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Puglia Regione più attenta alla salute degli immigrati. Ultime Basilicata e Calabria 


Sono stati presentati stamattina i primi dati del Progetto “Migrazione e Salute”, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Tendenzialmente elevata l’attenzione delle Regioni italiane alla salute degli immigrati, ma occorre migliorare l’equità di accesso.

10 GIU - È la Puglia la Regione italiana in cui è più alto livello di attenzione verso il tema della salute degli immigrati. Fanalini di coda, invece, Basilicata e Calabria.
È uno dei risultati del progetto “Migrazione e Salute - Migrazione: sistema di accoglienza verso la popolazione immigrata dei servizi sanitari e verifica dell’osservanza del diritto alla salute di queste popolazioni”, promosso e finanziato dal Ministero della Salute e con responsabilità scientifica e di coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il progetto che ha analizzato oltre 600 atti formali regionali (leggi locali, piani, delibere, e note) emanati dal 1995 all’inizio del 2010, ha valutato in modo comparativo le politiche delle Regioni/Province Autonome sulla salute degli immigrati allo scopo di individuare le più efficaci.
L’attenzione è stata rivolta principalmente alla valutazione della presenza di eventuali linee guida, alla previsione di un’analisi del bisogno, a interventi di prevenzione e di promozione della salute, al ruolo della formazione specifica per gli operatori, al peso della mediazione in sanità, all’assistenza agli irregolari e ai comunitari. Tendenzialmente buona la situazione italiana: oltre la metà delle Regioni presenta un’elevata attenzione alla salute degli immigrati. Nel dettaglio, la Puglia è stata identificata come l’eccellenza, mentre Calabria e Basilicata hanno evidenziato un livello minimo e scarso di impatto delle politiche sanitarie per gli immigrati. Ma anche la Lombardia non mostra particolare attenzione al tema. Brusca battuta d’arresto invece per il Friuli Venezia-Giulia, fino a qualche anno fa all’avanguardia.
Dall’analisi dell’Iss emerge quindi la a necessità di lavorare, oltre che su una pianificazione sanitaria specifica, su alcuni punti chiave per migliorare l’equità di accesso e la qualità di trattamento delle cure degli stranieri: la comunicazione e l’informazione rivolta a tutti gli immigrati; il superamento delle barriere culturali e linguistiche, un maggior investimento sulla formazione degli operatori di tutti i presidi sanitari, in particolare di quelli a maggior flusso di immigrati.
Il progetto ha inoltre valutato lo stato di salute della popolazione immigrata attraverso l’analisi delle schede di dimissione ospedaliera (SDO, anno 2007), dei certificati di assistenza al parto (CeDAP, anno 2007) e delle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG, anno 2006).
Sono le fratture e i traumatismi le cause più frequenti di ospedalizzazione in regime ordinario per gli immigrati di sesso maschile, in particolare per quelli provenienti dai Paesi a forte pressione migratoria. Per le donne, la causa più frequente di ricovero ordinario è il parto tra le immigrate provenienti da Paesi a forte pressione migratoria, mentre tra quelle provenienti da Paesi a sviluppo avanzato predominano le patologie croniche.
Preoccupa inoltre il ritardo nell’accesso ai servizi sanitari e l’alta incidenza delle malattie infettive.
A.M. 

10 giugno 2010
© Riproduzione riservata

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