“La scadenza dei nostri contratti, il prossimo 30 giugno, metterà un punto definitivo alla nostra triste vicenda se le Istituzioni coinvolte non si decideranno a compiere dei passi decisi e tempestivi per porre fine al nostro precariato”. È quanto denunciano i precari dell’Agenzia del farmaco che tra un paio di mesi rischiano di restare senza lavoro.
“Siamo circa 50 persone – spiegano - , in maggioranza donne, laureati o comunque formati e da anni impiegati in settori strategici dell'Aifa. Noi precari ricopriamo infatti le posizioni più disparate in ambito farmacologico, tecnico, legale e amministrativo in aree strategiche quali l’area autorizzazione dei medicinali, vigilanza post marketing, l’area pre-autorizzazione, l’ufficio sperimentazione clinica, l’area legale, l’ufficio registri di monitoraggio dei medicinali, ufficio stampa etc. Abbiamo svolto e svolgiamo da anni i medesimi ruoli del personale di ruolo, senza però i medesimi riconoscimenti economici. L'età media è 40/45 e quindi di difficile collocazione futura”
Per questo “AIFA, Ministero della Salute, MEF e Funzione Pubblica possono fare molto perché il patrimonio di professionalità ed esperienza da noi rappresentato non vada disperso dopo il 30 giugno. Ce lo hanno detto sempre tutti gli esponenti politici alla cui attenzione abbiamo portato la nostra annosa condizione di precariato: è solo una questione di volontà politica, se ci fosse una seria determinazione a mettere un punto a questo vergognoso precariato, nessun ostacolo normativo o amministrativo sarebbe insormontabile”.
“Si tratta, del resto, di un percorso che è stato avviato e portato a termine in molte altre pubbliche amministrazioni, perché dunque proprio questi lavoratori, che sono stati in prima linea in questi due lunghissimi e difficili anni di pandemia, dovrebbero fare eccezione? Esigiamo delle risposte chiare da AIFA e dai ministeri coinvolti, non possiamo accettare di essere messi alla porta dopo anni di serio lavoro” evidenziano.
“Ogni strumento – denunciano - finora messo in campo si è rivelato inadeguato e insufficiente: dalle continue proroghe legate allo stato di emergenza sanitaria, ai concorsi banditi nel 2021, inadeguati nel numero di posti e nella individuazione dei profili professionali, oltre che discutibili quanto a modalità di svolgimento e criteri di valutazione dei candidati. È tempo di assumere iniziative all’altezza del ruolo che l’Agenzia è chiamata a svolgere nel nostro Paese e a cui noi contribuiamo fattivamente e con professionalità da lungo tempo”.