea, segnale che le richieste di salute dei cittadini non trovano risposte nel Ssn.
Quando c’è di mezzo la salute e non si riescono ad avere risposte tempestive tutti noi siamo pronti a far sacrifici per arrivare a diagnosi veloci. Un esempio su come aiutare ad accorciare i tempi di attesa per l’erogazione delle prestazioni ci arriva anche da sperimentazioni già avviate sul territorio. In Liguria si è scelto di far eseguire gli elettrocardiogrammi anche all’interno delle farmacie per abbattere le liste d’attesa regionali. Per altro verso non possiamo non prendere atto che il welfare aziendale sviluppatosi anche nel nostro Paese ha messo in campo risorse importanti che hanno senz’altro alimentato l’erogazione di prestazioni sanitarie fuori dal Servizio Sanitario Nazionale. Bisogna poi porre la giusta attenzione anche all’evoluzione tecnologica formando e preparando gli operatori sanitari al suo utilizzo. Risposte concrete sui temi delle liste d’attesa così come sulla migrazione sanitaria possono arrivare anche dal progresso tecnologico, e penso alle grandi potenzialità della telemedicina.

Giovanni Rodriquez



14 settembre 2023
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