Promuovere, nel contesto organizzativo della PA e di altri Enti, azioni e iniziative atte a perseguire obiettivi di tutela della salute e condizioni ambientali che favoriscano la salute. Favorire nella PA il coinvolgimento dei dipendenti e delle loro famiglie in iniziative volte allo sviluppo dell’empowerment sui determinanti di salute e sulla scelta di stili di vita salutari, anche attraverso la realizzazione di attività di informazione e comunicazione inerenti i temi della prevenzione primaria e della promozione della salute. E promuovere l’attuazione di interventi volti alla realizzazione di ambienti favorevoli alla salute nel contesto organizzativo della PA. Sono questi i capisaldi del “Documento di indirizzo per la promozione della salute nei luoghi di lavoro della Pubblica Amministrazione” redatto dal Ministero della Salute e ora al vaglio delle Regioni.
Il documento parte dall’assunto che “le Malattie Croniche Non Trasmissibili (MCNT) sono responsabili della maggior parte dei decessi e assorbono una quota preponderante della spesa sanitaria. Tali malattie hanno origine spesso in età giovanile, colpiscono prevalentemente le classi economicamente e socialmente svantaggiate, sono altamente invalidanti e richiedono un’assistenza a lungo termine, con gravi e sottovalutati effetti economici negativi”.
Ma le malattie croniche “rappresentano una sfida anche per il mondo del lavoro in relazione agli aspetti di valorizzazione del capitale umano, di impatto economico e sociale. Il contrasto ai fattori di rischio modificabili può, infatti, passare solo attraverso azioni complessive e integrate, che intervengano sui comportamenti individuali e sui determinanti sociali, economici e ambientali degli stili di vita”.
Per questo “il miglioramento, sia dell’ambiente sia dell’organizzazione del lavoro, può incidere efficacemente sui processi di invecchiamento attivo, creando condizioni di supporto e inclusione dei lavoratori più anziani e di quelli con malattie croniche o disabilità”.
Nel documento si segnala che per “promuovere sicurezza, salute e benessere fisico, mentale e sociale dei lavoratori, è necessario tener conto contemporaneamente di diversi aspetti tra loro correlati: l’ambiente di lavoro fisico, gli aspetti psicosociali dell’ambiente di lavoro (organizzazione e gestione del lavoro, valori, atteggiamenti, pratiche quotidiane), le risorse di salute personali, l’interazione tra luogo di lavoro e comunità per migliorare anche la salute delle famiglie dei lavoratori e degli altri membri della comunità stessa”.
Fasi di un modello di intervento di PromoSaLL
1a fase: Pianificazione
La prima parte della pianificazione di un modello di intervento di PromoSaLL consiste nella costituzione di un Gruppo di Lavoro (GdL), che abbia il mandato specifico di definire il Piano Operativo, realizzarlo e monitorarlo. Ciascun componente del GdL deve avere un ruolo specifico, al fine di garantire l’efficacia delle iniziative. I componenti principali del GdL, in merito alle rispettive competenze e funzioni, sono: il DL o suo delegato, le figure della prevenzione (paragrafo 2.b. e Tab. II) e i rappresentanti delle Direzioni, Uffici e Strutture coinvolti a vari livelli (prevenzione, risorse umane, comunicazione, acquisti, patrimonio, personale, statistica, ecc.) per la condivisione delle necessarie future autorizzazioni e collaborazioni. Nell’ambito del GdL dovrà essere identificato un referente, punto di riferimento per l’implementazione della strategia e di collegamento tra il gruppo stesso e la Direzione Aziendale. A seconda dei casi possono essere coinvolti altri esperti anche esterni.
Una volta formalizzato, il GdL procederà a valutare le caratteristiche della popolazione lavorativa coinvolta attraverso l’analisi oggettiva dei dati statistici a disposizione (aspetti demografici della forza lavoro, assenteismo, tassi di ricambio del personale, controlli sanitari, screening volontari, ecc.).
