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Ludopatia. Spesi nelle sale gioco 6.234 i milioni di euro. Crescono le giocate online

L’Ordine degli Psicologi regionale fa il punto sul fenomeno in Emilia Romagna. “E i dati non tengono conto dell'uso dei numerosi portali dedicati alle scommesse presenti su internet, il cui uso è sempre più diffuso e può essere estremamente pericoloso”. Ma, “come per le altre dipendenze è comunque possibile curarsi e uscire dalla spirale distruttiva”, è il messaggio di incoraggiamento degli psicologi.

14 FEB - Sono 6.234 i milioni di euro che emiliani e romagnoli hanno riversato nel gioco d'azzardo nel 2016. Secondo gli ultimi dati del Libro Blu dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che tiene conto soltanto dei punti vendita fisici, lasciando da parte, quindi, la crescente fetta di spese di questo tipo fatta su internet, tale è quella che viene tecnicamente chiamata “raccolta”, in crescita di poco meno del 5% sull'anno precedente (5.994 milioni di euro nel 2015). Si contano in regione quasi 1.400 persone seguite dai servizi per dipendenza patologica da gioco d'azzardo in Emilia-Romagna: nel 2016 sono state 1382, un incremento notevole se confrontato con le 512 persone trattate nel 2010. A ricordare i numeri del fenomeno è l’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna, che evidenzia, appunto, come si tratti di una sottostima.

“Vogliamo evidenziare, inoltre, che i dati a nostra disposizione sulle somme investite nel gioco d'azzardo al momento non tengono conto dell'uso dei numerosi portali dedicati alle scommesse presenti su internet. Il fenomeno del gioco on-line, invece, è sempre più diffuso e può essere estremamente pericoloso proprio perché effettuato nell'isolamento della propria casa, dove la sala da gioco virtuale è sempre a disposizione. Questo tipo di contesto, quindi, accentua il rischio che il gioco d'azzardo diventi compulsivo e sempre più frequente”, spiega l’Ordine in una nota.

Sul sito della Regione Emilia-Romagna sono presenti alcuni suggerimenti su come cercare di evitare che il gioco responsabile sfoci nella patologia, tramite strategie preventive mirate. Tra queste regole figurano il porre limiti di tempo e denaro da dedicare all'azzardo, non giocare in situazioni di stress emotivo, non accostare alcol e droga al gioco. L'Ordine degli Psicologi dell'Emilia-Romagna precisa che “il giocatore patologico è caratterizzato dalla compulsione al gioco, che non riesce a limitare, mentre il giocatore comune è capace di restringere il gioco a specifici ambiti e momenti. Mentre normalmente si è in grado di riconoscere le situazioni di rischio troppo elevato e limitarsi di conseguenza, un ludopatico non riesce a fermarsi perché sospinto da un impulso irrefrenabile che lo induce a indirizzare le energie, l'attenzione e i pensieri quasi esclusivamente a questa attività senza alcuna consapevolezza delle conseguenze del suo agire”.

L’Ordine sottolinea inoltre come “la ludopatia sia a tutti gli effetti una forma di dipendenza, che può attecchire più facilmente sui soggetti fragili, come giovani, anziani e persone in difficoltà economiche, affettive e/o psicologiche. Situazioni particolari che possono provocare sentimenti di smarrimento e vuoto - come ad esempio abbandoni, lutti, perdita del lavoro - possono favorire la dipendenza perché la persona può tendere a compensare il proprio stato di sofferenza ricercando emozioni forti tipiche del gioco d’azzardo. Anche se, tendenzialmente, i giocatori patologici tendono a giocare per alleviare stati di malessere psicologico spesso preesistenti al disturbo ludopatico. L'individuazione delle cause può essere uno strumento importante per risolvere il problema: sentimenti di impotenza, disistima, ansia e depressione derivanti da problematiche personali o relazionali possono essere alla radice dell'abuso del gioco d'azzardo”.

Ma dagli psicologi dell’Emilia Romagna arriva un messaggio di incoraggiamento ai giocatori: “Come per le altre dipendenze è comunque possibile curarsi e uscire dalla spirale distruttiva. La cura del gioco d'azzardo patologico si può avvalere di una équipe di specialisti formata da psicologi, medici, assistenti sociali, educatori e infermieri. È importante notare come l’esperienza clinica abbia dimostrato che il trattamento dello stadio acuto e la prevenzione delle ricadute sono più efficaci quando si sommano due o più tipologie di intervento, come la psicoterapia, l’uso di farmaci e inserimenti in comunità terapeutiche. Come nel trattamento delle altre forme di dipendenza, può essere richiesto il coinvolgimento della famiglia o della coppia: le relazioni fungono da rete protettiva per la persona in cura che si sente sostenuta in un momento particolarmente difficoltoso da un punto di vista psicologico”.

14 febbraio 2018
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