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Cronicità. Tiberio (Omceo Udine): “L’infermiere di comunità sia coordinato dal Mmg, non al distretto”

Per il vicepresidente dell’Ordine dei medici di Udine l’attuale organizzazione comporta delle interruzioni nel circuito sanitario a domicilio. “Basterebbe che la figura dell’infermiere di famiglia fosse coordinata da noi MMG e non dal capo distretto”. Perché “chi ha in cura un cronico, è il medico di medicina generale” e “se avessimo dei collaboratori che ci aiutassero a svolgere la nostra professione potremmo curare meglio ed essere più efficienti”.

31 LUG - Sulla situazione dei malati cronici, nel nostro Paese, c’è ancora tanto da fare in Italia. E il tempo per mettere in campo seri interventi stringe, perché, così come riportato nella stima di Report Osservasalute del febbraio 2019, i cronici in Italia saranno oltre 25 milioni e per curarli serviranno oltre 75 mld.

Il protagonista principale della rete territoriale sanitaria è certamente il medico di medicina generale, il quale per svolgere il proprio lavoro avrà bisogno di relazionarsi anche con altre figure sanitarie. “Una grande sfida – esordisce il Vice Presidente dell’ordine dei medici di Udine Gianluigi Tiberio – che dobbiamo sapere gestire e pianificare per tempo se non vogliamo trovaci impreparati nei prossimi anni. Nella Regione FVG l’assistenza domiciliare è curata dal distretto e dall’infermiere di comunità, ma quest’ultimo risponde al distretto e non al MMG”.

Questo tipo di organizzazione, secondo il Vice presidente Tiberio, comporta delle interruzioni nel circuito sanitario a domicilio. “Si potrebbe sicuramente curare gli ammalati nel proprio domicilio – spiega il Vice Presidente - in modo più efficace, con una appropriatezza migliore e con una collocazione delle risorse superiore a quelle che c’è attualmente. Basterebbe che la figura dell’infermiere di famiglia fosse coordinata da noi MMG e non dal capo distretto, ad esempio. Proviamo a fare un ragionamento. Chi ha in cura un cronico, è il medico di medicina generale, che lo conosce e che sa quando aggiungere o sostituire qualcosa...  Il nostro mestiere è quello di curare il paziente in base all’appropriatezza della diagnosi, perché noi curiamo la persona e non la malattia è questo il punto di forza che si dovrebbe sfruttare meglio.  Proporre al paziente dei cambiamenti di cure, di specialisti o palliativisti, senza relazionarsi con il MMG è un grande errore, che dovremmo superare”.

Secondo le statistiche europee, l’Italia è fra le ultime posizioni, con appena al di sotto di un 3% di anziani assistiti fra le mura domestiche. Questo comporta che un anziano non è abbandonato a se stesso, ma ad occuparsene sono le strutture intermedie dislocate nel territorio. “Curare a casa un anziano, quando si può – conclude Tiberio – è senz’altro un modo di cura più apprezzabile per l’assistito. Dobbiamo tenere conto però che i MMG sono sempre meno e con all’orizzonte uno scenario di malati cronici in aumento. Se avessimo dei collaboratori che ci aiutassero a svolgere la nostra professione come ad esempio in Inghilterra, potremmo fare di più e fare meglio. Ci mancano a sostegno degli infermieri sotto il coordinamento del Medici di famiglia, ci mancano dei collaboratori che ci possano aiutare a svolgere attività burocratiche, manca al SSN delle figure che aiutano a fare solo il MMG. Se risolvessimo questo nodo, potremmo tamponare alla carenza dei medici di questa categoria, potremmo curare meglio i pazienti a casa e potremmo essere senza dubbio più efficienti nelle cure”.

Endrius Salvalaggio

31 luglio 2019
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