l riferimento alla 'malattia sociale' appare non in linea con il vigente ordinamento sanitario: in passato, infatti, l’individuazione di alcune patologie come malattie sociali era funzionale alla costituzione di appositi centri per la cura delle suddette malattie, da istituirsi e da affidare in gestione agli enti ospedalieri, ai Consorzi provinciali antitubercolari, e a qualsiasi altro ente idoneo a svolgere azioni di prevenzione e di assistenza di malattie. Questo modello organizzativo è da tempo superato, sicché gli organismi tecnici del Ministero della salute stanno valutando la possibilità di individuare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea".
Così il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, rispondendo ieri in Commissione Sanità al Senato all'interrogazione sul tema presentata da Paola Boldrini (PD).
Di seguito la risposta integrale del sottosegretario Sileri.
Premette che il Servizio sanitario nazionale già garantisce l’assistenza sanitaria, la cura e la presa in carico, anche ai fini del monitoraggio dell'evoluzione della malattia, in modo uniforme sul territorio nazionale, anche a beneficio di coloro che sono affetti da cefalea.
Con specifico riferimento alle previsioni di cui alla legge 14 luglio 2020, n. 81, recante "Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale", fa presente che si registrano talune criticità di ordine applicativo.
In particolare, il riferimento alla "malattia sociale", ivi contenuto ai fini della presa in carico mediante percorsi dedicati, appare non in linea con il vigente ordinamento sanitario: in passato, infatti, l’individuazione di alcune patologie come "malattie sociali" era funzionale - in base al risalente Decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 1961 antecedente all’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale -, alla costituzione di "appositi centri" per la cura delle suddette malattie, da istituirsi e da affidare in gestione "agli enti ospedalieri, ai Consorzi provinciali antitubercolari, e a qualsiasi altro ente idoneo a svolgere azioni di prevenzione e di assistenza di malattie", secondo quanto letteralmente previsto da tale risalente disciplina.
Questo modello organizzativo è da tempo superato, sicché gli organismi tecnici del Ministero della salute stanno valutando la possibilità di individuare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea – secondo quanto prescritto dalla legge n. 81 del 2020 in questione - nell’ambito della vigente disciplina dei Livelli Essenziali di Assistenza, che assicurerebbe anche la necessaria provvista finanziaria, non prevista invece dalla menzionata legge n. 81 del 2020, che prescrive la individuazione dei nuovi progetti di cura con decreto del Ministro della salute "senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica".
In conclusione, assicura che sarà sua cura monitorare l’evoluzione delle iniziative in corso, fermo restando il principio generale, sopra richiamato, che già allo stato attuale il Servizio Sanitario Nazionale garantisce l’assistenza sanitaria ai soggetti che soffrono di cefalea.
Paola Boldrini (PD) in sede di replica, ringraziato il Sottosegretario per l'approfondimento sul tema oggetto dell'interrogazione, si dichiara perplessa in merito alla mancata attuazione della legge sul riconoscimento della cefalea quale malattia sociale, che ha sinora impedito la realizzazione dei progetti che il legislatore aveva previsto. Nell'auspicare ulteriori approfondimenti in materia, si dichiara parzialmente soddisfatta della risposta.