Aggressioni operatori, il primo passo è riparare alle carenze del sistema
16 SET -
Gentile Direttore,
le aggressioni verso medici e infermieri sono da anni in costante aumento con violenze mai viste prima, eppure dai vertici politici sono finora mancate misure adeguate a contrastare il fenomeno, ed anche l’annunciato inasprimento delle pene sembra più una manovra di propaganda piuttosto che un efficace deterrente.
Il fenomeno è complesso, di difficile contrasto, vi sono molte cause.
Questi problemi ci sono sempre stati, ma in numero enormemente minore e con conseguenze usualmente meno gravi, poiché in passato c’era maggior attenzione sia in chiave preventiva che di contenimento del danno ad aggressione avvenuta.
Nei servizi di emergenza – 118 e Pronto soccorso - dove ho lavorato per decenni, c’era un’attenta formazione del personale per evitare che momenti di tensione degenerassero in violenze. Di solito si trattava – come oggi - di persone in abuso etilico o di sostanze o con problemi psichiatrici; i professionisti seguivano specifiche procedure di contenimento quando la violenza scoppiava. Allora gli organici erano un po’ più dotati e quindi vi era la disponibilità di più sanitari e in queste situazioni solo quando si è in tanti si riesce a “contenere” senza che nessuno si faccia troppo male.
Ma perché oggi ci sono tante aggressioni in più?
Spesso si tende a scaricare tout court la responsabilità sui cittadini, ma è di evidenza comune che la gente è sempre più esasperata: tempi di attesa mai visti prima per l’ambulanza, tante ore di attesa in triage prima di essere visti dal medico, i familiari impediti a star vicini, assistere il loro caro. E allora capita che si alzi la voce, non di rado la risposta dei sanitari può apparire conflittuale, perché anche loro sono esasperati, sono troppo pochi per la mole di lavoro, sono sfiniti da turni aggiuntivi subentranti, sono malpagati e spesso maltrattati dalla stessa amministrazione. E così purtroppo dalle parole si passa ai fatti, avere in rinforzo altri operatori non è facile, anche chiedere aiuto al soccorso pubblico è difficile, perché bisogna passare le forche caudine del 112 prima di poter parlare con la polizia.
Ci sono anche le violenze dei facinorosi, dei bulli, eppure non credo che gli aumenti di pena invocati siano un deterrente, per questi può incidere solo la prontezza di una punizione certa, e l’affanno in cui si trova la Giustizia non aiuta.
Occorre innanzitutto riparare alle carenze di organico di medici e infermieri, occorre avere strutture più empatiche verso i cittadini e solo dopo pensare alla polizia, ma che questa sia messa in grado di contrastare efficacemente i violenti, che i colpevoli abbiano punizioni certe e subito, altrimenti continueremo a inasprire pene che non verranno mai applicate.
Walter Zalukargià Direttore SC Pronto Soccorso e Terapia d'Urgenza Azienda ospedaliero universitaria di Trieste
16 settembre 2024
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