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Quici (Cimo): “Ma siamo sicuri che Mef e Regioni concordino?”


28 SET - “Come non si può non condividere l’atto d indirizzo 2018 del Ministro Lorenzin sulle priorità politiche per la sanità italiana ad iniziare da alcuni interventi urgenti, come la maggiore appropriatezza dei setting assistenziali su basi tecnico-scientifiche, il maggior efficientamento complessivo dei processi organizzativi e, soprattutto, la visione di una sanità che non può continuare ad essere considerata un costo ma un fattore produttivo, che contribuisca a sviluppare il benessere sociale e lo sviluppo economico del nostro Paese. Chi lavora nelle strutture sanitarie è ben consapevole di queste necessità, ma ciò che manca è la visione di un sistema sanitario che non può continuare a rincorrere il Pil partendo da un rapporto divergente che lo vede, nei cicli economici depressivi, il primo ad essere colpito dai tagli e dai finanziamenti e, in quelli espansivi, l’ultimo ad essere valorizzato”.

Questo il commento di Guido Quici sull’atto di indirizzo pubblicato oggi per l’individuazione delle priorità politiche per il 2018 del ministero della Salute.

“L’atto di indirizzo – ha precisato – dovrebbe essere, prima di tutto, indirizzato al Mef, perché è proprio il ministero dell’economia e della finanza che puntualmente vanifica tutti i buoni propositi entrando a gamba tesa anche sullo stato giuridico del personale sanitario, come già avvenuto in passato. Subito dopo il Mef, l’atto d’indirizzo va alle Regioni, la cui eccessiva autoreferenzialità vanifica le azioni proposte dal Ministero della Salute, ad iniziare dall’art. 22 del Patto della Salute. Ma la vera chiave di lettura, su cui occorre interrogarsi, è insita nel rapporto tra dinamiche di economia e dinamiche sociali, perché il benessere dell’individuo può veramente ridurre i costi diretti, indiretti e intangibili della sanità. Non ultimo – ha aggiunto Quici – il ruolo dei sanitari e dei medici vessati da continui provvedimenti di carattere giuridico ed economico che hanno portato ad una forte demotivazione della categoria, come hanno testimoniato gli oltre 3mila medici che hanno risposto al sondaggio condotto dal nostro sindacato. Cimo si aspetta atti concreti e la concretezza si sostanzia anche in azioni tese a valorizzare davvero la professione e il sistemo sanitario nazionale nella sua interezza e per evitare quel sempre più crescente fenomeno di migrazione dei medici verso le strutture private”.

28 settembre 2017
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