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Giovani e migranti: il destino delle nuove generazioni europee visto attraverso la scienza. Iss, scuola e centri di accoglienza per formare ed educare ad una vita in salute

di Daniela Robles

Si è concluso stamattina il progetto Scienza senza frontiere dell’Istituto superiore di Sanità che ha coinvolto più di 2 mila ragazzi dei centri di accoglienza straordinari (CAS) Codirossoni, Casilina1 e Casilina2 di Roma, 10 ricercatori,  e poi grafici e insegnanti. L’obiettivo, creare un percorso di alfabetizzazione alla comunicazione, all’incontro, al dialogo e alla salute personale e comunitaria

28 GIU - Sono arrivati sui barconi e alcuni sui gommoni, hanno visto amici e parenti morire annegati o di stenti, hanno bevuto la loro urina per cercare di sopravvivere al mare,  e alla fine salvi sono arrivati sulle coste italiane.
 
Dopo varie peripezie perché il mare non bastava, sono approdati a Roma, dove hanno avuto la fortuna di  incontrare Alessandra Francioni e Luca Lotano, due insegnanti di italiano che li hanno presi per mano e guidati ad un percorso di conoscenza sulla lingua e poi di formazione alla salute.  Strada facendo hanno incontrato Mirella Taranto responsabile della comunicazione dell’Istituto superiore di Sanità che a costo zero ha creato un progetto che ad oggi è arrivato a coinvolgere più di 2 mila ragazzi.
 
Scienza senza frontiere, questo il nome del progetto. “La collaborazione è nata quasi spontaneamente con tutti i protagonisti di questa avventura – spiega al nostro giornale Mirella Taranto – i ragazzi ci hanno ispirato e non è stato difficile coinvolgere i vertici dell’istituto, i ricercatori e i grafici. Ma anche la cooperativa Tre Fontane e i centri di accoglienza. La scienza è stata il veicolo che ci ha permesso di dialogare e di creare nuove forme di insegnamento. Un vero e proprio team multidisciplinare ha messo in piedi un laboratorio in cui i ragazzi sono stati i veri protagonisti”.
 
La formazione cominciata a dicembre scorso ha permesso ai primi 50 ragazzi coinvolti nel progetto, di diventare peer educator così a loro volta hanno coinvolto altri ragazzi, fino ad arrivare, ad oggi,  a 2 mila. Stamattina nell’Aula Pocchiari dell’Iss oltre alle foto di tutti gli scienziati che hanno fatto storia, c’erano anche loro,  i giovani sopravvissuti che da oggi potranno guardare avanti verso un futuro diverso, fieri di essere stati scienziati per un giorno. Hanno preparato e presentato 7 poster, come in un convegno che si rispetti, sulla salubrità dell’acqua,  danni dell’alcol e della droga, l’importanza della prevenzione, le regole per l’igiene e la sicurezza alimentare, il contagio dell’Hiv e delle altre malattie sessualmente trasmesse e i diritti sanitari degli stranieri in Italia.
 
“Questi poster sono il segno che la scienza è, oltre che un veicolo di inclusione, un terreno comune sul quale costruire cultura e valori condivisi – afferma il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi – Educare a proteggere la salute è anche uno strumento di tutela per tutti noi che siamo innanzitutto una comunità umana che risponde agli stessi bisogni clinici e sanitari”.
 
“Quest’iniziativa è molto opportuna - sottolinea  Mons. Manto, medico e Direttore del Centro per la Pastorale della Famiglia della Diocesi di Romaperché indica una via concreta di accoglienza e integrazione basata sull’informazione e sull’educazione, oltre che sulla costruzione di un linguaggio culturale e valoriale comune capace di creare una condivisione reale”.
 
La giornata si è conclusa con un pranzo multietnico preparato dai ragazzi e con un concerto jazz di una nuova banda composta da dipendenti dell’Iss e i ragazzi dei centri di accoglienza.
 
Daniela Robles

28 giugno 2018
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