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Ricciardi: "Il SSN è oggi più a rischio che mai, anche se molti sembrano far finta di niente"

di Walter Ricciardi

14 DIC - All’indomani della vittoria sul nazifascismo, il Primo Ministro britannico Winston Churchill, che aveva dato un contributo indubitabile e importante nella lotta contro le dittature e che aveva portato alla vittoria il proprio Paese, immaginava che sarebbe stato rieletto trionfalmente dai cittadini, riconoscenti per una leadership leggendaria esercitata in condizioni proibitive. Invece, gli inglesi diedero una forte maggioranza parlamentare al partito contrario a Churchill, quello laburista, che aveva promesso “non più lacrime e sangue”, ma un futuro di serenità e prosperità basato su un sistema di “welfare” garantito “dalla culla alla tomba”, concepito dalla mente geniale dell’economista e sociologo William Beveridge.
 
Scuola e università, formazione professionale, sussidi di disoccupazione, pensioni e, per la salute, un National Health Service (NHS), un servizio sanitario nazionale, naturalmente pubblico, finanziato con le tasse dei cittadini, operato con medici e personale salariato, gratuito al momento dell’uso, equo, solidale.
 
Un’utopia che diventava realtà e, ai giornalisti che gli chiedevano severamente pensava che potesse realizzare quello che prometteva, il Ministro della Salute Aneurin Bevan rispose senza esitazione “Sì! la malattia non è un lusso da pagare o una maledizione da vivere da soli, ma un evento che deve essere affrontato grazie alla efficienza di una società solidale”. E così fu, e tra l’incredulità della gente e le resistenze dei medici, l’NHS partì nel 1948 e i risultati straordinari che ottenne, affiancati al desiderio di equità e di giustizia sociale che emergevano dopo il conflitto mondiale, indussero altri Governi ad adottarlo.
 
Cominciarono i governi socialdemocratici dei Paesi scandinavi e, nel 1978 si aggiunse al gruppo il primo Paese dell’Europa del Sud,
l’Italia appunto.
In realtà di un sistema siffatto si era cominciato a parlare anche da noi già nel 1948. La “più bella Costituzione del mondo” è ancora Rapporti ISTISAN 03/ vi l’unica a considerare il diritto alla tutela della salute, nel suo articolo 32, come un diritto umano fondamentale, sia a livello individuale che collettivo. Così recita infatti il primo comma dell’articolo “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
 
Ci sarebbero voluti 30 anni (e la tragedia del terrorismo) per favorirne l’effettiva partenza.
Nel frattempo il nostro sistema prevedeva cittadini di serie A, quelli coperti da una “mutua” assicurativa che potevano godere di cure da questa rimborsate, e cittadini di serie B, che pagavano le prestazioni di tasca propria o, in caso di incapienza, venivano inseriti in liste di “poveri” da assistere caritatevolmente.
 
Tutto cambiò il 16 marzo 1978, quando venne rapito Aldo Moro, il Segretario del più importante partito politico dell’epoca, la Democrazia Cristiana. La sua uccisione, ad opera del gruppo delle Brigate Rosse, indurrà la formazione di un Governo di Unità Nazionale che prenderà misure urgenti e varerà con una rapidità inconcepibile per la politica italiana in tempi ordinari tre leggi sanitarie che cambieranno la vita di milioni di persone.
 
La prima, n. 180, per la riforma dell’assistenza psichiatrica, la seconda, n. 194, per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, la terza, n. 833, per la istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Da quel momento l’Italia si proiettava tra le nazioni più avanzate del Pianeta per i livelli di assistenza erogati alla propria popolazione.
 
L’introduzione di un sistema sanitario universalistico ha catapultato l’Italia, in breve tempo, ai vertici delle classifiche degli
indicatori sanitari mondiali, con la maggiore aspettativa di vita dopoil Giappone, la forte riduzione della mortalità materna e, in alcune
regioni, la più bassa mortalità infantile del mondo.
 
Oggi è urgente porci alcune domande: il nostro SSN è al sicuro? È sostenibile? Sarà in grado di dare ai cittadini di domani, ma anche di oggi, le stesse prestazioni che hanno contribuito a far entrare l’Italia nel novero dei Paesi più ricchi e sviluppati?
 
La risposta a tutte queste domande è semplice ed è, purtroppo, negativa. L’SSN è oggi più a rischio che mai, anche se molti sembrano far finta di niente. D’altra parte, sempre più persone si sono già rassegnate a pagare i servizi sanitari, con crescenti costi umani e finanziari. Se non si interviene presto e bene questa può diventare una vera e propria debacle civile e sociale.
 
Alla domanda se è possibile salvare, anzi consolidare e migliorare un sistema sanitario che non chiede carta di credito o certificato assicurativo a nessuno e fornisce milioni di prestazioni l’anno, la risposta non è semplice ed univoca ed è: dipende.
 
Dipende dalla partita che tutti i protagonisti – i cittadini, i professionisti, i manager e i decisori politici – decideranno di giocare e, soprattutto, se decideranno di giocarla insieme con senso di responsabilità o gli uni contro gli altri.
 
In questo libro, attraverso la storia del contributo dell’Istituto Superiore di Sanità all’SSN, abbiamo cercato di capire e di far capire come è nato il nostro attuale sistema sanitario, quali sono i suoi punti di forza e quali invece le criticità mai risolte; quali sono le sfide del presente e del futuro. Cercheremo quindi di prefigurare gli scenari futuri: che cosa succederà? Continueremo a godere di un sistema solidale e sostenibile o, quando ci ammaleremo, dovremo condurre una vera e propria battaglia per curarci e recuperare la salute?
 
Come sottolineava Martin Luther King, “di tutte le forme di disuguaglianza, l’ingiustizia nei servizi sanitari è quella più scioccante e disumana”, per questo noi, all’Istituto Superiore di Sanità lavoriamo e lavoreremo perché l’SSN rimanga a garantire il diritto alla tutela della salute di tutti coloro che vivono nel nostro Paese e sia addirittura rafforzato e migliorato, ma con questo libro segnaliamo che bisogna agire concretamente e rapidamente perché siamo ormai quasi fuori tempo massimo.
 
Walter Ricciardi
Presidente
dell’Istituto Superiore di Sanità  

 
Prefazione al volume: 1978-2018: quaranta anni di scienza e sanità pubblica 

14 dicembre 2018
© Riproduzione riservata
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