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Danni da trasfusione: no dei consumatori ai tagli degli indennizzi


Una nota del Movimento Consumatori evidenzia il possibile “grave danno” a carico di chi riceve indennizzi dovuti a causa di trasfusioni infette che, secondo quanto previsto dall’articolo 11 della manovra economica, non potranno più essere rivalutati e quindi adeguati al costo della vita.

10 GIU - Non ci sono soltanto il pubblico impiego o la sanità tra gli obiettivi del decreto legge 78/2010. Spulciando tra le pieghe della manovra di contenimento dei conti pubblici, infatti, si scopre che il comma 13 e il comma 14 dell’articolo 11 (quello sul contenimento della spesa sanitaria) prevedono il blocco della rivalutazione secondo il tasso di inflazione della somma corrispondente all’importo dell’indennità integrativa speciale dovuta a chi abbia contratto l'epatite e/o l'Aids da emoderivati o da trasfusioni infette (legge 210/1992). Una previsione fermamente contestata dall’Osservatorio Farmaci & Salute del Movimento Consumatori, a detta del quale questa disposizione “causerà un grave danno ai malati per trasfusioni infette”.
Nella nota del Movimento Consumatori che sottolinea il problema, viene ricordato come la previsione di questo adeguamento del costo della vita si ponga “in netto contrasto con il diverso orientamento prevalente della giurisprudenza di legittimità e di merito degli ultimi anni”.
A tal proposito, si ricorda ancora, la Corte di Cassazione ha sancito la valenza unitaria del trattamento di indennizzo e la necessità di adeguare tutte le sue componenti al costo della vita: una rivalutazione parziale, infatti, secondo la massima Corte, non sarebbe equa rispetto al danno subito, ma anche contraria ai principi costituzionali. Il principio, segnala ancora la nota dei consumatori, “è stato accolto positivamente anche dalla recente giurisprudenza di merito che ha riconosciuto il diritto all’aggiornamento Istat dell’importo integrale dell’indennizzo”.
Ma non basta. Ad aggravare la situazione si aggiunge infatti quanto disposto dal comma 14 in base al quale – fermi restando gli effetti di sentenze già passate in giudicato – a partire dalla data di entrata in vigore del decreto, i provvedimenti che dispongano la rivalutazione della somma “in forza di un titolo esecutivo” perdono la loro efficacia. In questo modo, viene ribadito nella nota del Movimento Consumatori, il decreto del Governo non solo stabilisce un limite temporale all'efficacia delle sentenze passate in giudicato e ai successivi provvedimenti esecutivi che avrebbero quindi già perso la loro efficacia. Allo stesso tempo qualsiasi nuova sentenza della magistratura che accertasse il diritto di un singolo alla rivalutazione della somma, non avrebbe alcun valore.
È per questo motivo che il Movimento Consumatori, chiede un immediato intervento degli organi legislativi affinché sia modificata una disposizione che oltre ad aggravare le condizioni di cittadini già colpiti da una malattia, appare contraria agli stessi principi costituzionali.

10 giugno 2010
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