Ai blocchi di partenza il piano d’attacco per contrastare la Peste suina africana (Psa). Un’offensiva pianificata a tavolino per scongiurare il rischio di una malattia che potrebbe impattare pesantemente sull’economia del nostro Paese: le associazioni di settore stimano perdite per l’export di circa 20 milioni di euro al mese. E se il quadro dovesse peggiorare, secondo le ultime previsioni, la perdita economica nel nostro Paese schizzerebbe a 60 milioni.
Sei quindi le azioni strategiche da mettere in campo nell’arco di un quinquennio. La prima è la ricerca attiva di carcasse di animali infetto e il monitoraggio epidemiologico per verificare la distribuzione e l’andamento dell’epidemia di PSA. La seconda è il depopolamento dei cinghiali tramite cattura e abbattimento in completa biosicurezza, per creare il “vuoto sanitario” attorno alle aree di circolazione virale e impedire la diffusione della malattia.
Segue poi l’applicazione di misure di biosicurezza negli allevamenti dei suini (quali l’installazione di bio-barriere di contenimento negli allevamenti suinicoli e l’apertura di punti di macellazione) e l’installazione di barriere fisiche per delimitare la zona infetta e limitare la circolazione degli animali potenzialmente infetti. E ancora, una corretta gestione dei rifiuti per impedire ai suini selvatici di trovare fonti di sostentamento nei centri urbani e nei pressi degli allevamenti di suini.
A indicare le coordinate è il “Piano straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (Sus scrofa) e azioni strategiche per l’elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste suina africana (Psa) 2023-2028”.
Un documento messo a punto dal Commissario Straordinario Vincenzo Caputo e presentato ai tecnici della Stato Regioni con l’obiettivo di essere approvato già nella prossima seduta calendarizzata per il 6 settembre.
La bozza di testo, che anticipiamo, è stata al centro di una riunione ieri in Commissione agricoltura della Conferenza delle Regioni, presenti il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, il Sottosegretario Masaf Patrizio Giacomo La Pietra, il Sottosegretario alla salute Marcello Gemmato e il Commissario straordinario alla Peste suina africana Vincenzo Caputo. Il testo ha già ricevuto le prime osservazioni da parte dei tecnici, che hanno chiesto di inserire alcune modifiche tra cui quella di “dare la possibilità alla forza pubblica di intervenire in quelle aree del paese in cui tale emergenza ormai è fuori controllo” come ha anticipato Federico Caner, coordinatore della Commissione agricoltura della Conferenza delle Regioni.
Come si legge nel documento, l’obiettivo del Piano Straordinario (D.L. 22 giugno 2023 n. 75) è la riduzione significativa e generalizzata delle densità di cinghiale sul territorio nazionale calibrata per gli specifici contesti in relazione al rischio di ulteriore diffusione della PSA. Le stime parlano di un numero di cinghiali in Italia che verosimilmente si attesta intorno al 1 milione/1 milione e mezzo. Quindi, il primo step da raggiungere nell’immediato (un anno) è il prelievo di circa 600mila cinghiali con un incremento del 96% rispetto alla media degli abbattimenti effettuati tra il 2019 e il 2021 (n. 312.676; Sardegna esclusa). Un numero di prelievi che sarà rimodulato annualmente proprio per poter raggiungere la meta finale dell’eradicazione totale in quelle zone dove la malattia ha impattato pesantemente.
La bozza specifica, su questo punto, che “le diverse forme di prelievo devono essere incentivate tenendo in considerazione il contesto in cui si opera” proprio per perseguire l’obiettivo della riduzione numerica dei cinghiali sull’intero territorio regionale, comprese le aree protette e non venabili. In particolare, nelle aree ad elevato rischio di introduzione PSA, e definite come non vocate alla presenza del cinghiale (zone urbane e/o ad elevata antropizzazione e zone ad elevata densità suinicola), la pressione di prelievo deve avvicinarsi il più possibile “all’obiettivo del 100%, raggiungibile anche attraverso l’incentivazione delle modalità operative previste, ad opera degli ambiti territoriali di caccia (ATC) e degli altri soggetti incaricati”.
A dare vigore al Piano c’è anche l’Ordinanza “misure di controllo ed eradicazione della Psa” pubblicata ieri in Gazzetta Ufficiale che chiama in causa attivamente le Regioni.
“Braccio armato” saranno i Gruppi operativi territoriali (Got). Istituiti dalle Regioni e formati da personale tecnico afferente alle autorità competenti locali, direzioni regionali di sanità pubblica e veterinaria dell’agricoltura, dell’ambiente, delle polizie provinciali e degli enti regionali, saranno coordinati dal Commissario straordinario alla Psa.
Previsa, tra le varie misure da attuare, anche l’istituzione di un elenco nazionale dei bioregolatori, ossia di soggetti deputati al prelievo venatorio con una formazione specifica in materia di biosicurezza.
E.M.