La violenza contro le donne costituisce un problema di salute di proporzioni globali enormi, come riportato anche dall'Oms, e coinvolge anche i minori, sia quando subiscono sia quando assistono. Nel mondo la violenza contro le donne interessa una donna su tre. Lo ha dichiarato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ospite al Policlinico Tor Vergata per la nascita di una Rete interistituzionale contro ogni forma di violenza e la sigla di un Accordo quadro condiviso.
"In Italia i dati Istat dimostrano che il 31,5 per cento delle donne tra i 16 e i 70 anni nel corso della sua vita ha subito una forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Secondo i dati relativi agli accessi in Pronto soccorso, con diagnosi di violenza, rilevati il sistema informativo per il monitoraggio dell'assistenza in Emergenza-urgenza (Emur), negli anni si è registrato un numero crescente di accessi di donne che avevano subito violenza che andavano da 3300 circa nel 2014 a oltre 7600 nel 2010. E in seguito - ha proseguito il ministro - malgrado l'impatto dell'emergenza pandemica sull'accessibilità ai servizi ospedalieri, compresi quelli di emergenza-urgenza, l'incidenza degli accessi di donne con diagnosi di violenza e' continuato a crescere, passando da 9,1 per 10.000 accessi totali nel 2020 a 9,3 nel 2021".
"La pandemia - ha continuato il ministro - ha determinato un aumento dei casi di violenza, rendendo più urgente l'adozione di un approccio multidisciplinare per fronteggiare questa emergenza cronica. In questo ambito si inseriscono le attività formative avviate dal ministero della Salute in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, rivolte agli operatori sanitari e socio-sanitari, al fine di consentire di intercettare i casi di violenza e di attuare un più tempestivo servizio della persona vittima della violenza".
"Non possono non pensare alle tante donne impegnate nelle professioni sanitarie e socio-sanitarie che subiscono aggressioni verbali e fisiche. Il 12 marzo si celebrerà la Giornata nazionale contro la prevenzione e la violenza contro gli operatori sanitari e socio-sanitari. Per l'occasione - ha puntualizzato Schillaci - lanceremo una campagna di sensibilizzazione per far comprendere a tutti che coloro che si occupano della nostra salute sono i nostri primi alleati, non sono i nemici da sconfiggere e da aggredire. Infatti il paradosso a cui assistiamo è che proprio chi è dedito a prendersi cura della salute di chi ha bisogno, compreso chi è vittima di violenza, si trova sempre più spesso a subire aggressioni da parte di pazienti o dei loro familiari, a danno soprattutto delle donne".
Dai dati forniti dall'Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro (Inail) si evince che nel triennio 2019-2021 "sono stati denunciati 4.800 infortuni legati a episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari e socio-sanitari. Come emerge poi dal nuovo dossier `donne´ dell'Inail, che analizza ancora i dati provvisori del 2021-22 e da quelli annuali consolidati del quinquennio 2017-2021, il 3 per cento di tutti gli infortuni femminili avvenuti sul lavoro riguarda aggressioni o violenze. E tra le aggressioni subite più del 60 per cento svolge funzioni sanitarie o assistenziali. Nell'ambito della sanità, quella degli infermieri è la categoria più colpita e il 70 per cento delle aggressioni riguarda donne", ha aggiunto il ministro.
"Sono davvero preoccupato per quello che sta accadendo e la frequenza crescente di queste aggressioni richiede di essere affrontata tempestivamente. Lo stiamo facendo attraverso l'Osservatorio nazionale della sicurezza degli esercenti delle professioni sanitarie e socio-sanitarie, istituito per monitorare gli episodi di violenza commessi a danno dei professionisti sanitari nell'esercizio delle loro funzioni".
"Purtroppo - ha concluso Schillaci - gli episodi di violenza si legano a criticita' del sistema sanitario: in primis i tempi di attesa e la carenza di medici e infermieri. Siamo consapevoli di dover colmare questo gap, di accelerare la riorganizzazione della sanità pubblica che sia meno incentrata sull'ospedale ma abbia un sistema territoriale più forte. In questa direzione stiamo lavorando anche attraverso gli investimenti del Pnrr. Dobbiamo iniziare a promuovere azioni di informazione e sensibilizzazione che possano favorire quel cambiamento culturale sempre più necessario per costruire con l'apporto di ognuno società più giuste. Il sevizio sanitario italiano e il senso di umanità, i valori di solidarietà e altruismo possono rappresentare un faro da seguire e nel mondo".