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Crisanti alla Commissione Sanità: “In Italia differenza drammatiche nell’accesso ai test”


04 NOV - "In Italia ci sono delle differenze drammatiche in termini di accessibilità ai test, che vanno da regione a regione, all'interno delle stesse regioni, da città ad aree remote. Ma per combattere questo virus non dobbiamo lasciare indietro nessuno".
 
Così Andrea Crisanti, docente di microbiologia all'università di Padova nel corso dell'audizione in Commissione Sanità del Senato sul tema del ricorso ai test e al tracciamento per il contenimento della pandemia di Covid-19.
 
Sull'efficienza dell'App Immuni: "Questa dipende in maniera drammatica dalla quantità di persone che la scaricano, ma ha comunque una soglia legata alla capacita' del sistema di gestire le persone che ricevono un allert. Immuni, insomma, avrebbe un impatto limitato anche se la scaricassero tutti, a meno che non si crei un adeguato sistema di gestione a valle. Ad esempio oggi con 30.000 nuovi casi genererebbe 400.000 allarmi al giorno, che con la struttura attuale sarebbero ingestibili".
 
"Se non fossero stati testati tutti e non si fossero isolati i positivi al 30 marzo, l'80% della popolazione di Vo' Euganeo avrebbe contratto il virus. Le misure applicate hanno fatto in modo che la capacità di trasmissione del virus venisse ridotta del 98%, e quindi in pratica al 31 marzo a Vo' non c'erano più casi. Quelli che c'erano, erano quelli accumulati dalla data di inizio dell'epidemia dal 4 al 24 febbraio, quindi poche decine di casi", ha spiegato.
 
"Riteniamo che l'approccio usato a Vo' sia scalabile. Abbiamo numerosi esempi a livello internazionale. La Cina ultimamente ha testato 8 milioni di persone con test molecolari per identificare e tracciare tutti i contatti che avevano generato circa 10 casi. Non c'è bisogno di arrivare a questi numeri, ma questo è un approccio particolarmente efficace quando dopo un lockdown i casi dovessero ridursi a qualche centinaio al giorno, come a giugno nel nostro Paese. Questa è anche la ragione che mi aveva indotto a proporre ad alcuni membri del Governo un piano che potesse dotare l'Italia di una struttura in grado di effettuare il cosiddetto `network testing´, questo approccio diverso dal contact tracing".
 
"Possiamo abbassare la trasmissione virale con il lockdown, con vari tipi di lockdown e diversi tipi di restrizioni, oppure possiamo usare in maniera intelligente i test rapidi. Ma queste due soluzioni lasceranno sempre una trasmissione residua, che può di nuovo reinnescare il contagio. Allora, come evitare la terza ondata di Covid-19? C'è solo un modo: creare nel nostro Paese un sistema di sorveglianza che integri tre elementi. Il primo dei quali è la capacità di fare un numero sufficiente di tamponi, non a tappeto ma mirati, per bloccare la trasmissione e saturare lo spazio di interazione di ogni singolo individuo, cioè andando a testare tutte le persone con cui un positivo ha interagito negli ultimi giorni: parenti, familiari, colleghi", ha proseguito Crisanti.
 
"Tamponi mirati per intercettare le catene di trasmissione (che si trovano all'interno dello spazio di interazione di un positivo) e, secondo punto, questo processo deve essere integrato con strumenti informatici che permettano di collegare l'App Immuni e allo stesso tempo di monitorare come i casi si distribuiscono regione per regione e integrarli con altri parametri demografici come la densità di popolazione, la mobilità delle persone, e così via, per prevedere quello che succede dopo. Perché il problema non è inseguire il virus, ma anticiparlo e l'unico modo che noi abbiamo per farlo è avere la possibilità di intercettarlo e avere informazioni. Terzo elemento, questo sistema deve avere la logistica. Per rendere accessibili questi test là dove sono necessari», conclude Crisanti.

04 novembre 2020
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