Niente accordo con i lavoratori. Chiude la RSA di Sacile
Dopo l’aggiudicazione della gara per i servizi di tre RSA, la ditta aggiudicataria rifiuta il subentro, per mancato accordo sulle spese per il personale. La RSA di Sacile chiude i battenti. La Fp Cgil scrive alla Regione: “Quanto accaduto è un gravissimo colpo ed un esempio di cattiva gestione della sanità territoriale. L'Asfo doveva attivarsi, concedendo una proroga alla cooperativa uscente e valutando l’offerta della cooperativa arrivata al secondo posto nella gara”. LA LETTERA
06 OTT - Dopo la scadenza del contratto d’appalto per la gestione dei servizi di tre RSA riabilitative a Pordenone, Roveredo in Piano e Sacile, la cooperativa aggiudicataria della nuova gara non ha raggiunto l’accordo con il personale sanitario in servizio per l’RSA di Sacile, e è dunque fallita la procedura di subentro. Una situazione che ha portato alla chiusura della stessa struttura riabilitativa.
Attualmente i venticinque pazienti ricoverati in riabilitazione a Sacile sono stati trasferiti in altre RSA ed i dipendenti, circa una dozzina, sono stati licenziati dalla cooperativa uscente ma, non avendo trovato l’accordo con l’aggiudicataria, attualmente sono senza un lavoro. Oltre a questa RSA, è chiusa da due mesi anche la struttura riabilitativa di Pordenone.
“Si chiede un suo immediato intervento per ristabilire una situazione almeno pari a quella precedente, prima della chiusura della Rsa di Pordenone, chiusa per manutenzione due mesi fa, e di quella imminente della Rsa di Sacile”. È quanto scrive la segretaria generale della Funzione pubblica Cgil del Friuli Venezia Giulia
Orietta Olivo in una lettera inviata all’assessore regionale alla Salute
Riccardo Riccardi. Una richiesta, spiega Olivo, legata anche all’assenza di risposte da parte del direttore generale dell’Azienda sanitaria del Friuli occidentale, sollecitato a intervenire dai sindacati provinciali della sanità.
La segretaria genarale Fp-Cgil, nel ricostruire le cause del problema del mancato subentro della cooperativa che si era aggiudicata la gestione delle due Rsa (oltre a quella di Roveredo in Piano, dove si è riusciti a prorogare la gestione uscente), salvo poi dichiararsi incapace di far fronte alle spese per il personale, definisce quanto accaduto “un gravissimo colpo ed una cattiva gestione della sanità territoriale”, puntando il dito in primis sulle responsabilità dell’Azienda sanitaria: “La direzione di Asfo – scrive Olivo – doveva attivarsi, appena venuta a conoscenza del problema, concedendo una proroga alla cooperativa uscente e valutando l’offerta della cooperativa arrivata al secondo posto nella gara”.
Ma la palla, secondo la segretaria generale, ora passa alla Regione, per dare una risposta immediata ai lavoratori coinvolti e garantire la continuità del servizio ai cittadini. “Ci si domanda se è davvero una priorità per l’assessorato – si legge nella lettera – dare continuità assistenziale e garantire quell’assistenza territoriale che secondo le indicazioni contenute nel Pnrr devono essere collocate al primo posto nelle strategie di rafforzamento del servizio sanitario, con consistenti risorse dedicate a questo obiettivo”.
Olivo sottolinea inoltre “l’importanza delle strutture intermedie come le Rsa quando ci troviamo con ospedali per acuti che danno a fatica le risposte, in particolare a Pordenone dove non si assume personale, e di fronte a migliaia di anziani con patologie croniche, che molto spesso non possono semplicemente essere dimessi e tornare a casa, ma hanno bisogno di strutture intermedie, appunto, che facciano assistenza e riabilitazione prima del ritorno a domicilio”.
La segretaria generale Fp Cgil cita anche una recente delibera della Giunta, la 1446/2021, che definisce gli obiettivi di rafforzamento delle strutture intermedie, prevedendo che, ove le dotazioni di posti letto superino i posti minimi previsti a livello regionale, quelli in sovrannumero non siano dismessi: “È pertanto paradossale – conclude Olivo – che a Pordenone si vada in direzione contraria”. Da qui la richiesta di “invertire una rotta che negli ultimi anni è stata all’insegna delle esternalizzazioni dei servizi» e ad «intervenire con urgenza per garantire un’adeguata assistenza sanitaria ai cittadini del pordenonese, evitando quello che sta accadendo, cioè un pesante ridimensionamento della sanità territoriale nella Destra Tagliamento”.
Endrius Salvalaggio
06 ottobre 2021
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