Stenosi aortica. Al Maria Cecilia Hospital di Cotignola il primo intervento valvola su valvola
L’èquipe ha applicato una valvola biologica di seconda generazione su una valvola biologica non più funzionante, arrivando al cuore attraverso l’arteria femorale, dunque senza incisioni sul torace. E’ il primo caso descritto a livello mondiale dalla letteratura medico-scientifica.
12 OTT - Rimettere in funzione la valvola aortica malata - in pazienti già sottoposti ad intervento cardiochirurgico perché affetti da stenosi (cardiopatia che ne provoca il restringimento) -, sovrapponendo una valvola biologica di seconda generazione alla valvola biologica applicata in precedenza che non riesce più ad aprirsi e chiudersi in modo corretto. Il tutto senza incisioni al torace; adottando protocolli specialistici a basso trauma per arrivare al cuore attraverso un’arteria periferica, così da evitare complicanze operatorie in soggetti ad alto rischio. L’impianto, eseguito con tecnica valve-in-valve (valvola su valvola), è il primo in assoluto descritto a livello mondiale dalla letteratura medico-scientifica, ed è stato completato dall’équipe di
Cardiologia Interventistica ed Endovascolare del Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ravenna) guidata dal Dottor Fausto Castriota.
“L’aspetto innovativo – spiega Castriota - è dato dall’impiego della valvola Lotus, realizzata in Nitinol, lega di nichel e titanio, che a tutt’oggi rappresenta l’ultima frontiera tecnologica negli impianti endovascolari ad accesso mininvasivo. La peculiarità sta nella versatilità d’inserimento tramite catetere; può essere rilasciata e rimossa dalla sua posizione, è situata tra il ventricolo sinistro e l’aorta, con maggior semplicità operatoria. Il sistema meccanico di cui è dotata le permette di autoespandersi e poi di venire bloccata fino ad aderire perfettamente ai bordi dell’orifizio aortico, sostituendosi in tutto e per tutto alla vecchia protesi andata in tilt. Nei casi di usura delle valvole cardiache di solito dobbiamo procedere ad un nuovo intervento di cardiochirurgia tradizionale, affrontando rischi e possibilità di complicanze molto alti; specie nelle persone anziane che presentano, spesso, altre patologie. In buona sostanza a Maria Cecilia Hospital abbiamo fatto un passo ulteriore: cioè applicato la valvola biologica di seconda generazione su una valvola biologica non più funzionante, arrivando al cuore attraverso l’arteria femorale, dunque senza incisioni sul torace-, sfruttando le straordinarie potenzialità del sistema Lotus nato e concepito per trattare soggetti con valvole native danneggiate ma altresì utilizzabile nella particolare situazione clinica”.
“L’intervento - aggiunge Castriota - può essere effettuato solo nelle strutture in cui è attiva una reale cooperazione tra cardiologi e cardiochirurghi, poiché l’approccio richiede una competenza specifica integrata e una curva (periodo) d’apprendimento piuttosto impegnativa. Al Maria Cecilia Hospital abbiamo affrontato oltre cento casi di sostituzione valvolare aortica per via endovascolare e 8 impianti con la tecnica valve-in-valve, grazie anche agli investimenti economici sostenuti dal Gruppo finalizzati a rendere disponibili le valvole Lotus su un campione selezionato di pazienti”.
12 ottobre 2015
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