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Pd: “Il decreto è un bluff, sonora bocciatura anche dalle Regioni”


11 LUG -

"Le Regioni certificano il fallimento del Governo". Fioccano i commenti da parte dei parlamentari del Pd dopo il parere negativo arrivato dalla Conferenza Stato Regioni sul decreto liste d'attesa.

“Doveva essere il decreto che risolveva il tragico problema delle liste d'attesa nella sanità pubblica. È diventato il decreto che le Regioni bocciano perché è vuoto e privo di risorse, e su cui si spacca la maggioranza, con la Lega che presenta emendamenti che vogliono cancellare intere parti del testo”. È la segretaria Pd, Elly Schlein, a osservare così che “mentre infatti questo governo da una parte sventola la bandiera dell'autonomia differenziata, che cristallizza le differenze tra Regioni più ricche e più povere, dall'altra presenta un decreto che accentra i poteri e le regole sulle liste d'attesa, senza metterci un euro”. “Davvero un bel capolavoro che certifica l'ennesimo fallimento del governo”, conclude Schlein.

“Il parere contrario delle Regioni al dl liste d’attesa è una sonora bocciatura di cui Palazzo Chigi non può far finta di niente. Meloni e Schillaci sono stati sfiduciati anche dai loro presidenti di regione perché il decreto non risolve i problemi della sanità e non ha adeguate coperture finanziarie” così il capogruppo democratico nella commissione Affari sociali della Camera e responsabile welfare del Pd, Marco Furfaro. “Il decreto aveva solo finalità elettorali – aggiunge il dem - ed è stato presentato unicamente per cercare di coprire in modo goffo la legge Schlein che rappresentava una risposta determinata e concreta alla richiesta di un Ssn efficiente, universale e accessibile, al fine di salvaguardare il diritto alla salute di tutti i cittadini. Il capogruppo di Fdi, Foti, che faceva la lezioncina al Pd sulle coperture economiche della legge Schlein dovrebbe scusarsi pubblicamente e vergognarsi davanti a questa sonora bocciatura”.

“Anche le Regioni bocciano il decreto sulle liste d’attesa in sanità, mettendo nero su bianco che non si fanno le nozze con i fichi secchi e che, per prima cosa, mancano i soldi per permettere visite e accertamenti. Ed è evidente che sull’articolo 2, che centralizza le liste d’attesa e la loro gestione, si sta consumando una sfida all’ultimo sangue tra Lega e FdI. Da un lato infatti si spacca l’Italia con la legge Calderoli, la nuova versione della secessione padana, dall’altro il partito della Premier cerca di accentrare tutto, quindi anche il governo dell’emergenza sanitaria del momento. Le Regioni ovviamente vorrebbero cambiare quell’articolo, nel rispetto delle loro competenze. E’ chiaro dunque che il decreto, annunciato a pochi giorni dalle elezioni europee come la panacea di tutti i mali delle cittadine e dei cittadini, è in realtà l’ennesimo provvedimento propaganda, un vero e proprio bluff di una maggioranza spaccata e incapace di risolvere i problemi concreti delle italiane e degli italiani. Un bluff che stavolta si consuma sulla pelle delle persone e sulle loro sofferenze”, spiega il senatore Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd.

“E non è tutto – prosegue Boccia – giustamente le Regioni sottolineano come il Ssn sia largamente sottofinanziato dal governo rispetto alla media europea in un modo che sta mettendo in difficoltà anche le Regioni considerate dal ministero ai primi posti per l’eccellenza del servizio, mentre per l’abbattimento delle liste d’attesa sono necessarie risorse finanziarie e umane aggiuntive di cui le Regioni stesse non dispongono e che il decreto non stanzia. Direi che ce n’è per riflettere, lo dico al ministro e anche alla Premier Meloni. Per quanto ci riguarda, noi insisteremo sulla richiesta di voto del ddl schlein sulla sanità che abbiamo riproposto sotto forma di emendamenti in questo decreto bluff”.

“Il parere negativo della conferenza delle Regioni al decreto Liste d’attesa è una bocciatura senza precedenti. Ed è la conferma che l’intervento del governo è parziale, lacunoso e non risolve i reali problemi del sistema sanitario nazionale”, aggiunge a la deputata democratica, Ilenia Malavasi, componente della commissione affari sociali della camera, che sottolinea come: “quel provvedimento è nato solo ed esclusivamente per motivi elettorali. Hanno approvato in fretta e furia un testo del tutto incoerente che serviva alla maggioranza a cercare di oscurare la legge Schlein che prevedeva un reale intervento di investimento sul sistema sanitario sia da un punto di vista economico che da un punto di vista occupazionale. Hanno affossato in parlamento quella legge perché ne erano spaventati ma oggi ad essere bocciata è la linea del governo Meloni e l’azione del ministro Schillaci che, di fatto, è stato sfiduciato da molti Presidenti di regione della sua maggioranza”.

“È un vero e proprio atto di ribellione contro il governo. E a renderlo ancora più forte è che arriva dalla conferenza delle regioni che prende le distanze dalla linea di Palazzo Chigi e mette nell’angolo il ministro Schillaci che viene, di fatto, sfiduciato”, chiarisce il deputato democratico, Gian Antonio Girelli, componente della commissione Affari sociali della Camera, che sottolinea come: “il decreto liste d’attesa non è la risposta ai problemi della sanità italiana. Lo abbiamo detto con forza in queste settimane, ma la maggioranza non ha voluto darci ascolto e anzi ha bocciato la legge Schlein che chiedeva più investimenti e maggiore occupazione nel settore. Una considerazione politica però va fatta, mentre la maggioranza approva l’autonomia le regioni bocciano la linea del governo perché non prevede finanziamenti: Meloni, Tajani e Salvini dovrebbero trarne le conclusioni”.

"Le Regioni bocciano il decreto liste di attesa. Il bluff di un provvedimento che non mette un euro per garantire prestazioni sanitarie adeguate e per assumere personale, non regge. Chi amministra - anche a destra - sa che non bastano gli annunci per salvare il servizio sanitario", commenta su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.

"Con la bocciatura arrivata dalla Conferenza delle Regioni il disastro sul decreto liste di attesa è completato. Una serie di norme fallimentari, che non risolveranno nessun problema della sanità pubblica. La Conferenza contesta l'articolo 2 del decreto, che prevede l'istituzione di una cabina di regia nazionale per il monitoraggio, aprendo ad evidenti illegittimità costituzionali. Ma la novità è che le Regioni, con la sola eccezione della Regione Lazio, hanno dato parere negativo al decreto per l'assenza delle risorse finanziarie necessarie a sostenere i tagli delle liste di attesa. In commissione ho fatto notare proprio questo punto, che è il vero discrimine: senza risorse e senza superamento del tetto di spesa sul personale non sarà possibile potenziare i servizi per ridurre i tempi di accesso alle cure sanitarie", conclude la senatrice del Partito Democratico Ylenia Zambito, componente della commissione Sanità.



11 luglio 2024
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