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Cassi (Cimo): “Evitiamo il default del Ssn”


21 FEB - “Prendiamo atto che anche in sanità siamo prossimi al default e predisponiamo un piano nazionale di riordino del Ssn”. È questo il commento di Riccardo Cassi, presidente della Cimo Asmd dopo  gli ultimi casi di cronaca sulla sanità italiana che lancia un appello: “Evitiamo il default del Ssn. Sospendiamo il titolo V la 229 e progettiamo un nuovo sistema nel quale i medici tornino a fare i medici, cioè a prendere decisioni in materia clinico-assistenziale, e non siano più vittime e strumenti di un'aziendalizzazione fatta solo di tagli e sprechi.

“Ogni giorno – ha detto Cassi – c’è una notizia sullo sfascio del Ssn. Gravissimi episodi di malasanità, buchi in bilancio e malaffare anche in Regioni fino ad ieri ritenute virtuose, condizioni sempre più drammatiche degli ospedali italiani. E la politica cosa fa? Governo e Regioni vanno avanti da settimane con il nuovo Patto per la Salute discutendo su chi deve avere un pezzo di torta più grosso da sperperare, il Parlamento trascina un disegno di legge sul Governo Clinico con il quale cerca di mettere toppe ad un sistema senza poter intervenire sui problemi veri e il Ministro Balduzzi, tra i mille problemi da risolvere, fa cadere sui medici e sulle aziende la questione dell’intramoenia".

"Dopo la riforma del titolo V del 2001 - ha continuato - la Sanità non ha più padri, ogni Regione pensa alle proprie questioni, il Parlamento è inibito dal legiferare e il Governo approva solo tagli. Eppure stiamo parlando dell’8% del Pil, e della salute dei cittadini. Vogliamo porre la sanità al centro dell’attenzione politica? Prendere atto che la riforma costituzionale è stato un errore e che la riforma del Ssn del 1999 ha fallito nei suoi obiettivi, riuscendo solo a marginalizzare e demotivare i medici e gli altri professionisti? Si voleva escludere la politica ed oggi le carriere dei professionisti sono lottizzate come fossero Cda delle municipalizzate; non si riesce a riorganizzare la rete ospedaliera ed il territorio perché i poteri locali si oppongono, non si riescono ad imporre standard di costi e di modelli organizzativi perché limitanti il potere delle regioni. Se dopo 12 anni il sistema ha portato a tutto questo – ha concluso Cassi - vuol dire che è obsoleto e non riflette più le esigenze della società. Prima ne prendiamo atto e prima potremo trovare soluzioni adeguate”.

Ester Maragò
 

21 febbraio 2012
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