Peste suina. Cso confermato in un allevamento di suini in provincia di Piacenza
Subito applicato il Regolamento europeo per evitare la diffusione del virus e scongiurare ulteriori restrizioni. Fabi-Mammi: “Attenzione massima per difendere e tutelare i nostri allevamenti e le eccellenza agroalimentari”. Negli ultimi due anni la Regione ha investito oltre 11,1 milioni di euro per rafforzare la biosicurezza negli allevamenti.
09 GEN - Un nuovo caso di Peste suina africana (PSA) è stato registrato a Vigolzone, comune del piacentino, nelle carcasse di suini morti in un allevamento da riproduzione. L’analisi virologica sulle carcasse, dopo il conferimento del veterinario aziendale alla sezione di Parma dell’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, è stata condotta dalla sede centrale di Brescia dello stesso Istituto e l’esito positivo è stato confermato dal Centro di referenza nazionale dell’Istituto Zooprofilattico di Umbria e Marche. A darne notizia è la Regione in una nota.
In base al Regolamento europeo (2020/687), ricorda la nota, è previsto che negli allevamenti con casi confermati di peste suina africana siano abbattuti tutti i suini presenti e, in base a una valutazione del rischio, che la misura possa essere estesa anche ad allevamenti che hanno avuto contatti con il positivo.
L’unità di crisi regionale, riunita ieri alla presenza del Ministero della Salute e del Centro di referenza nazionale, ha concordato di dare immediata applicazione a quanto previsto dal regolamento, per controllare rapidamente l’infezione ed evitare la diffusione ad altri allevamenti e ulteriori restrizioni su animali e prodotti della filiera suinicola.
“L’attenzione della Regione è massima- commentano gli assessori regionali
Massimo Fabi (Politiche per la salute) e
Alessio Mammi (Agricoltura, Agroalimentare, Caccia)-, per questo appena confermato il nuovo caso è partita immediatamente la profilassi prevista, con l’obiettivo di isolare la diffusione del virus ed evitare modifiche allo stato sanitario dell’area. Ricordiamo che la Psa non comporta nessun rischio per le persone, ma rappresenta un danno enorme per il comparto suinicolo. Negli ultimi due anni abbiamo investito oltre 11,1 milioni di euro per rafforzare la biosicurezza negli allevamenti, sostenendo interventi in più di 150 aziende su tutto il territorio regionale. Il nostro impegno, al fianco degli allevatori, continuerà a essere costante a tutela e difesa del lavoro delle nostre imprese e delle nostre eccellenze agroalimentari”.
L’area, dal novembre scorso, era già stata declassata in zona di restrizione di tipo II per Psa (zona con restrizioni a seguito di positività rilevate nei cinghiali).
L’allevamento infetto si trova in un’area boschiva dove di recente erano state riscontrate positività per Psa in cinghiali abbattuti, per cui è ipotizzabile che l’infezione sia entrata tramite un contatto con l’ambiente esterno contaminato.
09 gennaio 2025
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