Tali elementi potranno essere successivamente integrati dalle informazioni raccolte tramite la somministrazione di questionari ai dipendenti, per valutare il livello di conoscenza e le abitudini, le opinioni e gli atteggiamenti, le esigenze, le aspettative e le intenzioni dei lavoratori; queste informazioni potranno suggerire modifiche organizzative e/o strutturali nelle aree di intervento scelte, funzionali al Piano Operativo.
La seconda parte della I fase consiste nella predisposizione, da parte del GdL, del Piano Operativo completo, da elaborare anche in forma schematizzata con le fasi attuative, la relativa tempistica di realizzazione (cronoprogramma, All.1) e un prospetto delle risorse umane, strumentali ed economiche necessarie (All. 2).
Nell’ambito del processo di redazione del Piano Operativo è necessario:
- verificare il rispetto degli obblighi normativi per quanto attiene le tematiche da sviluppare. Se
possibile, gli interventi devono essere collegati alle attività di prevenzione a tutela dei rischi lavorativi;
- valutare la situazione logistica e organizzativa esistente (presenza o meno di cartelli per il divieto di fumare, aree fumatori, mensa, distributori automatici, ecc., inserendo all’interno del programma le attività di successo già intraprese (gruppi di cammino, laboratori teatrali) e prevedendo un coordinamento di eventuali iniziative separate;
- verificare la possibilità che l’Amministrazione metta a disposizione risorse (incentivi finanziari e contributi per coprire i costi, spazi aziendali in cui svolgere le attività previste, ecc.);
- individuare gli interventi da proporre ed eventuali modifiche organizzative e strutturali da apportare;
- definire gli obiettivi, le priorità, i risultati attesi del progetto, anche tenendo conto delle risorse umane, finanziarie, strumentali e strutturali a disposizione;
- prevedere gli strumenti per la valutazione dei risultati prima di avviare il processo, tramite la scelta di appositi indicatori (tasso di assenteismo, ricorso ai servizi sanitari, turn-over).
Il GdL provvede, inoltre, alla pianificazione delle attività di comunicazione interna ai dipendenti e al monitoraggio dell’attuazione del Piano Operativo (All. 3).
Ai fini della riuscita dell’iniziativa è indispensabile porre in essere una serie di azioni, quali:
2a fase: Realizzazione
La seconda fase di un modello di intervento di PromoSaLL consiste nella realizzazione del Piano Operativo utilizzando gli strumenti individuati nella fase precedente di pianificazione:
- informazione di tutti i lavoratori sul programma di interventi, attraverso mezzi di comunicazione diversificati (manifesti, poster, avvisi, totem, intranet, incontri);
- acquisizione delle conoscenze, delle esigenze e delle aspettative dei lavoratori, attraverso: o indagini mediante questionari/interviste/check-list;
o organizzazione di incontri individuali o di gruppo;
- elaborazione statistica dei dati e analisi dei risultati;
- elaborazione di proposte all’Amministrazione di modifiche ambientali/organizzative, progettate a seguito
delle conoscenze acquisite con l’analisi dei risultati;
- messa in atto delle modifiche ambientali/organizzative proposte all’Amministrazione e da essa autorizzate;
- creazione di reti con altri stakeholder del territorio.
3a fase: Monitoraggio e valutazione degli interventi
La terza fase di un modello di intervento di PromoSaLL consiste in:
- analizzare l’impatto del programma di intervento realizzato con il Piano Operativo, valutando:
o grado di benessere generale;
o eventuale modifica di comportamenti non salutari;
o livellodisoddisfacimentoperlemodificheambientalieorganizzativeapprontatedaiverticiaziendali; o gradimento delle iniziative da parte del personale;
o ricadute su fattori economici (es. ricambio del personale, produttività, tassi di assenteismo);
- comunicare i risultati della valutazione restituendo, al Management aziendale, ai lavoratori e a tutte le figure coinvolte, i risultati degli interventi attuati e comunicando eventuali ulteriori modifiche previste per il futuro;
- realizzare un processo continuo di attuazione, in cui tutte le iniziative poste in essere vengono sostenute e migliorate nel tempo, in base alla valutazione dei risultati ottenuti.