“Senza enorme debito pubblico per la sanità almeno 45 miliardi in più”
14 SET -
"È vero che l'Italia spende meno di Francia e Germania per la sanità, ma il paragone non è sempre corretto. Se Germania e Francia spendono rispettivamente 3.450 e 3.071 euro pro capite rispetto ai 2.178 dell'Italia per la sanità pubblica nel 2019 è perché la loro economia è più sviluppata e il loro PIL supera quello italiano del 39 e del 20 per cento (la fonte è Eurostat). Ciò vale anche per i redditi dei medici, degli insegnanti e del personale sanitario. L'Italia raggiungerà queste cifre, se e quando il suo PIL toccherà i 35.000-40.000 pro capite. Inoltre, occorre considerare che l'Italia spende 3,9 punti di PIL più della Germania e 0,4 più della Francia per le pensioni.
Abbiamo poi un vincolo pesante, vale a dire gli interessi sul nostro enorme debito pubblico (80 miliardi all'anno) che assorbono l'8,5 per cento della spesa pubblica o il 4,1 del PIL. Mentre la Germania spende solo lo 0,9, la Francia l'1,6 del PIL. In totale sono 6,6 punti di PIL più della Germania e 2,4 più della Francia. Se non ci fossero queste distorsioni, la sanità italiana potrebbe beneficiare di almeno 45 miliardi di euro in più".
Così il ministro della Salute Orazio Schillaci, rispondendo oggi pomeriggio durante il question time al Senato all'interrogazione a prima firma Sandra Zampa sui livelli di finanziamento del Fondo sanitario nazionale.
Di seguito la risposta integrale del ministro Schillaci.
"I temi posti dai senatori e dalle senatrice interroganti per analogia di contenuto mi richiamano in gran parte alle argomentazioni che ho già presentato nel corso della precedente interrogazione del senatore Zaffini.
Nel corso di oltre un decennio il livello del fabbisogno sanitario nazionale standard ha registrato periodi di effettivi tagli, soprattutto in conseguenza delle manovre di spending review che sono state adottate anche nel settore sanitario e delle complessive manovre di finanza pubblica, salvo il picco registratosi nell'anno 2020 e in corrispondenza degli effetti della pandemia Covid-19.
Riguardo ai parametri per valutare il giusto livello di finanziamento del sistema sanitario nazionale ho anche già osservato che in ogni caso l'incidenza sul PIL è un indicatore ambiguo: essendo un rapporto, dipende anche dall'andamento del PIL stesso.
Quando si parla della necessità di portare la percentuale del finanziamento corrente sopra il 7 per cento del PIL, occorre anche tener conto che in quell'anno il prodotto interno lordo nazionale era crollato di tanti punti percentuali, salvo poi risalire con vigore successivamente.
Altrettanto mi suggeriscono gli economisti riguardo ai dati OCSE: è infatti vero che l'Italia spende meno di Francia e Germania per la sanità, ma il paragone non è sempre corretto. Se Germania e Francia spendono rispettivamente 3.450 e 3.071 euro pro capite rispetto ai 2.178 dell'Italia per la sanità pubblica nel 2019 è perché la loro economia è più sviluppata e il loro PIL supera quello italiano del 39 e del 20 per cento (la fonte è Eurostat). Ciò vale anche per i redditi dei medici, degli insegnanti e del personale sanitario. L'Italia raggiungerà queste cifre, se e quando il suo PIL toccherà i 35.000-40.000 pro capite.
Inoltre, occorre considerare che l'Italia spende 3,9 punti di PIL più della Germania e 0,4 più della Francia per le pensioni.
Abbiamo poi un vincolo pesante, vale a dire gli interessi sul nostro enorme debito pubblico (80 miliardi all'anno) che assorbono l'8,5 per cento della spesa pubblica o il 4,1 del PIL. Mentre la Germania spende solo lo 0,9, la Francia l'1,6 del PIL. In totale sono 6,6 punti di PIL più della Germania e 2,4 più della Francia. Se non ci fossero queste distorsioni, la sanità italiana potrebbe beneficiare di almeno 45 miliardi di euro in più.
Da ultimo, per quanto concerne la necessità di incrementare l'organico medio infermieristico, devo evidenziare che purtroppo il reiterarsi nel tempo delle misure di contenimento della spesa del personale ha determinato negli ultimi anni una significativa riduzione del personale del sistema sanitario nazionale. Questa situazione, però, soprattutto per la prevalenza del Covid-19, ha ulteriormente acuito le difficoltà del sistema, anche se i dati più recenti, fortunatamente, mostrano una ripresa della numerosità del personale con rapporto di lavoro subordinato.
Al riguardo dell'analisi dei dati disponibili è emerso tuttavia che le difficoltà di reclutamento dei professionisti, in particolare di medici ed infermieri, sono determinate non soltanto dai vincoli di spesa ma anche dalla scarsa attrattività del nostro sistema per i professionisti, con la conseguenza che spesso i concorsi non consentono la copertura dei posti per carenza di aspiranti. È pertanto chiara la consapevolezza della necessità di agire in maniera strutturale, sia assicurando le necessarie risorse al sistema, sia migliorando l'organizzazione dei servizi. Nell'ambito della manovra finanziaria che sarà operata con la legge di bilancio 2024 si renderà necessario, pertanto, cercare di reperire apposite risorse per finanziare strumenti incentivanti da destinare al personale del sistema sanitario nazionale e soprattutto al miglioramento del servizio reso ai cittadini. Penso in particolare all'abbattimento dei tempi delle liste d'attesa.
Confermo quanto dichiarato nell'intervista richiamata dagli interroganti circa la necessità di destinare maggiori risorse alla sanità e a tal fine rappresento che sono stati avviati tutti gli approfondimenti tecnici per individuare le misure più opportune nell'ambito degli istituti normativi e contrattuali vigenti, fermo restando che le stesse dovranno essere necessariamente concertate con il Ministero dell'economia e delle finanze".
La replica delle senatrici Sandra Zampa e Ylenia Zambito (PD): "Dopo le parole che il ministro Schillaci ha pronunciato nell’Aula del Senato rispondendo alla nostra interrogazione, aumenta la nostra preoccupazione per il destino del Servizio sanitario nazionale. Siamo felici che la maggioranza si sia accorta ora, a metà settembre quando la legge di Bilancio dovrebbe già essere stata impostata, che è necessario aumentare le risorse del Fondo sanitario nazionale. Questa maggioranza non può cavarsela, dopo quasi un anno di governo, dando la colpa agli esecutivi precedenti. Bisogna evitare che il Ssn entri in una crisi senza più possibilità di ritorno e siamo molto vicini a quel punto. Il tema delle risorse è in testa, ma occorre fare molto di più, occorre recuperare il rapporto di fiducia con il personale sanitario che è sotto pressione e non ne può più, è necessario evitare che si perdano le risorse del Pnrr e che l’autonomia differenziata dia un altro colpo ai principi di uguaglianza, equità e universalità cui è ispirato il Servizio sanitario nazionale.
La riduzione progressiva del Fondo sanitario nazionale fino al 6,2% del Pil al 2025 quando la media Ocse è al 7,1%, livello raggiunto in Italia nel 2020 - proseguono le senatrici del Pd - l’aumento della spesa out of pocket per le cure, la diminuzione dei posti letto ospedalieri pro capite e del numero di infermieri ogni 1000 abitanti sono spie di una situazione molto critica. Ci vuole una visione d’insieme, un’azione strutturale e non solo la ricerca disperata di altre risorse. Nella prossima legge di Bilancio ci aspettiamo interventi adeguati”.
14 settembre 2023
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